Tra i consumatori italiani c’è una spiccata propensione ad acquistare prodotti che sostengono cause benefiche. Il dato emerge dall’innovativa ricerca “Fundraising Survey Italia 2018”, realizzata dalla società Emotional Marketing e commissionata da Atlantis Company, azienda specializzata nella consulenza e nella comunicazione nel settore nonprofit.
Lo studio – condotto attraverso tecniche innovative basate sull’analisi delle emozioni e fondato sui dati derivanti da mille questionari somministrati via web incrociati con bigdata in costante aggiornamento sull’immaginario emotivo degli italiani – è stato presentato in occasione della quarta edizione di “Reinventing”, il tradizionale appuntamento dedicato all’innovazione e allo sviluppo del fundraising, della comunicazione sociale e della Corporate Social Responsibility promosso da Atlantis Company.
In particolare, dalla ricerca emerge che ben l’83 per cento per cento degli intervistati sarebbe disposto ad acquistare un prodotto sapendo che parte degli incassi saranno utilizzati per finanziare una causa benefica; una percentuale che arriva a sfiorare il 90% se si specifica che il contributo solidale non comporta un aumento del costo del prodotto, ma che non precipita, attestandosi al 72%, quando si segnala, invece, un piccolo aumento del costo finale. Non tutti i prodotti e non tutte le cause benefiche ottengono, però, gli stessi risultati. Dalla ricerca risulta, ad esempio, che i consumatori, a prescindere dalla tipologia del prodotto acquistato, tendenzialmente preferiscono sostenere associazioni che sostengono la ricerca scientifica contro gravi malattie e la tutela dei minori, ma anche che coloro che acquistano prodotti per animali sono molto più sensibili ai temi connessi agli amici a quattro zampe e all’ambiente. Lo studio rivela, inoltre, che anche le modalità di sostegno dichiarate dalle aziende e l’approccio comunicativo delle associazioni sostenute influenzano sensibilmente le intenzioni di acquisto dei consumatori.
In relazione al profilo dei donatori, la ricerca “Fundraising Survey Italia 2018” mette in luce che il 52% per cento del campione analizzato ha sostenuto economicamente una causa benefica negli ultimi 12 mesi e che si tratta per lo più di donatori episodici. I donatori costanti sono, invece, soprattutto persone con più di 55 anni e rispondono ad un preciso profilo emozionale, più sensibile a determinate tecniche di comunicazione che ad altre. Il profilo emozionale dei donatori è indicativo anche in relazione all’importo delle donazioni, che mediamente si attesta sui 51 euro, ma che è decisamente più alto per alcune specifiche fasce di popolazione. In relazione alle modalità di donazione la parte da leone viene svolta dalle donazioni in contanti (21%), dalle donazioni on line attraverso carte di credito (19%) e dal bollettino postale (16%).
Dallo studio commissionato da Atlantis Company, oltre ad importanti spunti per le aziende in relazione alle azioni di Corporate Social Responsibility, emergono innovative fotografie del settore nonprofit, con focus sul “profilo emozionale” delle associazioni, dei donatori e dei soggetti inclini a diventarlo. L’aspetto più rilevante è che ben il 67% delle persone che hanno dichiarato di non aver mai fatto una donazione sarebbe disposto a farla se trovasse una causa convincente. «Un dato che si traduce in un vero e proprio esercito di potenziali donatori che le associazioni potrebbero raggiungere semplicemente imparando a raccontarsi in maniera efficace e che lascia trasparire le altissime potenzialità della collaborazione tra profit e nonprofit, con vantaggi strategici per entrambi i settori», sottolinea Francesco Quistelli, fondatore e Ceo di Atlantis Company.
Dalla ricerca “Fundraising Survey Italia 2018” risulta, infatti, che l’analisi approfondita di scenari e contesti connessi alle emozioni permette di individuare il target elettivo di ciascuna onlus e offre importanti indicazioni alle aziende sul fronte Corporate Social Responsibility. «Ciascuna associazione – spiega il Ceo di Atlantis Company – si incardina in uno specifico quadro emozionale e conoscerne le tinte è fondamentale per impostare una strategia di comunicazione efficace e per avviare collaborazioni realmente e reciprocamente vantaggiose con le aziende». «L’approccio emozionale – conclude Quistelli – ha senza dubbio altissime potenzialità: permette alle aziende di legarsi alle onlus più adeguate al proprio bacino di consumatori e alle associazioni di investire meglio e con maggiore efficacia le proprie risorse, migliorando così la capacità di generare risorse indispensabili per affrontare le tante sfide che un’organizzazione nonprofit deve affrontare per il bene comune».