Inter(net)dipendenti, così appaiono gli italiani ne “L’insostenibile leggerezza dell’essere digitale nella società della conversazione”, il 4° rapporto Agi-Censis realizzato nell’ambito del programma pluriennale “Diario dell’Innovazione” della Fondazione Cotec, che indaga la reazione degli italiani di fronte ai processi innovativi.
La presentazione ieri mattina alla Camera dei Deputati e in diretta web su Agi.it durante l’Internet Day organizzato da Agi – Agenzia Italia, alla presenza (tra gli altri) del Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, del Vice Presidente del Consiglio e Ministro dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Di Maio, del Ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, del Sottosegretario all’Istruzione, Università e Ricerca Salvatore Giuliano, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’editoria Vito Crimi, del Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale Diego Piacentini, del Presidente di Confindustria Digitale Elio Catania e del Segretario Generale del Censis Giorgio De Rita.
Internet appare come un’esperienza sempre più intensa e totalizzante. La maggior parte degli utenti è ben consapevole dei lunghi periodi in rete, ma pochi fanno qualcosa per limitarsi. Tutti tracciabili, identificabili e raggiungibili, ma non importa. Anche se non si fidano della gestione dei dati da parte di social network e motori di ricerca. È il prezzo inevitabile della rete globale. In rete, ma senza barare. La diffusione delle fake news, i finti account, le false identità, i comportamenti scorretti protetti dall’anonimato infastidiscono la maggior parte degli utenti.
“Il rapporto Agi – Censis interroga gli italiani in questo momento di passaggio così delicato e i risultati confermano il cambiamento in corso. Per la prima volta emerge il fatto che i dati personali raccolti dalle piattaforme tecnologiche sono un valore che va tutelato; che la nostra identità digitale va protetta da attacchi hacker che possono creare seri danni; che molti iniziano a porsi il problema non più di essere connessi, e di esserlo sempre, ma di avere la capacità di staccarsi dalla rete ogni tanto per non restare vittime di una comunicazione fatta solo di notifiche istantanee – commenta il Direttore di Agi Riccardo Luna – Si intravedono insomma segnali di una età della responsabilità digitale, ovvero di un atteggiamento più maturo e consapevole verso quelli che sono i rischi della rete. Non ancora lo stesso si può dire sulle opportunità. Una volta definii la rete la più grande piattaforma della conoscenza che l’umanità abbia mai avuto. E per questo, la prima “arma di costruzione di massa”.