Rubrica a cura di Paolo Del Panta*
Nell’agenda di Annarita Pilotti, Presidente di Assocalzaturifici, c’è la volontà concreta di realizzare progetti ambiziosi a sostegno delle aziende calzaturiere, per concedere finalmente una "boccata d’ossigeno" al settore. La Presidente racconta di un piano di lavoro ricco e incisivo, che prevede la collaborazione tra grandi e piccoli produttori, ma anche di un progetto ancora top secret a sostegno delle imprese.
Assocalzaturifici ha festeggiato 70 anni di attività. In questa storia pluridecennale quanto si sta lavorando per la tutela del Made in Italy?
Abbiamo presentato un dossier molto importante a Bruxelles per il sostegno del made in Italy, che – nel nostro settore specifico – è assolutamente un valore aggiunto. Assocalzaturifici rappresenta 650 piccole e medie imprese del settore, a cui bisogna riconoscere un grande vantaggio e un inestimabile valore: sanno far bene un prodotto. Sono eccellenze del manifatturiero, ma che, purtroppo, non avendo la possibilità di investire cospicuamente in comunicazione come i grandi brand, rimangono sempre un po’ nell’ombra. Se le grandi griffe possono ignorare l’etichettatura del vero made in Italy, perché la sola firma garantisce loro una vendita e un posizionamento sul mercato, puntare sull’italianità per le piccole e medie imprese è sicuramente un plus. Nella maggior parte dei casi, le grandi aziende non hanno una filiera tutta italiana, mentre è certo che molte delle piccole e medie imprese producono nei loro distretti e nei propri territori. Il “made in” obbligatorio sarebbe una grande conquista, ma – anche a livello europeo – fino ad ora non c’è stata nessuna volontà di portare avanti la questione. Io ho avuto un incontro con europarlamentari tedeschi e italiani, li ho messi a confronto, ma i tedeschi sono dei muri di gomma: non hanno interesse per il made in, non hanno mai votato questo dossier. La situazione ad oggi è molto difficile ed io mi sto impegnando tanto per portare avanti questa battaglia: ho battuto anche i pugni sul tavolo, ma fino ad ora ho capito che potrei solo sfondare il tavolo. Mi auguro che con il ministro Calenda a Bruxelles si dia quello scossone in più, lui conosce il settore moda, è vicino alle nostre associazioni, è una persona capace, preparata e molto determinata e perciò confido molto nella sua missione: può essere magari la volta buona che raggiungiamo dei risultati.
Quali sono i mercati esteri di sbocco più difficili in cui penetrare?
Nei paesi emergenti o nei paesi dove potrebbe esserci uno sviluppo in termine di business per molti calzaturieri, come ad esempio l’America, le piccole e medie imprese hanno difficoltà ad entrare. Sono mercati molto grandi, in cui, come detto, è difficile e dispendioso avviare un’attività di comunicazione: questa mancanza porta i mercati a non inglobare i brand, nonostante siano delle eccellenze. Sappiamo quanto è dura penetrare un mercato, ma riconosciamo che il consumatore finale ha comunque voglia di Made in Italy, ha voglia di avere un prodotto altamente qualificato, che vanta caratteristiche esclusive tipiche del nostro saper fare. Artigianalità e manifattura sono le nostre punte di diamante, ma i mercati hanno regole complesse: in America o si entra nei grandi gruppi o si scelgono piccoli clienti, con il rischio di non avere garanzie nei pagamenti.
Lei ha chiesto un tavolo tra le Regioni che raccordi le singole iniziative a supporto delle aziende calzaturiere al fine di creare un comparto di punta del made in Italy. Quali sono le prime mosse da fare per garantire questa collaborazione?
Io ho chiesto un tavolo regionale dopo aver incontrato l’assessore Bora delle Marche, che ha la delega all’internazionalizzazione: la mia volontà era quella di mettere insieme le regioni che hanno distretti calzaturieri, creare un confronto e poter promuovere come ricerca e innovazione i nostri campionari. Anche nella moda si fa ricerca e si investe su questa; ogni collezione implica tempo per il reperimento di materiali, forme, di pellami sempre nuovi, tessuti, accessori e che ogni sei mesi devono essere rinnovati e cambiati per essere al passo con i tempi. La promozione, così concepita, ci permetterebbe di attingere ai fondi messi a disposizione. Ma, soprattutto, all’interno di questo tavolo ho chiesto la defiscalizzazione del costo dei campionari, che è una manovra molto importante, specie in un momento così difficile.
Quali sono le priorità nella sua agenda di Presidenza?
Molte. Ci sono tanti progetti: progetti sulla formazione, quindi sulle scuole per insegnare ai giovani questo mestiere e non perdere quelle maestranze indispensabili per il nostro intero settore. Poi è mia premura essere vicina agli imprenditori: abbiamo pensato di riservare una parte degli investimenti a voucher utili per sostenere le aziende nel loro processo di internazionalizzazione. Intendiamo promuovere delle iniziative, delle fiere, che permettano di penetrare in mercati nuovi. In agenda c’è anche la ristrutturazione della nostra fiera più rappresentativa, the Micam, in cui sono stati riversati importanti investimenti: voglio rinnovare questa manifestazione perché, dopo 80 edizioni, è giusto imprimere un cambiamento. Importanti sono anche le sinergie confindustriali con il reparto moda: abbiamo iniziato il lavoro con il ministro Calenda, ma adesso mi auguro che chi lo succederà – probabilmente Scalfarotto – ci aiuti a portare avanti questi progetti, organizzando anche degli eventi comuni. In questo caso il capo squadra potrebbe essere la Camera della Moda e aiuterebbe gli altri settori ad avere una visibilità che oggi non hanno. Mi auguro soltanto che in questo progetto si faccia squadra, che non significa prevaricare il piccolo. Va bene promuovere i grandi, ma è importante dare visibilità a tutti, anche alle nostre associazioni, seppur piccole costituiscono un tassello importante dell’economia.
E poi?
E poi c’è un progetto molto ambizioso che stiamo portando a termine, sempre rivolto al sostegno delle aziende, che gli permetterebbe una importante “boccata di ossigeno”. Posso solo anticipare che sarebbe la prima volta che un’associazione riesce a fare una operazione come quella messa a punto da noi….di più non posso dire.
*Paolo Del Panta è editore di All about Italy, magazine dedicato alle eccellenze italiane. Nato nel 1997 per sostenere la competitività delle imprese del nostro Paese sui mercati internazionali, All about Italy si è da sempre impegnato a promuovere la filiera italiana, diventando una vera e propria piattaforma specializzata che riunisce al suo interno importanti ambasciatori dell’italianità, rappresentando un esclusivo trait d’union tra la qualità del Bel Paese e il mercato straniero. Oggi la prestigiosa pubblicazione – che è stata anche testimone di importanti riconoscimenti, tra cui anche una medaglia celebrativa da parte della Presidenza della Repubblica Italiana consegnata in occasione del Gala Italia tenutosi a Monaco di Baviera – è distribuita in USA e in Germania, con due edizioni in lingua originale, pensate appositamente per i mercati di riferimento.