Lunedì 26 ottobre a Roma, davanti al Pantheon, si è tenuta la simulazione di un matrimonio precoce e forzato per la campagna di Amnesty International Italia “Mai più spose bambine”. Gli invitati alle nozze, attivisti di Amnesty International Italia e partecipanti in abiti da cerimonia, si sono raccolti attorno agli sposi festosi finché non hanno ascoltato la testimonianza della sposa bambina a cui è stata sottratta l’infanzia.
La sposa è stata impersonata da Giorgia, la bambina attrice dello spot della campagna. Lo sposo da Gianni Rufini, direttore di Amnesty International Italia, l’officiante da Riccardo Noury, portavoce.
I matrimoni precoci e forzati sono un fenomeno da contrastare e bandire. Sino al 1° novembre è possibile donare al 45594 per difendere e proteggere le bambine dai matrimoni forzati e da altre forme di violenza, sostenendo la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi di Amnesty International Italia, di cui quest’anno ricorre il 40° anniversario.
Secondo le stime del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), 13.5 milioni di ragazze ogni anno nel mondo sono costrette a sposarsi prima dei 18 anni con uomini molto più vecchi di loro: 37 mila bambine ogni giorno alle quali, di fatto, viene negata l’infanzia.
Isolate, tagliate fuori da famiglia e amicizie e da qualsiasi altra forma di sostegno, perdono la libertà e sono sottoposte a violenze e abusi. Molte di loro rimangono incinte immediatamente o poco dopo il matrimonio, quando sono ancora delle bambine.
Con la campagna “Mai più spose bambine”, Amnesty International Italia intende sensibilizzare l’opinione pubblica su questo fenomeno che si radica nella povertà, nella discriminazione e nell’arretratezza culturale; incrementare l’attenzione dei governi nei paesi in cui è presente questa pratica affinché sia bandita; favorire l’avvio di indagini imparziali, tempestive ed esaurienti su ogni denuncia di violazione dei diritti umani basata sulla discriminazione;contribuire a far sì che le bambine non subiscano decisioni riguardanti il loro corpo che siano causa di violazioni dei diritti umani e vivano la propria vita senza interferenze da parte di altri.
Sostengono la campagna Antonella Elia, Giovanna Gra, Dacia Maraini, Simona Marchini, Veronica Pivetti, Marina Rei. Contribuire alla campagna significa aiutare Amnesty International Italia a realizzare un cambiamento positivo nella vita di queste donne e bambine per cui non c’è libertà, non c’è giustizia, non ci sono diritti umani.