Sta per partire la seconda edizione di IF! Italians Festival, dal 5 al 7 novembre, al Teatro Franco Parenti di Milano: Uomini & Donne della Comunicazione – che seguirà la kermesse con i suoi inviati in diretta – ha intervistato Emanuele Nenna, Vice Presidente di Assocom, e Davide Boscacci, membro dell’Art Directors Club Italiano.
Emanuele Nenna, VP Assocom
Quali risultati pensi siano stati raggiunti dopo la prima edizione dell’IF! Festival e dove invece puntate ad arrivare con la kermesse imminente?
L’anno scorso abbiamo raggiunto tanti bei risultati: il primo era già il solo fatto di poter fare un festival che ponesse al centro la creatività, per il quale abbiamo avuto una grande partecipazione e abbiamo ottenuto grandi consensi. Il feedback post-evento poi è stato ottimo: per parecchio tempo dopo la conclusione dell’IF! si è parlato molto delle cose viste al festival. Ci sono state oltre 4 mila presenza e praticamente non abbiamo ricevuto nessun tipo di critica sul livello dei contenuti, né dai creativi né dalle aziende di alto livello che hanno partecipato. Siamo riusciti a mettere in moto una industry, quella della creatività, che non sta attraversando certo un ottimo periodo. Per questo ci siamo dati da fare, per far capire a tutti come la creatività sia una bella cosa, come si possa lavorare in maniera migliore e più consapevole in quest’ambito.
Durante la prima edizione, si è insistito a lungo sulla necessità di creare dialogo e collaborazione tra agenzie e aziende. Quest’anno c’è stato un notevole aumento in termini di partnership: il progetto IF! ha movimentato effettivamente le dinamiche di una situazione rimasta piuttosto rigida per anni?
Siamo riusciti a smuovere qualcosa, questo sì: si sono aperti dei fronti di dialogo tra aziende e agenzie. Il Festival ha mostrato di avere una credibilità, e dunque quest’anno, quando abbiamo chiesto supporto alle aziende, abbiamo trovato molta più attenzione. L’anno scorso era una sfida, abbiamo sperimentato alcune cose per le quali, quest’anno, avremo invece una maggior cura. L’intento è di soddisfare quei palati che si sono un po’ più raffinati, cercando anche di coinvolgere sempre più clienti. Ci piacerebbe, poi, avere al festival sempre più persone che vengono dalle aziende sedute in platea, presenti non solo per ragioni legate alle partnership.
L’anno scorso avete affermato che uno dei motivi per cui è stato pensato un festival come l’IF! è il fatto che ci fosse davvero bisogno di fare il punto sulla creatività in Italia. Sicuramente un anno è un periodo di tempo troppo breve per fare un bilancio di questi tipo, ma credi che questa necessità ci sia ancora oggi o pensi che la situazione sia un po’ mutata?
Il bisogno è rimasto intatto, però sì, è cambiato qualcosa. Il modo di rapportarsi tra aziende e creatività è in parte evoluto, e questo non solo grazie a IF, ma anche grazie a una serie di cose che abbiamo innestato. Nell’ultimo anno si è parlato un po’ più di contenuto e meno di vendita: i temi lanciati da IF! hanno contribuito a far sì che si potesse lavorare con un animo più rilassato, con più voglia di rischiare.
Cosa prevedete per il futuro del festival? Come sperate possa evolvere questa giovane realtà?
È difficile rispondere a questa domanda. Appena finita la prima edizione, abbiamo subito pensato di metterci a lavoro per la prossima. Quest’anno non aspettiamo neanche che inizi la seconda edizione che già stiamo immaginando la terza. IF! è un progetto destinato a crescere, ma non so dirti fino a dove può arrivare. Sicuramente ha un certo tipo di ambizione. Quest’anno abbiamo una partnership con l’OFFF di Barcellona, uno dei festival più importanti, che porta sempre a un ottimo indotto. Vogliamo dare un tenore sempre più internazionale a IF!, in modo che diventi sempre più grande e che possa assumere lo status di un vero e proprio brand che rappresenti la creatività, non solo un festival. Magari con degli appuntamenti nel corso dell’anno. Vogliamo rappresentare la creatività in Italia e a livello internazionale. Non escludiamo che in futuro IF possa diventare veramente un marchio che vada a firmare una serie di contenuti che non necessariamente sono solo quelli del festival, che comunque, di per sé, può divenire più grande, più importante. Si può pensare a un fuori festival per esempio: quest’anno ci abbiamo rinunciato perché siamo ancora piccoli, ma un domani chissà. Non ci poniamo né troppe preoccupazioni né troppi limiti.
Davide Boscacci, ADCI
Puoi parlarci del tema di questa seconda edizione dell’IF! Italians Festival, "Nutrire il cervello"?
