Accanto alla musica, nel 2015 è cresciuto notevolmente anche lo streaming video, registrando la cifra di 172,4 miliardi di flussi streming, in crescita del 101,9% rispetto al 2014. In ogni caso, sancisce il rapporto, la crescita di questi servizi non ha comunque intaccato la leadership della radio, che continua a essere il mezzo più usato dalle persone per scoprire nuova musica. Dati alla mano, il 61% degli intervistati ha dichiarato di aver ascoltato per la prima volta delle canzoni alla radio, il 45% attraverso il passaparola, il 31% con i film o le colonne sonore. Lo streaming viene solo al quarto posto, indicato come fonte di novità e scoperte solo dal 27%.
Nel suo bilancio musicale di fine anno, Nielsen ha dato una valutazione del consumo di musica nel suo complesso. In America in una settimana gli utenti passano 24 ore ad ascoltare musica. E del 91% degli utenti a stelle e strisce che ascolta musica, il 75% dichiara di ascoltarla normalmente online, mentre il 44% sullo smartphone.
Concerti e festival rappresentano le principali voci di spesa per gli utenti che investono sulla musica, con tassi pari rispettivamente al 32 e al 10%. Solo il 7% decide di spendere per servizi di musica straeming, un dato che sale leggermente guardando nello specifico alle scelte di teen agers e millennials.
Secondo il report la decisione di sottoscrivere o meno un abbonamento streming dipende, sia in positivo che in negativo, dai costi. Per il 46% degli intervistati che decidono di non acquistarne è determinante poi il fatto di poter ascoltare musica gratuitamente, e di non avere alcun beneficio spendendo di più.
Un dato che inequivocabilmente deve spingere i servizi streaming ad aumentare la loro offerta, non fornendo più solo dei cataloghi on demand, diventando non solo luoghi in cui gli utenti possano scoprire nuova musica o nuovi artisti, come ad esempio fanno Spotify con la sua ‘discovery weekly playlist’ o Apple Music con la radio ‘Beats 1′, ma anche fornendo maggiori punti di contatto tra gli artisti e il loro pubblico, dando la possibilità di acquistare biglietti per i concerti o segnalando link a community o altri contenuti. Sembra infatti che molti utenti debbano essere ancora convinti, visto che il 78% dichiara sia improbabile acquistino servizi streming nei prossimi 6 mesi, contro un 9% incline alla sottoscrizione.
Esiste poi una categoria a parte. Quella dei musicisti che, forti del loro successo e della loro popolarità possono anche decidere di non usare i canali streming. Nielsen nel suo report cita due nomi su tutti: Adele e Taylor Swift. La prima alla fine del 2015, con il suo ’25′, ha venduto più di 7 milioni di copie in 6 settimane di tempo, scegliendo di non renderlo disponibile sui servizi streming, mentre la seconda ha reso disponibile il suo ultimo album su Apple Music, ma solo dopo aver ottenuto che la Mela accettasse di pagare gli artisti per il periodo di prova gratuito del suo servizio streaming.