Non solo sempre più connessi, ma anche dotati di diversi profili sui social e di accout sulle app di messaggistica istantanea, creati spesso mentendo sulla loro età. Questa la fotografia scattata da ‘Smartphone, social network and instant messaging services: challenges for children, parents and teachers‘, lo studio commissionato da Tim, curato da Giovanna Mascheroni, ricercatrice in sociologia dei processio culturali e comunicativi all’Università Cattolica di Milano, che il 16 settembre verrà presentato a Roma in un incontro con il Family Online Safety Institute. Secondo la ricerca, effettuata partendo da un campione di 350 ragazzi tra i 9 e i 17 anni, lo strumento più usato per connettersi è, per l’88% degli adolescenti, lo smartphone, attraverso il quale possono accedere ai loro diversi account.
Se da un lato la facilità di accesso e la larga diffusione degli smartphone cresce il tasso di digitalizzazione del paese, dall’altro lato si corre il rischio di far aumentare l’esposizione a contenuti violenti e razzisti e al sexting, lo scambio di messaggi di natura sessuale. Tra tutti i pericoli della rete, relativamente poco diffuso è il bullismo, di cui si dichiara vittima il 9% degli intervistati, pur essendo riconosciuto come l’esperienza più dolorosa per i ragazzi.
WhatsApp, continua il report, è considerata la piattaforma più sicura dai ragazzi, proprio perchè si interagisce attraverso il numero di cellulare. Ma spesso attraverso i gruppi creati si può entrare in contatto con sconosciuti. E sono molte le ragazze che proprio in questo modo sono diventate vittime di sexting.
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