Consapevolmente connessi alla trasformazione di usi e abitudini della società contemporanea significa verificare costantemente l’informazione o rischiare di essere “vittime” di interessi altrui
In una società iper connessa in cui le informazioni che circolano sono a 18 cifre la verifica dell’informazione diventa fondamentale per non rischiare di diventare inaffidabili o ancor di più vittime di interessi altrui
di Francesca Anzalone
Oggi il web è diventato la risposta in tempo reale a tutto ciò che accade sia che riguardi persone più o meno note, sia a chi invia informazioni in tempo reale con testo, foto e video, realizzate da cronisti o da cittadini attenti, sia che si tratti di informazioni provenienti da oggetti, ciò che ormai ci appartiene è l’alert sonoro o la vibrazione sul nostro smartphone che ci notifica costantemente un’informazione. E ciò che più identifica il nostro comportamento è la reazione a questo suono che, nella maggior parte dei casi, fa estrarre lo smartphone per leggere il contenuto ricevuto. Il nuovo scenario al quale assistiamo in autobus, sul treno, mentre percorriamo una strada è quello di vedere persone connesse intente, spesso, a controllare il loro device. Sui mezzi pubblici la maggior parte delle persone ha lo sguardo fisso sul device, scrolla le informazioni sulle testate, guarda video su YouTube, o ascolta podcast, generalmente tutti sono dotati di auricolare chi bluetooth, chi con filo e chi di cuffie progettate per isolamento acustico. Addirittura si arriva a riconoscere il suono se di una chat di messaggistica, se di un social network, o anche di, sempre più raramente un SMS (anche se parliamo di 18 milioni di SMS al minuto scambiati contro però i 38 milioni di messaggi WhatsApp).
Lo smartphone oggi è uno strumento al quale sono legate centinaia di azioni che compiamo quotidianamente, dallo scatto fotografico al messaggio vocale, dalla chiamata al video, dall’accesso al borsellino elettronico alla App che ci permette di salire sull’autobus o sul tram o nella metro e accedere tramite QRcode. È inoltre il repository di tutte le carte fedeltà che ogni catena commerciale genera per un’attività di marketing sempre più customizzata grazie ai dati che costantemente trasmettiamo sulle nostre preferenze di acquisto e non solo. Riceviamo dunque migliaia di informazioni al giorno senza quasi rendercene conto e ancora di più trasmettiamo costantemente informazioni senza quasi saperlo sommate a quelle che condividiamo in maniera, invece consapevole. Ed è proprio attraverso lo smartphone che si postano la maggior parte delle informazioni sotto forma di contenuti di diversa tipologia, non sempre con scopo positivo o fini etici però.
Quante sono le informazioni nel web? E soprattutto quante sono quelle realmente utili e corrette?
La riflessione di oggi mira a prendere coscienza dei numeri di informazioni che circolano online e ai quali ci affidiamo quotidianamente, sono davvero tutte utili? E soprattutto sono corrette e attendibili? Se pensiamo che le informazioni che circolano sono un numero a 18 cifre, dobbiamo sicuramente iniziare la nostra riflessione su quante e quali sono quelle realmente utili e corrette e come non diventare a nostra volta fuorvianti. In un numero così elevato di informazioni non possiamo non essere consapevoli del fatto che la principale operazione da compiere è la verifica della veridicità, affidabilità della fonte e cercare qualche conferma attraverso un’operazione di confronto. Se nell’attività di acquisto questa operazione è diventata abbastanza “naturale”, nell’informazione, ancora percepita come “intangibile”, l’operazione di verifica sull’affidabilità della fonte non viene eseguita, “al massimo si chiede scusa o si cancella il post”. Attenzione però, non sempre la condivisione di un’informazione fatta in maniera superficiale risulta senza conseguenze, nell’ambito della comunicazione di emergenza, un’informazione non circoscritta correttamente e in grado di generare allarme diventa un vero e proprio problema.
Per renderci conto delle informazioni che circolano nel web, secondo il calcolo di Cefriel ogni giorno sono generati circa 3 quintilioni di byte, un numero a 18 cifre; in un minuto su Internet avvengono acquisti tramite ecommerce per una cifra che supera i 900 mila dollari. I messaggi scambiati su WhatsApp raggiungono i 38 milioni di cui circa 350.000 sono foto, le email sono 187 milioni. A cui si aggiungono quasi un milione di login su Facebook con circa 2 milioni e mezzo di contenuti condivisi, quasi 500 mila Tweet per arrivare ai 2 milioni e 400 mila di video pubblicati su Snapchat. E ancora oltre 200 mila foto su Instagram, 4 milioni di ricerche su Google, su YouTube vengono caricate 72 ore di video, altre 3.500 immagini circa su Pinterest, e su Amazon si fanno vendite di 83.000 dollari. Ma la domanda fondamentale è: di tutti questi contenuti quanti sono reali? Quanti errori o sviste? E quanti con la volontà di manipolare un’informazione a fini non propriamente etici?
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