Disponibile sul sito di Iab Italia il white paper sul fenomeno dell’Ad Blocking, promosso dall’Associazione e realizzato da un Tavolo di Lavoro di soci, coordinati dal Direttore Generale Daniele Sesini. Il documento dà un quadro definitorio del fenomeno, promuove una cultura di attenzione all’utente finale e supporta gli operatori del mercato a mettere in atto comportamenti virtuosi in una logica win-win a favore dell’intera Industry.
L’Ad Blocking – si legge nel documento Iab – si sta diffondendo sempre più a livello mondiale: sono 198 milioni di utenti con un Ad blocker attivo secondo PageFair, con un tasso di crescita del 41% vs lo stesso periodo dell’anno precedente. Anche in Italia il fenomeno ha cifre decisamente importanti: una ricerca di GroupM svela che il 25%2 della popolazione con più di 18 anni utilizza gli Ad blocker. Le motivazioni che li spingono a bloccare gli annunci pubblicitari si riconducono alla ricerca di una migliore performance e velocità della web experience e una maggiore tutela della privacy.
I dati di Human Highway confermano la diffusione del fenomeno: il 30,6%3 degli utenti con più di 15 anni utilizza gli Ad blocker su desktop. Il White Paper ha il triplice obiettivo di aiutare tutti gli operatori della Industry a capire dimensioni e impatto del fenomeno, promuovere l’attenzione all’utente come chiave di sviluppo dell’intero settore e favorire il dialogo tra operatori – editori in particolare – e consumatori finali. L’obiettivo è far comprendere agli utenti finali che la pubblicità, correttamente gestita ed erogata, rappresenta un valore e finanzia larga parte dei costi di sviluppo, produzione ed erogazione dei contenuti fruiti quotidianamente e a titolo gratuito.
Si tratta del primo passo per Tavolo di Lavoro sull’Ad-Blocking di IAB Italia, che sta coinvolgendo altre associazioni della Industry per avviare a breve un importante progetto di ricerca e monitoraggio dell’Ad Blocking, volto a indagare nei dettagli cause e conseguenze quali-quantitative del fenomeno.
Queste azioni sul mercato italiano sono parte di un progetto di IAB a livello globale – finalizzato a promuovere una maggiore sensibilità e cultura in merito al ruolo economico e sociale dell’advertising – che inviterà tutti gli operatori del mercato a sottoscrivere un “Charter of Good Advertising Practices”, un impegno di attenzione nei confronti degli utenti, e a fare propri i principi sintetizzati dalla stessa IAB negli acronimi L.E.A.N. “Light, Encrypted, Ad Choice Supported and Non-Invasive”, ossia leggero, criptato, subordinato alla scelta dell’utente e non-invasivo) – e D.E.A.L., ovvero Detect, Explain, Ask and Lift or Limit (Individua, Spiega, Chiedi, Rimuovi o Limita)”.
IAB US Tech Lab ha inoltre messo a punto un software che consente a ciascun editore di identificare gli utenti con un Ad Blocker attivo, permettendo un primo fondamentale passo per il processo di dialogo tra consumatori ed operatori; una volta identificato a chi rivolgersi, l’editore potrà dialogare in maniera personalizzata con il lettore, accrescendone la consapevolezza sul valore dell’advertising. Potrà quindi invitare l’utente a disattivare l’Ad blocking, per continuare a fruire gratuitamente di contenuti di qualità, oppure offrire un’alternativa a pagamento.
“Crediamo fortemente che la chiave di volta per contrastare il fenomeno dell’Ad Blocking – e per favorire la crescita dell’intero settore – sia quella di mettere l’utente al centro di ogni decisione strategica” ha dichiarato Carlo Noseda, presidente di IAB Italia.” Per questo la nostra Associazione è fortemente impegnata nella costruzione di un percorso virtuoso che permette, grazie alla “buona pubblicità online”, di far crescere l’offerta di contenuti e servizi di qualità e ad alto valore aggiunto, per garantire soddisfazione reciproca: dei consumatori da un lato – che possono così avere una experience più appagante sia in termini di contenuti che di prestazioni – e degli investitori dall’altro, permettendo loro di coinvolgere con più efficacia il proprio target, evitando di sprecare risorse nella diffusione di messaggi non pertinenti.”
Questo documento è frutto di un importante lavoro coordinato dal Direttore Generale di IAB Daniele Sesini e realizzato dagli associati IAB Adform, Banzai, Groupm, Hearst, Ligatus, RCS, VivaKi e Widespace, con la partecipazione di FCP, che rappresentano le varie tipologie di operatori del mercato della comunicazione digitale.