La variabile “geek”
Essere “geek”, possedere cioè diversi dispositivi tecnologici e dedicarvi del tempo, aumenta la probabilità di divertirsi di 5 punti percentuali e se si guarda al più recente dei device, campione di vendite in questi mesi, cioè l’assistente vocale, il dato arriva al 6%. La variabile “home assistant” ha il peso maggiore insieme a smartwatch, trackers e visore VR; seguono console, tablet e smart tv. Per quanto riguarda l’intrattenimento, le piattaforme streaming pesano più degli abbonamenti tradizionali. È interessante notare come, inoltre, per gli individui iperconnessi e appassionati di tecnologia all’aumentare del tempo destinato alla mobilità aumenti anche la probabilità di divertirsi di più: è possibile che l’uso dei device digitali sia facilitato dal tempo trascorso su un mezzo di trasporto.
Felicità e “fun index”
La ricerca ha indagato anche il rapporto tra divertimento e felicità, intesa come benessere soggettivo, rilevando un coefficiente di correlazione tra “fun index” e indicazione di soddisfazione generale pari a 0,4, un valore lontano dalla correlazione perfetta che è pari a 1. Questo significa che le due dimensioni, divertimento e percezione soggettiva di felicità, sono associate e si muovono nella stessa direzione, ma non si sovrappongono, perché non catturano la stessa cosa. Sono sovrapponibili, in pratica, al 40% e non al 100%. Ecco perché il giorno più divertente della settimana, il martedì, non corrisponde a quello percepito come il più felice, che risulta essere il giovedì: il martedì gli italiani cercano il divertimento per compensare l’effetto negativo dell’inizio settimana (la cosiddetta “sindrome del lunedì”), mentre il giovedì iniziano ad assaporare l’aspettativa del weekend.
Il divertimento è una cosa seria! La visione strategica di PHD Italia
Commenta Alessandro Lacovara, Managing Director di PHD Italia: “Abbiamo voluto indagare la dimensione fun con una metodologia rigorosa perché il divertimento oggi è una delle leve più potenti nelle mani di brand, agenzie, creatori di contenuti, amministratori, politici perfino, per ingaggiare consumatori, utenti, cittadini. Viviamo in un contesto in cui il successo o l’insuccesso della comunicazione si misura lungo il confine sottile che separa la cosiddetta economia dell’attenzione da quella della distrazione. Ecco perché per noi il tema del divertimento è diventato strategico: l’efficacia non è più legata a un singolo media, bensì al contesto e allo stato d’animo in cui le persone si trovano quando devono essere ingaggiate. Le evidenze della ricerca su tecnologia e divertimento dimostrano, inoltre, che dall’era dell’hi-tech siamo entrati nell’era del fun-tech: la tecnologia, quando viene introdotta, funge da acceleratore del divertimento, ma non dobbiamo dimenticare che ha un tasso di obsolescenza molto elevato. La sfida, dunque, è quella di riuscire a trasformare l’occasione in relazione”.