In Italia le persone si sentono in colpa quando prendono ferie o permessi dal lavoro. Trascorrono oltre il 95% delle loro vite al chiuso e passano solo un’ora al giorno all’aperto. Questi i dati emersi dalla ricerca OnePoll commissionata a marzo 2018 a livello internazionale da Corona su un campione statistico di 15.000 impiegati in lavori d’ufficio (50% uomini e 50% donne) in 11 paesi. In Italia hanno risposto 2000 persone.
La reperibilità costante è motivo di preoccupazione per oltre il 73% degli intervistati che dichiara che colleghi e superiori si aspettano da loro la reperibilità anche durante i periodi di permessi e ferie. Un malessere tanto sofferto che il 41% degli italiani non inserisce nemmeno il messaggio di Out Of Office nella propria casella email. Sono addirittura 3 su 4 le persone che controllano la posta anche fuori dall’orario lavorativo e, anche se in ferie, il 30% di loro controlla la casella anche più volte al giorno.
“Non è un caso che in Francia si è dovuti addirittura ricorrere ad una legge per garantire il “diritto al distacco” ad al giusto riposo del dipendente dagli impegni lavorativi per favorire così il ripristino della sfera personale e familiare. – commenta Massimo Rosa, head hunter cuneese – In Italia pare non sussistere invece un vero e proprio divieto in tal senso e si potrebbe desumere che sia possibile per il datore di lavoro pretendere dai propri dipendenti una reperibilità prolungata e continua della disponibilità che si trasforma in obbligo di risposta ad eventuali email, telefonate e messaggi WhatsApp. Questa sorta di “continuata connessione” si è di fatto trasformata in prassi comune che ha modificato negli usi e nei costumi anche un popolo tradizionalmente “social” come quello italiano.
Apprendere che la metà degli Italiani si senta in colpa per aver giustamente consumato il periodo di ferie, o continui a controllare e rispondere alle email di lavoro più volte al giorno anche durante tale periodo è ancor più stupefacente dello scoprire che addirittura il 95% di essi trascorra solamente un’ora al giorno all’aperto.- continua Rosa – Al netto di quelle attività che per la fisicità che richiedono hanno per forza un tempo di riposo e distacco per il recupero delle prestazioni, oggi paradossalmente la necessità del distacco è prevalentemente psicologica. La tecnologia in particolare ha trasformato il piacere della socialità in una falsa necessità/obbligo ad essere sempre connessi, sul lavoro come nelle relazioni personali contribuendo allo sviluppo di sintomatologie e malesseri che gravano negativamente sui livelli della performance professionale e sulla vita di ognuno di noi. Riposo, riposo, riposo sembra essere il rimedio più immediato, ma anche il tempo trascorso con gli amici, le risate in compagnia e soprattutto l’abbandonare (fisicamente) i dispositivi tecnologici in un cassetto per determinati periodi, sembrano essere semplici soluzioni per il ripristino veloce del proprio livello di attività fisica e psicologica”.
Come dimostrano i dati, il bisogno di disconnessione è fortemente sentito. In questo contesto, Corona da sempre sostiene l’importanza di trascorrere tempo all’aria aperta per riconnettersi alla propria parte migliore e perciò, quest’anno, lancia la campagna internazionale WOOOHOOO, facendo appello alle aziende per incoraggiarle a dare tempo libero ai propri dipendenti, per staccare dalla routine quotidiana, passare tempo fuori e godersi più spesso un aperitivo al tramonto insieme ad amici e colleghi.