L’utilizzo intenso della rete vede al primo posto i servizi di messaggistica istantanea: il 73,4% degli utenti internet ne dichiara un uso continuativo durante il corso della giornata. Seguono lo scambio di e-mail (64,8%), la presenza sui social network (61%) e l’utilizzo dei motori di ricerca (53,8%).
Tutti on line su social e messaggistica, ma solo se è gratis. L’introduzione di un canone di pagamento o tariffa determinerebbe infatti l’abbandono di circa 2/3 degli utenti, mentre un utilizzo scorretto dei dati scoraggerebbe nella prosecuzione del rapporto il 53,5%. Non appare assoluta la fedeltà alle piattaforme utilizzate: nuove piattaforme con nuove proposte verrebbero valutate con interesse dal 21,2% degli utenti internet.
In rete, ma senza barare. La diffusione delle fake news, i finti account, le false identità, i comportamenti scorretti protetti dall’anonimato infastidiscono la maggior parte degli utenti. Prova ne è che il 76,8% sarebbe favorevole all’introduzione dell’obbligo di fornire un documento di identità all’atto di iscriversi ad un social network.
Notevole il numero di utenti internet colpiti nel tempo da attacchi informatici, soprattutto virus (41,9%), ma anche phishing (22,2%) e clonazioni (17,9%). Diffusi i comportamenti difensivi e di autotutela (antivirus e precauzioni d’uso di diversa natura). Esiste comunque un 15-20% di utenza che non adotta neppure le cautele minimali. L’ansia da attacchi informatici colpisce il 12,5% degli utenti, che evitano alcuni servizi. Per il restante 87,5% i rischi della rete non sono tali da incidere sui comportamenti di utilizzo. Il fenomeno dello spamming viene vissuto dalla maggior parte (il 66,8%) senza grandi preoccupazioni ma piuttosto con rassegnazione, mentre il 24,5% chiede maggior protezione. Gli anziani appaiono nel complesso molto meno preoccupati dei giovani.
Limitata appare l’attenzione alle informazioni sulla privacy. Più della metà degli utenti tende a non leggere le informazioni sulla privacy, alcuni guidati da disincanto, altri da disinteresse, altri da presunzione.
Il nuovo regolamento europeo per l’acquisizione e gestione dei dati (GDPR) non scalda i cuori: il 40,6% degli intervistati non lo ritiene fondamentale perché “anche prima era possibile effettuare scelte precise in materia di privacy”. Un ulteriore 31,6% dichiara di non conoscerlo e di non essere comunque interessato alla cosa. Contemporaneamente la maggior parte degli utenti non si fida della gestione dei dati da parte dei social network (69,6%) e dei motori di ricerca (60,5%). Migliore la situazione della fiducia nei confronti di soggetti pubblici, banche e siti di e-commerce. D’altra parte, per circa 2/3 degli utenti Internet la tracciabilità viene ritenuta il prezzo inevitabile della rete globale. E non a caso il 79% degli utenti preferisce servizi gratuiti consapevole di pagarli indirettamente attraverso la messa a disposizione dei propri dati di navigazione o di profilo.
E lo scandalo Cambridge Analytica? Gli utenti di Internet i cui comportamenti sul social Facebook non sono stati minimamente condizionati dallo scandalo sono il 47,7% del totale. Una piccola quota (2,7%) ha cancellato il profilo, mentre il 48,4% è intervenuto modificando i propri comportamenti e le condizioni della privacy.