Durante la Fipp world magazine conference (che si è tenuta in Toronto lo scorso ottobre) e il Content Marketing World in Cleveland di settembre è emerso che i media si stanno diversificando sempre di più, che c’è abbondanza di opportunità e che, infine, i contenuti sono il nuovo oro.
Dai due eventi, come si legge su Fipp.com, si è messo in evidenza che:
1) I contenuti costruisconono comunità. Si prenda l’esempio del National Geographic, che ha fatto della comunità la pietra miliare della loro media strategy. I contenuti esclusivi ed approfonditi, infatti, formano delle comunità fedeli: i più di 730 milioni di visitatori sono spinti in un mondo di contenuti e dati che li connette a tutte le piattaforme del canale.
2) La cultura porta innovazione. E’ stata condotta un’intervista a diversi personaggi influenti di Hearst, Time, Axel Springer e Burda: essi hanno parlato di interruzione, innovazione e successo sul lungo termine. Ciò che è emerso è che più di nessun’altra cosa la cultura porti innovazione e grandi prodotti. E’ la cultura corporate, portata dal management di un’azienda e assorbita dalla sua organizzazione, che assicura un approccio open mind verso il futuro.
3) L’educazione è una grande estensione di contenuto. Al congresso organizzato da Fipp, la media company F+W ha presentato il suo modello universale, basato su un’educazione step by step e su dei tutorial video. Alcune idee erano le stesse di altre aziende, come per esempio Allrecipes, Hearst e questa strategia rappresenterebbe così un trend su cui fare affidamento.
4) I dati rappresentano preziosi assetti. Joe Pulizzi, fondatore del content marketing institute ed il suo chief strategy officer Rob Rose credono che il content marketing, per giustificare la crescita futura e le spese in aumento, abbia bisogno continuamente di dati misurabili.
5) Le nicchie stanno diventando sempre più attraenti. Un interessante cambiamento sta coinvolgendo le media companies: influenzati dai banner pubblicitari, dai diversi canali e dal cambio di abitudini del lettore, molti pubblicitari rinunciano alla crescita delle grandi audience per abbracciare le nicchie, dove i profitti derivano da piccoli, ma fedeli lettori.