È il secondo medium di massa più seguito dopo la televisione, “mamma” radio si difende bene e dimostra di essere sempre più resiliente, proteiforme e social. Perché la radio è davvero il mezzo ‘di tutti’, il secondo medium di massa più seguito dopo la televisione e prima del web. Riesce a coniugare reach elevatissime (l’84% della popolazione la ascolta abitualmente) e target pubblicitariamente pregiati (raggiungendo l’elite più dinamica, colta e benestante del Paese).
Non solo. La rivoluzione digitale, che ha pesantemente influito sulle modalità di consumo di mezzi come la stampa, non ha diminuito la sua fruizione. Anzi. Dal 2012 a oggi gli ascoltatori della radio nel giorno medio sono cresciuti di 500 mila unità. Inoltre web, smartphone e social media non hanno fatto altro che moltiplicare le possibilità di contatto tra il mezzo e il suo pubblico. Sono queste le principali evidenze che emergono dalla prima ‘Ricerca di Base’ sulla radio, commissionata a Gfk e Ipsos dai maggiori editori radiofonici nazionali e locali, che potrebbe così gettare le premesse per la costruzione in futuro di una nuova ‘Audi’ condivisa da tutto il mercato (dopo il fallimento di Audiradio, oggi l’ascolto delle singole emittenti è rilevato dall’indagine RadioMonitor di Gfk a cui aderiscono i maggiori editori). La radio, infatti, non aveva ancora una sua Ricerca di Base che – come avviene nel caso della tv con Auditel – rappresenta le fondamenta statistiche su cui costruire, appunto, un sistema di rilevazione dell’audience del mezzo. Presentata ieri nella sede del Sole 24 Ore, la ricerca dal titolo ‘Come afferrare Proteo’ (dal nome della divinità greca capace di cambiare forma in ogni momento) è stata condotta dal 13 aprile al 9 maggio su un campione di 15.000 individui, con interviste suddivise pariteticamente tra i due istituti. I risultati sfatano alcune certezze e mostrano un mezzo in salute, il che si riflette positivamente anche sugli investimenti pubblicitari che continuano a crescere a doppia cifra. Contrariamente a quanto si possa pensare, l’ascolto della radio non solo convive con la fruizione della musica online ma anzi si rafforza.
Il 90% di chi consuma musica digitale (circa un quarto della popolazione) ascolta, infatti, anche la radio. Il mezzo, inoltre, è sempre più in sintonia con l’evoluzione tecnologica.
I nuovi device hanno favorito la creazione di nuove modalità di contatto e relazione con il pubblico, che si affiancano a quelle tradizionali: il 20% degli ascoltatori utilizza sia dispositivi classici sia nuovi, mentre i siti web delle emittenti diventano piattaforme aggiuntive di ascolto (l’8% della popolazione li visita e il 4% lo fa per ascoltare le radio in streaming). Inoltre i social media diventano il nuovo volto della tradizionale community radiofonica: il 14% della popolazione visita le pagine Facebook delle radio o dei programmi e l’11% è amico di una radio su Facebook. Dopo il ‘racconto’ della ricerca, affidato a Nora Schmitz (Ipsos) e Giorgio Licastro (Gkf), e le conclusioni di Silvio Siliprandi (ceo Consumer Experience di Gfk), è toccato ad Antonio Marano, vice direttore generale della Rai, il ruolo di portavoce degli editori radiofonici: “Questa prima Ricerca di Base sulla radio testimonia la vitalità di un settore che ha 90 anni di storia e che ha dimostrato, darwinianamente, la sua capacità di evolvere. Come editori abbiamo messo il nostro ‘bollino’, adesso l’obiettivo è arrivare a costruire una struttura di indagine che abbia un futuro”. In altri termini, sembra ci sia la volontà da parte delle emittenti radiofoniche di tornare ad avere una nuova ‘Audi’ che misuri l’audience del mezzo, un’indagine condivisa da tutto il mercato: radio, investitori, concessionarie, centri media, agenzie.
Secondo Fausto Amorese, direttore radio di System24, concessionaria del Gruppo 24 Ore: “L’auspicio è di avere una nuova ‘Audiradio’ nel 2017”. Decisamente più cauti altri editori come Lorenzo Suraci, presidente di Rtl 102.5, che comunque sottolinea l’importanza assoluta “della prima Ricerca di Base sulla radio, voluta da 15 emittenti nazionali e 250 locali, praticamente da tutti”. Intanto, anche l’attuale indagine “RadioMonitor dovrà tener conto dei risultati emersi dalla ricerca, ampliando per esempio il campione dei possessori di smartphone”, conclude Nicola Sinisi, direttore di Radio Rai.