I principali risultati del rapporto «Uomini, robot e tasse: il dilemma digitale» realizzato nell’ambito del programma pluriennale “Diario dell’Innovazione”, un progetto triennale AGI – Censis di monitoraggio della reazione degli italiani di fronte ai processi di innovazione, a supporto del Rapporto Cotec sulla cultura dell’innovazione degli Italiani presentati oggi al MAXXI di Roma riguardano i due volti dell’innovazione:
- gli italiani da un lato denunciano il ritardo del Paese, dall’altro temono l’allargamento dei divari e i rischi sul fronte occupazionale;
- le tecnologie digitali sono ritenute fondamentali sul fronte del monitoraggio della vita urbana e della sicurezza, ma viene sottovalutato l’impatto positivo dell’automazione e della robotica sui processi industriali;
- contrastati i pareri in tema di prelievo fiscale sui robot e sui giganti del web. Preoccupati gli italiani non connessi alla rete: sui servizi digitali necessaria un’opera di mediazione e una nuova solidarietà intergenerazionale.
- contro la disoccupazione giovanile si richiede il rilancio del turn over nell’impiego pubblico e il sostegno alle start up innovative.
- Non convince il reddito di cittadinanza
L’innovazione spaventa i più deboli. I profili sociali più vulnerabili, in particolare coloro che vivono in famiglie di basso livello socio-economico o che sono privi di titoli di studio superiori (diploma o laurea) temono l’innovazione. Il 66,7% e il 59,2% rispettivamente, sono infatti convinti che i processi innovativi finiranno per ampliare la forbice tra i ceti sociali.
L’automazione nei processi produttivi: l’allarme lavoro. Un ulteriore preoccupazione viene dalla penetrazione dell’innovazione nei processi produttivi. Il 37,8% degli italiani ritiene che processi di automazione sempre più spinti e pervasivi determineranno un saldo negativo di posti di lavoro. Anche in questo caso le maggiori preoccupazioni sono riscontrabili tra chi non dispone di titoli di studio elevati (43,8%). Per contro, il 33,5% degli intervistati ritiene che le opportunità aumenteranno in uno scenario di nuovi lavori ancora per gran parte inesplorato. Completano il quadro coloro (il 28,5% del totale) che ritengono che i posti di lavoro nel complesso non varieranno in termini numerici. Il cambiamento riguarderà semmai il tipo di lavoro che saremo chiamati a svolgere.
La consapevolezza del ritardo italiano. La maggioranza relativa degli italiani (44,6%) ritiene che il Paese – pur a fronte di alcune eccellenze – non stia riuscendo a tenere il passo dei paesi più avanzati in tema di innovazione. Meno pessimisticamente, il 29,6% degli intervistati è convinto che l’Italia stia cambiando, ma solo al traino di quanto avviene all’estero. Solo il 9,8% degli italiani ritiene che il gap cumulato in passato si sia ridotto negli ultimi anni. Per contro, un 15,3% di “iper-critici” sposa la tesi che l’Italia sia sprofondando tra i paesi più arretrati d’Europa.
Tecnologie digitali per la sicurezza: un’equazione ad “alto gradimento”. Il pendolo tra libertà e sicurezza si sposta decisamente verso quest’ultima. Il 40,8% degli italiani valuta positivamente la penetrazione in ambito urbano delle tecnologie che consentono un maggior controllo sulla vita collettiva. Inoltre, il 43,8% dichiara di adattarsi volentieri ad un maggior controllo, a patto che questo coincida con una maggior sicurezza. Queste posizioni si amplificano tra la componente più anziana della popolazione. Paventano una possibile riduzione della libertà individuale solamente il 15,4% degli italiani (che tuttavia superano il 20% considerando esclusivamente le giovani generazioni).