Ieri sera, al Festival del Cinema di Venezia è stato finalmente proiettato l’attesissimo documentario “Chiara Ferragni – Unposted”, firmato dalla regista Elisa Amoruso. Il film, presentato fuori concorso nella sezione Sconfini, si pone l’obiettivo di raccontare la storia dell’imprenditrice digitale più famosa d’Italia e della sua ascesa, ma ha ricevuto una stroncatura pressoché unanime da parte della critica specializzata, che ha ritenuto il prodotto eccessivamente agiografico.
Solo luci e niente ombre sul percorso di Chiara, mai nessun dubbio o cedimento, nessuna menzione relativa all’ex fidanzato Riccardo Pozzoli, a detta di molti primo artefice della fortuna del brand Ferragni e del blog The Blonde Salad. Il noto critico del Corriere della Sera Paolo Mereghetti ha addirittura paragonato il film quasi a un video di propaganda nordcoreano. In effetti, non si trova nella pellicola nessuna concessione all’introspezione profonda e a una dimensione privata inedita, a parte l’inserimento del materiale video anni Ottanta della famiglia Ferragni in vacanza, e resta così l’impressione di avere a che fare con un gigantesco spot motivazionale, meno spontaneo dei momenti di vita proposti dall’influencer nelle sue stories su Instagram.
Chiara Ferragni regina a Venezia, ma il Codacons si scaglia contro il suo documentario
Nonostante tutto, Chiara Ferragni è stata accolta da trionfatrice in Laguna, insieme al marito Fedez e a tutta la sua famiglia, escluso il piccolo Leone, rimasto ad attenderla a casa: orde di ammiratori e follower si sono accalcati per renderle omaggio. Alla presentazione del film, la Ferragni ha sfoggiato un abito Haute Couture Dior realizzato appositamente per lei da Maria Grazia Chiuri e gioielli Pomellato, confermandosi regina indiscussa di stile.
Intorno al documentario, d’altro canto, non manca un corposo contorno di polemiche. Il Codacons, spesso duro nei confronti dell’icona digitale, chiede infatti ufficialmente ai cinema di tutta Italia di non trasmettere il documentario “Chiara Ferragni – Unposted”, ventilando motivi etici.
In una nota, l’organismo preposto alla difesa dei consumatori sostiene: “Siamo assolutamente contrari a questa iniziativa, che non sembra avere nulla di artistico e temiamo sia, piuttosto, tesa al profitto sulla pelle dei tanti giovani che seguono la nota influencer, disposti a spendere qualunque cifra per avere anche solo un autografo o una foto con lei”. Spiega il Codacons: “Ricordiamo che la Ferragni non sembra essere un virtuoso modello educativo (basti ricordare la vicenda dello spreco di cibo in occasione di una festa all’interno di un supermercato), e che la stessa è stata oggetto di denunce in merito all’uso illecito dei social network, prima per aver pubblicizzato in modo scorretto prodotti e marchi commerciali, poi per la pubblicazione di foto del figlio in violazione delle disposizioni sulla privacy dei minori. Per tale motivo il Codacons chiede alle sale cinematografiche di tutta Italia di fare un passo indietro, e rinunciare alla proiezione del documentario sulla vita di Chiara Ferragni”.
Insomma, su Chiara Ferragni il dibattito è sempre acceso e frizzante: parafrasando Oscar Wilde, in fondo, tutto “va bene purché se ne parli”. Da parte sua, Chiara tira dritto per la propria strada, forte dei suoi traguardi e sempre più focalizzata verso i nuovi orizzonti di business offerti dal panorama digitale.