Dal ruolo di Facebook nelle situazioni di emergenza e il suo impegno per migliorare il mondo, alle qualità necessarie per arrivare al successo, passando per il rapporto con i media. Questi i temi che Mark Zuckerberg ha discusso con gli studenti della Luiss di Roma, in una sessione di ‘Question & answer’ durata circa un’ora. Una tradizione per Facebook, ha spiegato il fondatore del social, per lui importante per orientare la società, capire cosa funziona e cosa no, e correggere il tiro.
“Il successo non si misura dalla condivisione delle foto, ma da quanto la nostra community può aiutare in caso di disastri naturali, come il terremoto”, ha esordito il manager rivolgendo il suo pensiero al sisma che ha colpito il centro del Paese. “Nel caso dell’Italia il sistema del Safety Check ha funzionato bene”, ha detto accennando anche all’impegno del social per sostenere la Croce Rossa: “abbiamo donato 500.000 dollari e messo a loro disposizione la piattaforma di Facebook per tutto quello di cui potevano avere bisogno”.
“La comunità italiana si è riunita per sostenere i territori colpiti dal terremoto”, ha aggiunto ricordando poi l’esempio di un ristorante che ha pubblicato un post promettendo una donazione di 1euro per ogni piatto di amatriciana ordinato: “ora 700 ristoranti hanno aderito e questo è un esempio di come questa community può unirsi per aiutare le persone”.
“Possiamo fare cose particolari e questo è il cuore della nostra missione”, ha ribadito promettendo ulteriori sviluppi futuri per safety check. “La nostra comunità per essere forte deve avere gli strumenti per intervenire in situazioni difficili”.
Passando a temi più di natura economica, Zuckerberg ha raccontato come l’Italia sia uno dei Paesi in cui Facebook viene più utilizzato per mantenere contatti di affari. “Quello che vediamo qui è straordinario”, ha affermato, sottolineando che una simile diffusione riguarda almeno uno su 10 tra i 29 milioni di profili che risultano iscritti in Italia ed è legata al tessuto di microimprese che caratterizza la penisola. “Avete una buona cultura imprenditoriale, dovete rimanere ottimisti”, ha detto ancora prima di elencare quelle che per lui sono le caratteristiche che un imprenditore deve avere per arrivare al successo. Prima di tutto avere ben chiaro l’obiettivo da raggiungere e in quale modo si vuole “migliorare il mondo”; poi la perseveranza, con il successo che, passando anche dai fallimenti, “non bussa alla porta, ma arriva dopo tanto lavoro”; e la capacità di riuscire a circondarsi di validi collaboratori. Tra gli elementi che distinguono il suo social dagli altri, ha spiegato il numero uno di Menlo Park, c’è anche la possibilità per gli ingegneri e sviluppatori di lavorare con diversi strumenti per l’implementazione, testando le loro idee direttamente con gli utenti, in una dinamica di apprendimento continuo.
Alla domanda se Facebook possa un domani diventare editor, Zuckerberg ha risposto: “Noi non produciamo contenuti, siamo una tech company e creiamo strumenti per permettervi di avere l’esperienza che volete, a livello personale o di business”. “Ognuno di voi può decidere chi seguire, come persone, media o aziende”. “Prima di internet”, ha proseguito, “c’erano la tv e i giornali, ma non c’erano così tanti canali. Ora con i social ci si può connettere con tutte le persone del mondo”, ha detto ricordando come ogni utente abbia in media tra i propri contatti diverse decine di persone che risiedano in un altro Paese, dalle quali possono arrivare molte più notizie.
“Il mondo ha bisogno di società che producono media”, ha detto parlando di una prospettiva diversa rispetto a quella in cui si muovono i social, per certi aspetti più varia e meno “monolitica”. Passando agli aspetti più ‘antropologici’ della rivoluzione generata da Facebook nel modo di comunicare, Zuckerberg ha ribadito come la sua creatura non abbia rovinato l’interazione faccia a faccia, visto che viene utilizzata principalmente per tenersi in contatto con persone che altrimenti non si potrebbero incontrare fisicamente. “Se pensassi di aver rovinato la comunicazione, cambierei il nostro prodotto”, ha affermato. “Se andassi a cena dalla mia famiglia e poi comunicassimo tutti su Facebook, ognuno in una stanza diversa, allora questo sarebbe preoccupante”, ha detto. “Niente sostituisce l’interazione faccia a faccia. Sullo sfondo vediamo gli aggiornamenti di persone che magari non chiamiamo o non possiamo visitare ma ci fa piacere sapere cosa fanno. Non stiamo rovinando nulla, stiamo estendendo quello che già facciamo”.
E per il futuro? La realtà virtuale, nella quale Facebook sta effettuando investimenti ingenti, è destinata a diventare “la più grande piattaforma social mai vista”. “Ogni vent’anni arriva una nuova grande piattaforma: prima abbiamo avuto i pc portatili, poi i browser, oggi gli smartphone e tra i cinque e i vent’anni vi guarderete intorno e sarete in un posto nel quale non siete presenti fisicamente ma sembrerà come se lo foste”, ha detto. spiegando come la realtà virtuale “sarà un’esperienza sociale potentissima” in quanto consentirà “di incontrare una persona con la quale non potete stare fisicamente come se foste nello stesso posto”. “Quello che abbiamo visto finora non è la fine della strada”, ha concluso.