Nella parola foodtainment abbiamo la felice unione di più concetti, cibo, intrattenimento e formazione: fare buon foodtainment significa prendere tre ottimi ingredienti e saperli mescolare adeguatamente per poter ottenere un risultato squisito. Lo sanno alla perfezione Nicolò Zambello, Andrea Navone, Luca Palomba, tre ex chef a domicilio che nel 2015 hanno deciso di lanciare Chef in Camicia, una startup digitale dedicata al mondo del food, che nel tempo si è evoluta in una vera e propria media company specializzata in foodtainment, attraverso format video e in progetti di comunicazione integrata nel settore ristorativo.
Chef in Camicia: una media company specializzata in foodtainment proiettata verso nuove frontiere di sviluppo
Uno degli ingredienti alla base del successo di Chef in Camicia, in grado di sfornare oltre mille video all’anno, è senza dubbio la sua solida community, che solo nel secondo quadrimestre ha prodotto 40 milioni di views e 3 milioni di interazioni. Inoltre, il recente aumento di capitale, pari a 1,2 milioni, guidato dalla società di investimento nel settore food Mega Holding Spa, mira ad arricchire l’attuale palinsesto di contenuti digitali, la struttura e il team, per rendere ancora più appetitosa e competitiva l’offerta creativa per i clienti. Non a caso, in autunno è prevista la partenza di un programma televisivo con protagonisti i tre fondatori e la pubblicazione del primo libro di Chef in Camicia: una raccolta che mette su carta le ricette e le elaborazioni più apprezzate sui canali online. Con Nicolò Zambello, CEO e founder del gruppo, abbiamo ripercorso il cammino di un’attività digital virtuosa proiettata ad ampliare sempre di più i suoi obiettivi di business.
Come nasce l’avventura di Chef in Camicia, che ti vede coinvolto insieme agli amici di una vita Andrea Navone e Luca “Lello” Palomba?
L’avventura nasce nel 2015 un po’ per caso, avevamo bisogno di arrotondare i nostri (miseri) stipendi e di conseguenza abbiamo iniziato a organizzare piccoli catering a casa di amici e in piccole aziende, così grazie alla nostra passione e alla capacità culinaria potevamo guadagnare qualche soldo in più. Piano piano, tutto più importante: ho visto un formato di video food che imperversava su Facebook in America, ma nessuno in Italia lo realizzava, da lì ho pensato che poteva essere interessante riprodurre quel modello e vedere come andava.
Quindi abbiamo deciso di lanciarci in questa sfida e conseguentemente abbiamo prodotto i primi 60 video in 2 settimane. Dalla data di uscita del primo (il 26 aprile 2016), in meno di 3 mesi, abbiamo raggiunto una community di più di 100.000 persone.
Come si è sviluppato il vostro progetto negli ultimi anni e che tipo di evoluzione prevedete per il futuro?
Il progetto si è sviluppato in maniera orizzontale, abbiamo potenziato tutte le diverse aree di business, abbiamo deciso di esternalizzare completamente gli eventi e il catering per poterci dedicare unicamente al media e alla produzione di contenuti, abbiamo investito su risorse umane competenti e creative. Oggi produciamo più di 60 video ogni mese per i palinsesti dei vari canali di Chef in Camicia e per i nostri clienti.
Il recente aumento di capitale implicherà delle novità sostanziali per la media company?
Sicuramente l’iniezione di capitale potrà portare maggiore qualità ai nostri contenuti grazie all’assunzione di professionalità altamente specifiche, inoltre ci permetterà di aumentare il budget di sponsorizzazione sui canali social. Puntiamo a diventare il primo media italiano nel campo food. Abbiamo anche un altro progetto con data di lancio marzo 2020, ma su questo non mi sbilancio.
Qual è la perfetta declinazione del Foodtainment secondo Chef in Camicia?
Il foodtainment è il nostro mantra, raccontare il cibo divertendo ma allo stesso tempo insegnando. La perfetta declinazione deriva secondo me dal non prendersi mai troppo sul serio, non siamo chef stellati e la nostra community si aspetta da noi un contenuto che possa insegnare intrattenendo. Un esempio è la rubrica dedicata agli chef stellati, noi realizziamo i loro piatti famosi ma nella versione riproducibile in casa, in questo modo riduciamo un po’ di distanza tra lo chef e la community che si sente più vicina a noi e di conseguenza alla cucina.
Oggi il cibo è al centro dell’attenzione globale, in che modo si può rendere ancora più efficace e coinvolgente la comunicazione che ruota intorno ad esso?
La produzione video rappresenta il metodo più efficace e ingaggiante che ci possa essere per trasmettere un’emozione o un insegnamento. Ancora oggi le aziende sono restie a produrre contenuti video per le piattaforme social, che è dove il pubblico giovane si sofferma maggiormente. Suggerirei di avere un po’ più di coraggio e di cercare di bilanciare di più gli investimenti tra tv e web, in giro per il mondo questo switch a favore del web è già avvenuto da un pezzo.
Quale rapporto intercorre con la vostra community e quanto è importante questa relazione per il successo del concept?
È tutto, abbiamo iniziato questo percorso con un diktat interno, rispondiamo ad ogni commento, facciamo sentire che ci siamo. Ancora oggi è così: seppur abbiamo ogni giorno migliaia di commenti cerchiamo di non tralasciare nessun utente.
Elisabetta Pasca