Quali sono le piattaforme su cui conviene investire per supportare la propria attività in ambito digitale?
Oggi le piattaforme dominanti sono sicuramente Facebook, per quanto abbia registrato un calo nell’ultimo anno, e Instagram, in grandissima crescita per i professionisti e per le aziende. Fino a poco tempo fa si pensava che Instagram fosse uno strumento solo per ragazzini, invece è prepotentemente emerso quanto sia una piattaforma fondamentale per il business. Poi c’è YouTube, che è tornato a crescere, riprendendo trazione con il calo di Facebook, e LinkedIn. Questi sono i quattro luoghi digitali su cui un professionista deve senza dubbio porre l’attenzione. Poi si può scegliere se essere presente su tutte le piattaforme, su alcune o su una sola, ma Facebook, Instagram, YouTube e LinkedIn sono oggi i posti in cui trovare tutti gli italiani, non puoi assolutamente evitarli.
Constatata la preponderanza del formato video, quale futuro per il mercato editoriale tradizionale?
Il tema è interessante, io continuo a leggere una marea di statistiche contrastanti. Da un lato, c’è chi dice che i libri vanno del tutto digitalizzati, mentre, dall’altro, una statistica internazionale evidenzia che il cartaceo è in crescita continua rispetto al digitale. Uno si chiede come sia possibile. Quello che è chiaro, secondo me, è una fruizione dell’informazione sempre di più nel formato maggiormente comodo rispetto al momento di utilizzo. A me in vacanza, la mattina, piace fare colazione e leggere il giornale cartaceo, mentre in metropolitana risulta più adatto lo smartphone, come a casa può risultare più agevole il tablet. Dipende moltissimo dalle contingenze. Il punto cruciale, secondo me, riguarda la qualità dell’informazione: ciò che viene trasmesso ha un valore tale da giustificare la scelta di abbonarsi a un servizio? Il problema di molti editori oggi riguarda questo aspetto: oggi sulle testate, anche sulle più importanti, si riscontra un livello di qualità delle notizie imbarazzante, con titoloni sensazionalistici da clickbait. Se si forniscono invece informazioni valide su tematiche specifiche, ecco allora che il pubblico è disposto a pagare per accedervi. Chiaramente è un mondo in grande cambiamento, ma alla base c’è sempre il contenuto. Faccio un esempio, prendiamo Jordan Peterson, autore del best-seller internazionale “12 rules for life”: Peterson è un professore e psicologo clinico e ha un canale YouTube seguitissimo, in cui ha caricato più di 500 ore di lezioni su temi super complessi, dimostrando che quando il contenuto è qualificato la gente ti sceglie e ti segue. Ovviamente se sei in grado di proporre i temi in maniera adeguata e accattivante.
Influencer e Marketing: in futuro sarà la reputazione digitale la nuova moneta di scambio?
In queste settimane, è alla ribalta il caso “The Ferragnez”, ossia Chiara Ferragni e Fedez, con il loro matrimonio principesco. Premetto che io ho molto rispetto per gli imprenditori, questi due ragazzi infatti sono due giovani entrepreneur, una nel campo della moda e l’altro nel campo della musica, per cui tanto di cappello. Non hanno qualcuno dietro, ci mettono la faccia, dicendo chiaramente “se ti piace il nostro prodotto bene, altrimenti non ci seguire”. Non fanno nulla che non sia concesso all’interno del libero mercato. Oggi assistiamo a ondate di invidia sociale che si sviluppa di pari passo con fenomeni di grande successo come il loro ma essa è assolutamente ingiustificata. Io non ascolto la musica di Fedez, ma, partendo dall’osservazione oggettiva delle attività di questo ragazzo, vedo un imprenditore che si muove bene e dà da lavorare a tante persone in modo onesto. È chiaro che avendo milioni di persone che ti seguono, possiedi di conseguenza una grande influenza. Accade in politica, vedi Trump, come nello show-biz, vedi Kylie Jenner, 100 milioni di follower su Instagram, che ha lanciato la sua azienda di cosmetici e ha fatto 900 milioni di fatturato in 3 anni. Non bisogna svilire il ruolo degli influencer mettendo in dubbio il potenziale di business dei loro numeri: se i numeri di follower sono reali si vede subito, perché ottieni profitti concreti. Più i numeri sono grandi e veri, più l’impatto è clamoroso e più si possono lanciare nuove iniziative di business. Prendiamo Cristiano Ronaldo e LeBron James: sono eccezionali nel loro campo, ma non firmerebbero quei contratti milionari senza la loro influenza in rete. Lo stesso vale per The Rock: non è il migliore attore del mondo ma ha un seguito pazzesco sui social e quando si siede al tavolo dei produttori può giocarsi questa carta, perché oltre alla recitazione mette sul piatto il fatto di essere un vero e proprio media in grado di promuovere un film contando su un seguito di milioni di persone. Tutto questo ha un valore enorme. L’impatto social ha un peso notevole nel sistema economico ormai. La reputazione è già moneta di scambio: se va giù, il brand è perduto. Ad esempio, in Cina ormai tutto è digitale, in ogni settore: vince chi ha il servizio migliore, il contenuto migliore e di conseguenza chi ha la migliore reputazione.
Quale saranno le caratteristiche che definiranno i professionisti del futuro e quali elementi chiave ne determineranno il successo?
Al primo posto, le solite vecchie regole: chi ha più competenza vince. Il livello di competenza fa tutta la differenza del mondo, sempre. Il presupposto di base è: sei veramente bravo, sì o no? Poi, detto questo, entra in gioco il tema digitale: ossia la capacità di usare il mondo digital nel modo giusto. Qui Ferragni e Fedez insegnano perché sanno comunicare online correttamente, con il proprio stile e con il proprio pubblico. Conoscono bene il funzionamento di Instagram, sia tecnicamente che strategicamente, per cui sono in grado di raccogliere 3 milioni di views con una Storia. Riassumendo: il successo è dato da una grande competenza nel proprio campo, più una grande abilità nell’utilizzo delle piattaforme social, che però cambiano, per cui occorre sempre aggiornarsi e stare al passo.
Elisabetta Pasca