Non sprecare la crisi vuol dire soprattutto porre le condizioni perché le innovazioni di sistema in grado di accrescere la nostra competitività e la nostra qualità della vita possano essere immaginate, realizzate ed applicate. In questo la pubblica amministrazione ha una responsabilità senza pari. Certo non può far tutto da sola, certo deve essere sempre più aperta al dialogo e ai contributi che vengono dalle imprese, dalle università, dal terzo settore, dai singoli cittadini, ma è alla PA che si sono rivolte e si rivolgono le speranze e le attese. Questa nuova importanza della mano pubblica è stato forse l’effetto più immediatamente visibile del grande sconquasso, ma se la stessa PA non cambia questo effetto nasconde veleno nella sua coda.
La crisi da cui stiamo faticosamente uscendo, se pure da noi ha avuto in alcuni settori, quale quello finanziario, impatti meno rovinosi che in altri Paesi, rischia di avere effetti catastrofici sul nostro futuro sviluppo, perché è venuta ad incidere su una struttura sociale ed economica molto debole.
È necessario quindi, sin da ora, senza rimandare a tempi migliori, un deciso e coraggioso cambio di paradigma che comporti scelte radicali in favore dell’innovazione, dell’istruzione e della ricerca, del riconoscimento del merito.
Tali scelte non possono che essere, appunto, scelte e, quindi, impongono di discriminare tra investimenti utili a questo fine e investimenti, forse altrettanto necessari per un’uscita qual che sia dalla crisi di oggi, ma fuori strategia per quel nuovo sviluppo che vogliamo.
La mano pubblica e la pubblica amministrazione, che costituisce la cinghia di trasmissione delle politiche, hanno un ruolo decisivo in questo momento topico della vita del Paese: se la PA punta davvero su merito, innovazione, partecipazione può essere il relais autentico per un nuovo modello di crescita sociale.
FORUM PA 2010 si propone come facilitatore e promotore di questo cambiamento, centra il suo programma annuale e la sua manifestazione del prossimo maggio su questo impegno e su queste parole d’ordine, lo fa mettendo a fattor comune la sua esperienza ventennale, la sua community di decine di migliaia di innovatori, la sua penetrazione nelle amministrazioni e nelle imprese.
La domanda giusta, parlando dell’uscita del Paese dalla crisi, non è quando ne usciremo, ma come. L’Italia è entrata, infatti, nella crisi globale già in gravi difficoltà, con pesanti svantaggi competitivi rispetto agli altri paesi ad economia avanzata, con il fiato corto per dotazione infrastrutturale, per innovazione, per mobilità sociale.
48^ in competitività secondo il Word Economic Forum l’Italia è fanalino di coda dell’Europa; nel 2008 era 49^. Ci penalizza soprattutto il settore istituzioni, la scarsa fiducia dei cittadini, il sistema della giustizia.
Un terzo dei km di alta velocità rispetto alla Spagna; la metà della spesa in infrastrutture dell’Irlanda; la metà dei km di autostrade rispetto alla Germania: l’Italia è un Paese con infrastrutture scarse e vecchie.
Nel 2008 (prima del clou della crisi mondiale quindi) il 41% dei cinquantenni riteneva di avere uno stato sociale migliore di quello della famiglia di origine; solo il 6% dei ventenni era dello stesso avviso.
L’European Innovation Scoreboard, pubblicato dall’Unione Europea, posiziona l’Italia come l’ultimo dei paesi “moderatamente innovatori”. In buona sostanza 17° su 27. Dietro a noi non c’è nessuno dei nostri competitor europei.
Il 75% delle famiglie tedesche ha Internet fisso a casa, così il 62% in Francia, e il 51% in Spagna: in Italia la penetrazione non va oltre il 42%. Ma solo il 39% in Italia ha la larga banda contro il 61% in Francia, il 56% in Germania, il 45% in Spagna.
Se la responsabilità è diffusa e i ruoli da giocare sono tanti, un ruolo decisivo spetta alla politica, maggioranza e opposizione. Il piano 2012, annunciato, ma ad oggi ancora non divulgato dal Ministro per la PA e l’innovazione, può essere un buon banco di prova.
In questa partita la pubblica amministrazione gioca una parte decisiva. Alla Pubblica Amministrazione, nei Paesi di democrazia "europea", è affidato un ruolo importante e delicato nella dialettica democratica.
La pubblica amministrazione arriva a questo appuntamento con delle leve importanti:
il nuovo assetto normativo del decreto legislativo Brunetta (D.Lgs. 150/09) centrato su valutazione, trasparenza e premialità.
Di fronte a questa situazione di oggettiva difficoltà strutturale, stratificata nel tempo, e alla sfida del cambio del paradigma di sviluppo che ci sta di fronte, FORUM PA si impegna con sempre maggior forza ad essere il luogo geometrico in cui si ritrovano, fisicamente e virtualmente, gli innovatori italiani che decidono di rimboccarsi le maniche e provare a dare una smossa a questo Paese.
Per questo la politica dell’innovazione per uscire dal tunnel sarà il tema centrale della manifestazione. Tema che è stato appunto sintetizzato con il titolo: “La crisi, e poi? - Il ruolo della PA per uscire dalla crisi con un Paese diverso e più forte, fondato sul merito e sull’innovazione”.