Aumenta la presenza dei giornali su app e social social network per raggiungere sempre più i propri lettori su mobile. Escludendo i canali diventati in un certo senso più tradizionali, come Twitter e Facebook, le nuove frontiere si chiamano app di messaggistica istantanea.
Tra i vari Whatsapp e Snapchat, a salire alla ribalta ultimamente è Telegram, in virtù sia del numero dei suoi utenti attivi mensilmente, che a febbraio ha raggiunto quota 100 milioni, sia dei suoi tassi di crescita. Lanciato nel 2013 dai fratelli russi Nikolai e Pavel Durov, creatori del social network russo VK, l’applicazione che ha come simbolo un aeroplanino di carta e consente lo scambio di foto, messaggi e documenti, in modo simile a quanto succede per WhatsApp, ma in più, essendo un servizio basato sul claoud, dà la possibilità di accedere ai messaggi e collegare allo stesso account dispositivi diversi, smartphone, tablet e pc.
Tra le opzioni c’è la possibilità di creare chat segrete, con messaggi criptati, accessibili sono dal device utilizzato per l’invio, i cosiddetti ‘channels’, associati a un indirizzo URL e allargati a un numero illimitato di utenti, e i ‘BOT’, account gestiti in automatico con un programma. Questi due ultimi elementi sono quelli che sembrano interessare di più agli editori che, attraverso appunto a bot e channels, possono fornire ai lettori aggiornamenti direttamente all’interno dell’applicazione, linkando i contenuti online.
Oltre ai siti di grandi quotidiani stranieri, come New York Times e Guardian, diverse sono le testate italiane presenti con un loro ‘Channel’, come segnala lo European Journalism Observatory sul suo sito, tra le quali Stampa, Libero, Repubblica, Wired e Vice News. Diversa la scelta di Corriere e Gazzetta, attivi invece in modalità bot.