Il futuro di Facebook è affidato alla crescita e allo sviluppo delle community, che aggregano gli utenti intorno a interessi specifici e condivisi. In questa prospettiva, è esemplare il caso di una pagina dedicata al mondo dello sport, “Delinquenti prestati al mondo del pallone“, che, a partire dalla sua nascita nel 2013, ha registrato una crescita esponenziale di seguaci, like, condivisioni e commenti. Oggi, la pagina, connessa a un blog, ha superato gli 893.000 follower su Facebook: un numero che circoscrive il perimetro più ampio di una narrazione peculiare e coinvolgente e di una passione, quella per il calcio vecchio stile, fatto di sangue, sudore e lacrime, che riesce a unire, creare interazioni genuine e compattare una vera e propria collettività consapevole e interessata.
Il successo di “Delinquenti prestati al mondo del pallone” è il frutto di una strategia comunicativa ironica e frizzante che ha saputo parlare al cuore e allo stomaco dei tifosi, costruendo uno storytelling affascinante, destinato a durare nel tempo: ne abbiamo parlato con Valerio Nicastro, uno dei fondatori della pagina.
Come è nata l’esperienza della pagina “Delinquenti prestati al mondo del pallone” e come si è evoluta nel tempo la vostra comunicazione sul web?
Come molte delle community nate totalmente online, Delinquenti Prestati al Mondo del Pallone è nata per divertimento, per raccogliere le gesta di quei calciatori che a noi sembravano adatti a un tipo di narrazione anticonvenzionale, non le star e i giocatori di talento, ma quelli che in campo ci mettono il cuore, i polmoni, e – perché no – anche qualche calcione in più. Nei primi tempi abbiamo raccolto un buon seguito pubblicando foto e video di questi calciatori “poco talentuosi”, e poi abbiamo piano piano cominciato a seguire anche l’attualità calcistica, commentando per esempio i Mondiali del 2014, il primo grande evento che abbiamo seguito con una linea ironica e alternativa ai media tradizionali. Poi abbiamo aggiunto anche una delle sezioni più seguite del nostro sito, le storie di calcio, partendo proprio da quelle che ritenevamo più affascinanti, quelle degli outsider che grazie al calcio hanno trovato il loro posto nel mondo.
Costruire una community attraverso un racconto fatto di passioni condivise
Il calcio è uno sport che si presta naturalmente allo storytelling: in che modo avete individuato la vostra voce e impostato il racconto?
Come detto, abbiamo deciso di raccontare, almeno all’inizio, quelle storie di calciatori che, pur non essendo stati baciati dal talento naturale, tramite il sacrificio, il cuore e la fatica sono riusciti ad imporsi. Abbiamo poi raccontato anche le storie di molte delle squadre che hanno fatto innamorare il pubblico calcistico negli ultimi anni, magari anche quelli più vicini a noi. Sono storie che raccolgono il favore dei lettori perché molto spesso raccontano anche del legame viscerale che si può creare tra una squadra (o un giocatore) e un tifoso. E, visto che molte delle partite storiche e delle squadre passate alla storia si legano ai ricordi di vita di un tifoso, molte volte raccontare di calcio significa raccontare anche le nostre stesse storie. È questo, forse, uno dei piccoli segreti del successo delle storie di calcio in generale.
I social media hanno modificato il nostro modo di comunicare e di interagire, ovviamente anche in tema di sport: che cosa è cambiato e quali problematiche sono emerse?
L’appassionato di calcio, oggi, come qualsiasi tipo di lettore, è bombardato da informazioni e stimoli, soprattutto quando parliamo di social media. In un certo senso tutti noi creatori di contenuti partecipiamo a una battaglia giornaliera per conquistare pochi minuti dell’attenzione del nostro pubblico. Proprio per questo abbiamo dovuto adattare i nostri contenuti e il nostro linguaggio all’immediatezza della fruizione via social. Quindi preferiamo spesso affidarci alle immagini, o ad una citazione ad effetto, per agganciare il nostro pubblico, o magari ad un titolo ad effetto che possa colpirne la fantasia e spingerlo poi ad approfondire l’argomento sul nostro sito o sui nostri altri canali.