Ovviamente abbiamo voluto fare il verso ad Expo: IF! Italians Festival apre i battenti subito dopo la chiusura della kermesse mondiale, il cui tema è stato appunto “Nutrire il Pianeta”. Di conseguenza, dopo sei mesi di bagordi gastronomici, abbiamo pensato che fosse davvero il caso di mettersi a dieta e “ingrassare” il cervello, che rappresenta il fulcro di tutto, soprattutto per chi fa un lavoro creativo. Ogni cosa proviene dal cervello e noi dobbiamo preoccuparci di questo organo vivente che, in quanto tale, va nutrito attraverso stimoli sempre diversi. Se una persona rimane per tutta la vita chiusa in una stanza buia, senza input di nessun tipo, difficilmente avrà delle idee particolarmente geniali. Gli esseri umani hanno bisogno di nutrire i propri emisferi cerebrali e in questo Festival ci ripromettiamo di fornirne fra i più disparati. Abbiamo cercato di offrire un programma molto vario per andare a solleticare la curiosità e la creatività delle persone: nutrire la creatività è il nostro obiettivo.
Tra le persone che parteciperanno, vi saranno dei veri e propri esperti del campo della comunicazione provenienti da ogni parte del mondo, ma non solo. Su quali elementi avete maggiormente puntato per decidere quali personalità accogliere come ospiti alla kermesse?
Abbiamo cercato di coinvolgere non solo persone dalla grande esperienza e dal grande nome ma anche dei personaggi latori di contenuti interessanti da trasmettere. Ci sono professionisti che girano il mondo raccontando la loro esperienza e quindi sono in grado di tenere il palco e comunicare al pubblico efficacemente concetti e nozioni complesse. Quest’anno abbiamo voluto insistere con decisione sui contenuti: il nome in sé non ci basta, cerchiamo un nome che ci proponga un contenuto interessante dal punto di vista culturale, certo, ma che sia anche godibile come spettacolo. L’anno scorso ce l’abbiamo fatta e contiamo di riuscirci anche quest’anno.
Per questo il ventaglio di proposte è molto ampio e copre tutti i campi dell’universo creativo?
Sì, assolutamente. Ci piace che sia così: non volevamo assolutamente realizzare un evento verticale, destinato solo agli addetti ai lavori. Volevamo bombardare i cervelli di tutte le persone con gli stimoli più diversi, perché crediamo che il nostro mestiere abbia bisogno di allargare lo spettro di interessi e di spunti. Dobbiamo essere aperti per recepire il più possibile ciò che abbiamo intorno, rimasticarlo e restituirlo sotto forma di nuove idee.
Quali sono le linee direttrici che hanno determinato l’evoluzione di questa seconda edizione del Festival e dove porterà questa impostazione?
Le previsioni sono sempre complicate. Diciamo che l’anno scorso è andata molto bene, sono venute tantissime persone, nell’ordine dei cinquemila partecipanti, c’è stato un cospicuo interesse e un fantastico feedback da parte del nostro settore specifico, quello della comunicazione e della pubblicità, per cui abbiamo posto le basi per far sì che quest’anno tutto questo accada ancora. Ma non ci basta, vogliamo di più: vogliamo allargare la partecipazione, puntando ad aumentare quelle presenze che l’anno scorso erano più “timide”, ossia uomini e donne di marketing, di azienda e poi anche curiosi e appassionati. Vorremmo che IF! fosse un evento il più aperto possibile, la nostra politica di prezzo è volta a creare le condizioni per coinvolgere più gente che mai. Ci siamo mossi principalmente lungo tre filoni: il primo è quello dell’inspiration, l’ispirazione, il secondo è quello dell’education, con la proposta di workshop e di master volti a promuovere la cultura della comunicazione e della creatività, il terzo è il canale dell’entertainment, perché non vogliamo rinunciare al divertimento. L’atmosfera deve essere divertente, friendly, fresca, dalle vibrazioni giovani. Ci saranno quindi anche momenti più leggeri, con concerti e contributi di dj e questo aumenta la bellezza e la completezza della nostra manifestazione.
Possiamo dire che l’obiettivo è creare un canale di incontro e di relazioni tra gli attori del mondo della comunicazione e della creatività? Qual è la lezione più importante a cui pensate debba attingere la creatività italiana?
Ovviamente tra il settore creativo e le aziende esiste già una relazione, ma con il Festival l’obiettivo che ci siamo messi in testa di raggiungere è quello di rimettere al centro, anche solo per tre giorni, il concetto di creatività come motore di business. A volte questa visione si perde per strada: la creatività finisce da una parte e il business dall’altra, l’agenzia e l’azienda operano spesso in maniera disgiunta. Evidentemente non deve essere così, occorre lavorare assieme: il Festival diventa un’opportunità d’incontro in cui ricollochiamo al centro della nostra industry ciò che la fa muovere davvero, cioè, ancora una volta, la creatività. Il confronto sulla creatività e sulle idee è utile per poterle utilizzare al meglio. Devono esserci tutti gli attori nella nostra visione d’insieme, è fondamentale che ci siano proprio tutti, nessuno escluso, questa è la lezione da non dimenticare.
Lucia Mancini e Elisabetta Pasca