“Sostenere gli obiettivi di chi opera nel sociale e rendere possibile il lavoro di queste realtà… dare energia alla solidarietà insomma”: con queste parole Francesco Quistelli descrive brevemente il nucleo della sua organizzazione, l’Atlantis Company. Questa società di consulenza strategica, di cui Quistelli è fondatore e CEO, ha appena compiuto un anno di vita, ma i numeri per celebrare cento di questi giorni ci sono tutti. Così come le intenzioni e le capacità di portare avanti il proprio lavoro con serietà e fermezza, perché si è mossi sì da un sogno – quello che spesso anima le organizzazioni non profit per le quali lavorano – ma si è determinati anche a tradurlo in azioni concrete e di peso. Azioni che acquistano ancor più importanza perché la posta in gioco è alta: non semplici introiti, ma la salvezza di vite umane. Ne abbiamo parlato con Francesco Quistelli, facendoci raccontare le difficoltà e l’impegno di chi si trova ogni giorno a operare al fianco di queste realtà.
Un anno al fianco delle organizzazioni non profit: intervista a Francesco Quistelli, CEO di Atlantis Company
Com’è nata la vostra società e per quale motivo avete deciso di dedicarvi a un settore come quello del non profit?
Atlantis nasce dalla mia esperienza professionale iniziata quasi 15 anni fa: mi occupavo sia del mondo della comunicazione che di quello della solidarietà. Mi sono dunque subito interessato al non profit, andando a scegliere in particolar modo il fundraising che unisce gli elementi di questi due mondi. Nel tempo ho lavorato per alcune agenzie che si occupavano di questo settore. Mi sono trovato a lavorare per organizzazioni non profit come COOPI, dove sono stato impegnato per cinque anni, e poi ho avuto l’idea: mettere insieme una squadra di persone motivate e professionali per dare un importante contributo al terzo settore, rendendo così sostenibile la mission di queste organizzazioni, la causa sociale di cui si occupano. Quindi è nata Atlantis l’anno scorso con lo scopo di offrire servizi di marketing e comunicazione: dalla strategia di fundraising a servizi più operativi, come corporate fundraising e così via… Ci occupiamo anche dell’ideazione creativa delle campagne grazie a un network di professionisti che si occupano della comunicazione anche dal punto di vista grafico.
La spiegazione della genesi del vostro nome, che è possibile trovare sul sito della società, è molto interessante.
Atlantis come nome di per sé ci piaceva molto, ma ci sono anche delle ragioni legate al suo significato: mondi che non esistono ma sono possibili grazie a fantasia e impegno (e chi lavora nel campo della solidarietà sa che c’è anche un forte bisogno di un esercizio di immaginazione per iniziare la propria attività), fatti di sognatori che però agiscono con serietà e concretezza.
Per questo particolare settore sicuramente bisogna essere mossi da degli specifici valori. Quali sono quelli che fanno parte del DNA di Atlantis?
I valori sono quelli legati al tema dell’umanità, della sensibilità verso l’altro. Parliamo di aspetti etici che sono importanti in tutte le professioni, ma qui lo sono di più perché in gioco spesso c’è la vita di altri esseri umani, quindi serve maggiore profondità e attenzione per il proprio lavoro. A fine anno, i buoni risultati per un’azienda si traducono in profitti e contatti, cose ovviamente positive, ma per realtà come quelle del non profit vuol dire riuscire a salvare letteralmente mille bambini dalla malnutrizione, oppure a salvaguardare un bosco o ad aprire un museo. Non farlo, o farlo male, ha un impatto forte e importante sulla vita delle altre persone. C’è un approccio etico di grande spessore, ma oltre a questo serve professionalità e capacità di raggiungere gli obiettivi attraverso competenze tecniche specifiche, singole e di gruppo. C’è tutto il mondo dell’efficacia aziendale applicato al non profit proprio perché possa migliorarsi sempre di più e aumentare i propri standard qualitativi.
Fundraising, comunicazione, sviluppo e organizzazione sono le quattro aree strategiche nelle quali Atlantis opera contemporaneamente. In che modo riuscite a pianificare una strategia che si riveli performante in tutti questi ambiti?
Bisogna sicuramente cominciare da un’analisi dei dati che abbiamo già, attività iniziale di vera e propria intelligence. Poi bisogna lavorare molto in sinergia con il cliente perché alla fine il risultato è lui che lo ottiene. Noi siamo acceleratori, diamo visioni parallele e stimoliamo innovazione partendo dall’analisi di quello che c’è e dalla valorizzazione di quello che si trova già all’interno di un’organizzazione, badando anche a cosa ha funzionato e cosa no. È necessario poi cercare di capire bene la mission dell’organizzazione, il target di riferimento, i codici di comunicazione più adatti… elementi che fanno parte della pianificazione strategica che utilizza software e database specifici. Tutto ciò si traduce in piani di azione, attività concrete, campagne di comunicazione e costante aggiornamento delle iniziative messe in campo. Possiamo intervenire da subito o in seconda fase se il cliente ha già una struttura che si occupa di analisi e pianificazione.
Per quanto riguarda nello specifico l’ideazione della strategia di comunicazione, quali sono le principali difficoltà che si riscontrano dovendo operare nel settore non profit?
La strategia è sempre molto connessa con le emozioni delle persone, così come lo è la comunicazione anche per le realtà profit. La difficoltà sta nel riuscire a trovare i codici di comunicazione emozionale che facciano agire le persone, facendo loro donare tempo o denaro, senza acquistare nulla. Bisogna cercare di far partecipare le persone alla causa sociale facendole sentire come se farne parte fosse un privilegio, ed è davvero difficile riuscire in ciò. Le leve emotive sono tante, ma non vanno tutte bene: bisogna trovare quelle adatte alla specifica organizzazione di cui ci si sta occupando.
Tra le vostre attività c’è anche quella legata a corsi di formazione organizzati da voi. Qual è la mission che vi porta a operare anche in quest’ambito?
Per le piccole organizzazioni spesso è difficile investire in processi di consulenza, ma è più facile aggiornarsi e formare persone al proprio interno. La nostra mission è dare energia alla solidarietà, e ciò è possibile grazie anche al trasferimento di know how, di conoscenze a professionisti del terzo settore o anche a chi si affaccia per la prima volta in questa professione. Abbiamo strutturato una serie di corsi sia di base che più avanzati, legati al fundraising, alla comunicazione sociale, al public speaking, al direct marketing e così via. Sono corsi molto pratici e concreti.
Avete appena compiuto un anno di attività: in questo breve lasso di tempo, quali risultati ha ottenuto Atlantis e quali obiettivi sperate di raggiungere in futuro?
Siamo riusciti a lavorare con un buon numero di clienti, sia profit che non profit, clienti piccoli e grandi, offrendo la nostra gamma di servizi e ascoltando le loro esigenze, aggiustando anche il tiro in corso d’opera. Sicuramente vorremmo raddoppiare il numero di clienti per il prossimo anno, migliorare sempre di più quello che facciamo giorno dopo giorno, capire se riusciamo a portare bene avanti la nostra mission, supportare la crescita delle organizzazioni non profit. I clienti che ci danno fiducia sono sicuramente un ottimo indicatore per capire che questa è la strada giusta, ma c’è sempre bisogno di migliorarsi.
Lucia Mancini