Si svolgerà dal 27 al 29 maggio la settima edizione del festival Pistoia – Dialoghi sull’uomo, evento che analizza la società di oggi attraverso un taglio antropologico. Argomento della manifestazione imminente è il gioco, tema da sempre al centro della riflessione filosofica, storica e, ovviamente, antropologica, che possiede intrinsecamente un forte legame con la contemporaneità: come non pensare, ad esempio, a videogiochi, ludopatia e realtà virtuale. Per discuterne, sono in programma nella città toscana circa 25 appuntamenti con incontri, dialoghi e letture, momenti di riflessione proposti con un linguaggio accessibile a tutti e rivolti a un pubblico interessato ad approfondire questi nuovi stimoli strettamente connessi con la realtà odierna. Giulia Cogoli, ideatrice e direttrice del festival, ci ha parlato della tre giorni che la aspetta, della positiva crescita di questa sua “creatura” e del successo che sta riscontrando soprattutto tra i più giovani.
Quella in programma quest’anno è la settima edizione del festival Pistoia – Dialoghi sull’uomo. Come mai si è scelto un tema come “L’umanità in gioco”?
Il tema è stato scelto assieme ai due antropologi con cui lavoro ormai da sette anni: Marco Aime dell’Università di Genova e Adriano Favole dell’Università di Torino. Ogni anno ci sforziamo di mettere a fuoco una tematica con una forte valenza antropologica, visto che questa è la cifra del festival, ma che abbia anche una forte attualità e che possa offrire al pubblico riflessioni e idee per meglio capire il mondo che ci circonda. Ecco dunque che il tema del gioco ci è parso intrinsecamente connesso con la storia dell’umanità e di indubbia pervasività della contemporaneità. Come dice lo storico Johan Huizinga, “la cultura sorge in forma ludica” (Homo ludens) ed è in questa prospettiva che abbiamo declinato il programma della prossima edizione dei Dialoghi sull’uomo. Il gioco non è né una sopravvivenza di epoche antiche e neppure solo un’attività da bambini. Il gioco è al centro della cultura perché è attraverso la simulazione, la finzione, il prefigurare situazioni che si costruisce umanità.
Com’è evoluta la manifestazione nel corso degli anni, anche in termini di partecipazione del pubblico?
Il festival è molto cresciuto in questi anni: siamo passati da circa 9 mila presenze nel 2010 alle oltre 20 mila dello scorso anno. Il pubblico non solo è più che raddoppiato, ma soprattutto arriva da tutt’Italia, in particolare studenti universitari che sono molto interessati dal taglio antropologico. Naturalmente di pari passo si è sviluppato anche il programma, anche se non vogliamo crescere troppo perché ci sta molto a cuore la qualità sia delle proposte che della fruizione. Inoltre da tre anni realizziamo appositamente anche una mostra fotografica, coinvolgendo grandi fotografi, per meglio esplorare il tema prescelto. Quest’anno avremo una personale di Ferdinando Scianna dal titolo “In gioco” che raccoglie 50 fotografie in bianco e nero e un’installazione fotografica sul tema della ludopatia.
Quali saranno gli ospiti che animeranno la tre giorni del festival?
Antropologi, scrittori, filosofi, scienziati, psicanalisti e naturalmente anche sportivi e psicologi e antropologi dello sport. Insomma, il tema del gioco sarà affrontato da moltissime angolature, anche attraverso proiezioni di film, spettacoli e qualche gioco realizzato appositamente per i Dialoghi.
Alla kermesse sono coinvolte anche le scuole: come reagiscono i ragazzi agli stimoli proposti dalla manifestazione?
Questo è uno dei motivi di maggiore soddisfazione: i ragazzi rispondono straordinariamente, sia durante l’anno sia al festival. Come preparazione ai Dialoghi realizziamo durante l’inverno lezioni di antropologia appositamente create per gli studenti dell’ultimo triennio delle secondarie di secondo livello. Sono circa 10 mila i ragazzi di Pistoia e provincia che hanno assistito a queste lezioni di antropologia in questi anni e da due anni abbiamo molte classi collegate anche in streaming da tutt’Italia. Durante i giorni del festival, i ragazzi possono scegliere di partecipare come pubblico o di lavorare con noi come volontari, e ogni anno sono circa 300 coloro che decidono di farlo. Spesso è la prima esperienza lavorativa, e quindi è particolarmente importante e formativa. Molti di loro continuano a fare i volontari anche una volta diventati universitari: sono orgogliosi che nella loro città ci sia un evento culturale di impatto nazionale e vogliono esserne parte.
Il festival Dialoghi sull’Uomo è forse l’unico festival in Italia focalizzato sull’antropologia. Crede che, in un mondo dove la tecnologia sta occupando un posto di sempre maggior rilievo, ci stiamo un po’ dimenticando della dimensione umana della società?
Riscontro un grande e crescente interesse su tutte le tematiche sociali, e in questo senso
l’antropologia è una lente di ingrandimento attraverso cui cercare di capire il mondo che ci circonda. In questi anni abbiamo affrontato temi antropologici ma di forte attualità, come l’identità, il corpo, la condivisione, il dono, il viaggio, l’abitare, sino ad arrivare al gioco di quest’anno. Spesso ci occupiamo anche di come la tecnologia impatti e cambi il nostro modo di percepire o vivere.
Non credo che la tecnologia sia un nemico: è un mezzo, che non ci deve controllare, ma che dobbiamo usare al meglio. In questo senso consiglio la conferenza dell’antropologo inglese
Daniel Miller che si può ascoltare o vedere dal
nostro sito.
Cosa vede nel futuro della manifestazione da lei ideata? Quali obiettivi vorrebbe che raggiungesse il festival?
Dialoghi sull’uomo ha già raggiunto una dimensione ideale, non vorrei che crescesse troppo. Piuttosto
mi interessa lo sviluppo durante l’anno e il coinvolgimento dei ragazzi. Credo che l’antropologia culturale sia di grande stimolo e interesse per i giovani e possa essere un approccio nuovo per affrontare i temi della contemporaneità e per sviluppare strumenti di comprensione. Inoltre pubblichiamo una serie di libri legati ai Dialoghi che pubblichiamo con Utet e che sta avendo sempre maggiore successo. Ecco, mi piacerebbe portare avanti questo progetto e farlo crescere.
Lucia Mancini