Delinquenti prestati al mondo del pallone: il fenomeno social che ha conquistato il cuore dei tifosi del calcio
Qual è il profilo degli estimatori di “Delinquenti prestati al mondo del pallone”?
Il pubblico di Delinquenti Prestati al mondo del Pallone è composto perlopiù da giovani ragazzi maschi (ma negli ultimi anni è in forte crescita anche il pubblico femminile) di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Il nostro linguaggio, in un certo senso, si è adeguato a quello del nostro pubblico, per parlare a dei ragazzi che spesso non amano leggere testi lunghissimi, ma preferiscono avere informazioni più veloci e immediate, senza però per questo doversi accontentare di contenuti approssimativi.
Quali iniziative vi contraddistinguono e vi hanno dato maggiori soddisfazioni?
Non abbiamo dei veri e propri appuntamenti fissi o dei format prefabbricati, ma seguiamo spesso il flusso dell’attualità calcistica per scegliere di volta in volta le storie e gli approfondimenti degni di nota. Però di sicuro una delle cose che ci piace di più e che riesce a darci soddisfazioni è la cronaca live delle partite su Twitter, dove tanti appassionati ci raggiungono per commentare con noi, in tempo reale, le partite, in maniera ironica e scanzonata, proprio come se fossimo insieme con una pinta di birra in mano!
Una sola storia di calcio da inserire in una fantomatica “capsula del tempo”: quale sceglieresti?
Non posso che scegliere una delle mie storie preferite, nonché la storia di una vera e propria banda di matti: quella di Vinnie Jones e del Wimbledon della Crazy Gang, una squadra di pazzi furiosi che arrivò inspiegabilmente a vincere la FA Cup.
“Maradona è megl’ ‘e Pelé” canta Tommaso Paradiso dei The Giornalisti nel tormentone dell’estate 2019: le cose stanno davvero così?
Beh, dal punto di vista degli spunti “delinquenziali” non possiamo che confermare…Diego è stato un calciatore speciale anche perché, per far emergere il suo talento, ha dovuto lottare in un calcio che era decisamente molto più permissivo di quello attuale, e quindi molto spesso si è ritrovato a dover ricorrere anche lui a qualche stratagemma ai limiti della legalità, e, tutto sommato, anche lui qualche calcione non se lo è fatto mancare. Per cui sì, messi (ok, ci ho pensato adesso, non è voluta) di fronte a una scelta, tra Maradona e Pelé noi delinquenti prendiamo sempre l’argentino.
La Nazionale Italiana di calcio femminile si è qualificata ai quarti di finale dei Mondiali: nel mondo del pallone è il momento di riscossa delle donne?
Questo è un tema molto caldo, che anche noi abbiamo preso a cuore. Qualche giorno fa siamo entrati nel dibattito spiegando le difficoltà del movimento femminile in un articolo in cui abbiamo illustrato tutte le richieste delle ragazze del pallone, che sostanzialmente chiedono di essere trattate, dal punto di vista contrattuale, come i colleghi maschi. Vale a dire: riconoscimento dello status di professioniste, versamento dei contributi previdenziali, stessi premi e gettoni di presenza a livello federale. È un percorso lungo e richiede anche che il grande pubblico capisca le richieste delle ragazze, senza però fermarsi all’evidente disparità di performance in campo. Molto spesso, a un pubblico più superficiale, è difficile far capire cosa chiedano le ragazze della Nazionale, ma siamo sicuri che, dopo questa estate entusiasmante e dopo questo Mondiale da protagoniste, farsi sentire sarà molto più semplice. E noi saremmo molto felici della crescita del calcio femminile, naturalmente.
Elisabetta Pasca