Ormai tutta la popolazione italiana guarda la televisione, senza però disdegnare la radio e aumentano gli utenti dei social network in particolare Facebook, usato da oltre il 50%. Questi i dato che emergono dal 49esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese del Censis, presentato il 4 dicembre.
Stando a quanto spiega la ricerca, nel 2015 la televisione ha una quota di telespettatori vicina alla totalità della popolazione (il 96,7%). Ma aumenta l’abitudine a usare i nuovi device: +1,6% di utenza rispetto al 2013 per la web tv (guardata dal 40,7% dei giovani, contro il 7,1% dei più anziani), +4,8% per la mobile tv, mentre le tv satellitari si attestano a una utenza complessiva del 42,4% e il 10% degli italiani usa la smart tv che si può connettere alla rete.
Il settore delle televisioni locali si trova a dover fronteggiare una triplice torsione: grave flessione dei ricavi pubblicitari, consistente riduzione dei contributi pubblici, rilevante calo degli ascolti. I ricavi complessivi, dopo essere cresciuti in modo costante nella precedente fase espansiva, hanno subito un crollo, passando dai 223 milioni di euro del 1996 ai 335 milioni del 2000, fino a salire ai 647 milioni del 2006, per poi cominciare a calare significativamente, fino ai 409 milioni del 2013 (-15% rispetto all’esercizio precedente). Il calo della raccolta pubblicitaria (passata da 390 milioni di euro nel 2011 a 329 milioni nel 2012, poi a 287 milioni nel 2013) ha inciso profondamente sulle perdite totali, rappresentando più del 70% delle risorse totali. I contributi pubblici, lievitati nel corso della prima parte degli anni 2000 fino a raggiungere i 161,8 milioni di euro nel 2008, si sono poi progressivamente ridotti, attestandosi per l’anno 2013 su una cifra pari a 56,9 milioni di euro, con una flessione del 20,4% rispetto all’anno precedente. Non mancano preoccupazioni sul fronte dell’occupazione. Il numero dei dipendenti si era mantenuto sostanzialmente stabile nel periodo 2009-2011 (compreso tra 5.000 e 5.200 addetti), ma nel 2013 si è ridotto del 14,3%: 630 unità in meno.
Anche per la radio si conferma una larghissima diffusione di massa (l’utenza complessiva corrisponde all’83,9% degli italiani), con l’ascolto per mezzo dei telefoni cellulari e via internet cresciuti entrambi del 2%. In continuo aumento gli utenti di internet, cresciuti del 7,4%, con una penetrazione del 70,9% della popolazione italiana. Tra i giovani la quota di utenti della rete arriva al 91,9%, mentre e’ ferma al 27,8% tra gli anziani.
Le connessioni mobili mostrano una grande vitalità, con gli smartphone forti di una crescita a doppia cifra (+12,9%) che li porta oggi a essere impiegati regolarmente da oltre la metà degli italiani (il 52,8%, l’85,7% dei giovani contro il 13,2% degli over 65), e i tablet praticamente raddoppiano la loro diffusione e diventano di uso comune per il 26,6% degli italiani, praticamente uno su quattro, anche se con una cerca differenza tra le diverse fasce d’età (mentre il 36,6% dei più giovani ne possiede uno, solo il 6% degli anziani lo usa).
Vola la spesa per i consumi tecnologici: tra il 2007, l’anno prima dell’inizio della crisi, e il 2014, la voce “telefonia” ha piu’ che raddoppiato il suo peso nelle spese degli italiani (+145,8%), superando i 26,8 miliardi di euro nell’ultimo anno, mentre nello stesso arco di tempo i consumi complessivi flettevano del 7,5%, la spesa per l’acquisto dei libri crollava del 25,3%, le vendite giornaliere di quotidiani passavano da 5,4 a 3,7 milioni di copie (-31%). Gli italiani hanno evitato di spendere su tutto, ma non sui media connessi in rete, perche’ grazie ad essi hanno aumentato il loro potere di disintermediazione che significa anche risparmio. Usare internet per informarsi, per prenotare viaggi e vacanze, per acquistare beni e servizi, per guardare film o seguire partite di calcio, per svolgere operazioni bancarie o entrare in contatto con le amministrazioni pubbliche, ha significato spendere meno soldi, o anche solo sprecare meno tempo: in ogni caso, guadagnare qualcosa. Gli utenti di internet si servono sempre di piu’ di piattaforme telematiche e di provider che consentono loro di superare le mediazioni di soggetti tradizionali. Si sta cosi’ sviluppando una economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali consolidate in nuovi ambiti. La ricerca in rete di informazioni su aziende, prodotti, servizi coinvolge il 56% degli utenti del web. Segue l’home banking (46,2%) e un’attività ludica come l’ascolto della musica (43,9%, percentuale che sale al 69,9% nel caso dei piu’ giovani). Fa acquisti su internet ormai il 43,5% degli utenti del web, ovvero 15 milioni di italiani. Guardare film (25,9%, percentuale che sale al 46% tra i piu’ giovani), cercare lavoro (18,4%), telefonare tramite Skype o altri servizi voip (16,2%) sono altre attivita’ diffuse tra gli utenti di internet.
Aumenta ancora la presenza degli italiani sui social network, con Facebook frequentato dal 50,3% dell’intera popolazione e addirittura dal 77,4% dei giovani under 30 contro appena il 14,3% degli over 65, mentre Youtube raggiunge il 42% di utenti (il 72,5% tra i giovani contro il 6,6% degli ultrasessantacinquenni) e il 10,1% degli italiani usa Twitter.
Sull’altro fronte, continua il rapporto, non si inverte il ciclo negativo per la carta stampata, che non riesce ad arginare le perdite di lettori: -1,6% per i quotidiani, -11,4% per la free press, stabili i settimanali e i mensili, mentre sono in crescita i contatti dei quotidiani online (+2,6%) e degli altri portali web di informazione (+4,9%). Non è favorevole l’andamento della lettura dei libri (-0,7%): gli italiani che ne hanno letto almeno uno nell’ultimo anno sono solo il 51,4% del totale, e gli e-book contano su una utenza ancora limitata all’8,9% (per quanto in crescita: +3,7%).
Aumenta la credibilità dei nuovi media e ai mezzi di informazione si chiede soprattutto l’uso di un linguaggio chiaro e comprensibile. Per gli italiani dunque, i mezzi di informazione che negli ultimi anni hanno incrementato la loro credibilità sono stati proprio i nuovi media: per il 33,6% e’ aumentata quella dei social network, per il 31,5% quella delle tv all news, per il 22,2% e per il 22% rispettivamente quella dei giornali online e degli altri siti web di informazione. Un mezzo di informazione, per essere credibile deve avere prima di tutto un linguaggio chiaro e comprensibile, apprezzato dal 43,8% della popolazione. Seguono l’indipendenza dal potere (36,1%) e la professionalita’ della redazione (32,8%). Completano la ricetta della credibilita’ altri ingredienti fondamentali: l’aderenza oggettiva ai fatti (31,7%) e la rapidita’ di aggiornamento delle notizie (31,1%).
Il fenomeno mediatico dell’anno? Papa Francesco. Il suo carisma è per il 77,9% dei residenti di Roma tra i punti di forza del cattolicesimo. Il Censis cita anche la rilevazione del Pew Research Center secondo la quale “Papa Francesco precede in graduatoria, per numero di citazioni nelle news digitali statunitensi, la candidata alla presidenza Usa Hillary Clinton e leader di fama mondiale come puti o Angela Merkel”.