“Dall’Italia ho preso l’amore per il cibo, dall’America la capacità di fare business. Mio figlio Joe? A 12 anni già lavorava per aiutarci ad aprire il ristorante”. In questo tempo difficile, segnato dalla pandemia di COVID-19, Lidia Bastianich, ristoratrice di successo e madre di Joe, celebre giudice di Masterchef, si racconta sulle pagine del Corriere della Sera. E rivela un forte sentimento umanitario: “Il mio sogno? Cucinare una buona minestra per i bambini del Terzo Mondo”.
Nel suo libro “Il mio sogno americano” (Solferino), in uscita il 5 novembre, la ristoratrice racconta che il successo del ristorante è merito di tutta la sua famiglia.
“Mia madre che si occupava dei bambini, mio padre che ha carteggiato le sedie del ristorante fino a poco prima di morire, mio figlio Joe che dodicenne lavorava in un negozio di bagel al mattino presto e consegnava i giornali in bici per darci un po’ di supporto…” […] Quando partorì mia figlia Tanya, nel 1972, lavorai fino al giorno al giorno prima […] fu una necessità, mi sentivo responsabile di ciò che stavamo costruendo con mio marito”.
Lidia Bastianich si confessa al Corriere: “Da piccola ho avuto fame. Cucinerò per i bambini del Terzo Mondo”
A domanda diretta, circa l’eventuale paura di trascurare i figli, la Bastianich risponde sicura:
“No, e proprio per evitarlo ho cercato di coinvolgerli da subito. Oggi un genitore cambia tutto quando nasce un figlio, ma sono i figli a entrare nelle nostre vite e io volevo continuare a fare quello che mi piaceva”.
E nella storia di Lidia Bastianich, dietro al suo grande successo, spicca di certo l’ingrediente vincente di una forza tutta femminile: da sua madre, a nonna Rosa, con cui bambina faceva la spesa con il carretto a Busoler; da zia Nina, che le insegnò a pulire i fagiani, a suor Lidia, che a Trieste la introdusse nella cucina della scuola; fino a zia Olga in Pennsylvania, con cui infornò tante torte per beneficienza.
“La donna è sempre stata il fulcro della famiglia, gli uomini lavoravano lontano. Anche io ho cercato di tenere insieme i miei cari a tavola”.
Fondamentale per Lidia, la figura dell’anziana madre, Erminia, che ha 99 anni e vive con lei:
“Per lei faccio i cibi nostalgia, polenta, verza… Non sente tanto bene, vede poco e fa le parole crociate con una lente che le abbiamo regalato, però almeno il gusto è rimasto intatto. Solo quando sono diventata mamma anch’io ho capito davvero che cosa avevano fatto per me e mio fratello i nostri genitori. (…) Abbandonarono tutto per garantirci un futuro. Con il mio successo forse ho voluto dimostrare che avevano fatto la scelta giusta“.
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