“Noi non stiamo con Salvini”. Il magazine Rolling Stone Italia chiama a raccolta i principali esponenti del mondo ‘pop’, di cui la rivista è tradizionalmente punto di riferimento, con una copertina-manifesto.
“Rolling Stone, sin dalla sua fondazione, 50 anni fa, significa impegno nella vita politica e sociale, lotta al fianco degli ultimi e coraggio nel dire sempre da che parte sta. Caratteristiche vitali e per noi irrinunciabili. Crediamo che oggi in Italia sia fondamentale prendere una posizione chiara, crediamo che volgere lo sguardo dall’altra parte e aspettare che passi la bufera equivalga a essere complici, crediamo, una volta di più, nel soft power della cultura pop, nella sua capacità di unire, condividere, accogliere.
Perciò abbiamo chiesto ad artisti e protagonisti della vita culturale italiana, che tante volte in questi anni abbiamo incrociato e raccontato. Di seguito i pensieri di quelli che condividono la necessità di lottare insieme perché l’Italia rimanga una società aperta, moderna, libera e solidale”, si legge sul sito del magazine.
Nell’editoriale, non firmato ma attribuibile al direttore editoriale Massimo Coppola, si scrive: “Ci troviamo costretti a battaglie di retroguardia, su temi che consideravamo ormai patrimonio condiviso e indiscutibile. I sedicenti “nuovi” sono in realtà antichi e pericolosi, cinicamente pronti a sfruttare paure ancestrali e spinte irrazionali”. All’appello hanno risposto scrittori (Daria Bignardi, Sandro Veronesi), registi e attori (Marcello Fonte, Carolina Crescentini, Gabriele Muccino, Daniele Vicari), Costantino della Gherardesca, Michele Serra e Linus. E soprattutto cantanti e rapper (Vasco Brondi, Caparezza, Diodato, Elisa, Ernia, Gazzelle, Gemitaiz, Lo Stato Sociale, Emma Marrone, Motta, Negramaro, Roy Paci, Mauro Pagani, Tommaso Paradiso, Lele Sacchi, Selton, Tedua, Tre Allegri Ragazzi Morti).
“La semplificazione è stata la sua carta di consenso, ministro Salvini. Ma ora il potere ce l’ha. È un politico giovane che dichiara di volere cambiare le cose. E allora le cambi. La smetta di usare i più deboli come cavie di un eterno spot dell’emergenza. Governi affrontando le emergenze vere: le mafie, la corruzione, cercando di fare meglio di quanto non sia stato fatto prima” si sottolinea.
Non mancano però alcune polemiche. Tra i nomi citati dal Rolling Stone c’è anche il giornalista Enrico Mentana. Ma il direttore del Tg La7 ritiene una «grave scorrettezza» essere stato inserito nell’elenco. Mentana ha sottolineato di aver esplicitamente negato la sua adesione all’iniziativa del mensile e spiega le ragioni del suo no su Facebook: “Quando voglio dire qualcosa, la dico. In prima persona, avendo la fortuna di poterlo fare in tv, e potendolo fare come tutti qui su Fb. Non credo agli appelli o alle prese di posizione perentorie e che servono solo a scopi identitari, o a volte peggio mirano a un po’ di pubblicità gratuita”.
“Oggi il mensile Rolling Stone fa una scelta perfettamente legittima: una copertina arcobaleno con la scritta “Noi non stiamo con Salvini”, e poi più in piccolo “Da adesso chi tace è complice”. E poi nelle pagine interne una raccolta di pareri e frasi di “musicisti, attori, scrittori e figure legate allo showbiz e alla tv”. Una “scelta legittima, dicevo – scrive ancora Mentana – ma che non condivido. Il giornalismo è fatto di racconto e di confronto delle idee, di attacco alle posizioni ritenute sbagliate, o perfino pericolose. Mai però la scelta di una persona liberamente eletta come bersaglio, come uomo nero».
“Con sorpresa – ribadisce il direttore del Tg La7 – ho trovato il mio nome tra gli aderenti a questa iniziativa (a meno che “Enrico Mentana, giornalista” non sia un omonimo)”. “È un caso di malcostume, trasandatezza, sciatteria? Non so, non ho ancora letto la rivista – conclude Mentana -. So però che il suo direttore mi aveva chiesto l’adesione, e la risposta è stata chiara… No”.