C’è un’Italia nascosta dietro le porte delle dimore storiche che hanno fatto grande l’aristocrazia italiana. C’è la bellezza della storia e il fascino dell’arte, preservati nei secoli da famiglie di lustro che hanno abitato palazzi e ville progettati da architetti come Raffaello, Palladio e Bernini. Stefano Aluffi Pentini, storico dell’arte, ha fondato nel 1996 A Private View of Italy ispirandosi al Grand Tour settecentesco, organizzando così visite e viaggi inediti all’interno di palazzi attraversati dalla storia, pensati come luoghi per vivere e per ricevere. Grazie ai rapporti di fiducia e amicizia, i suoi ospiti sono accolti come invitati, a volte dagli stessi padroni di casa, in luoghi straordinari. Piccoli ricevimenti, pranzi, concerti o eventi di ogni genere si svolgono in dimore in cui ancora sono conservati capolavori di Caravaggio, Guido Reni e Canova. Tutto ciò permette di vivere queste case, altrimenti chiuse al pubblico, di ammirare gli arredi disegnati appositamente nel corso dei secoli e scoprire giardini unici. Il tutto arricchito da un’assistenza dettagliata per l’organizzazione dei viaggio: dai voli agli alberghi, dai ristoranti al servizio limousine.
Nel 1996 ha fondato A Private View of Italy ispirandosi al Grand Tour settecentesco. Cosa rappresentava quell’esperienza all’epoca e cosa può offrire al viaggiatore contemporaneo?
Nel XVIII secolo ha preso sempre più piede la tradizione del Grand Tour, durante il quale ricchi e colti giovani esponenti di famiglie dell’aristocrazia europea, spesso già conoscitori di classici e delle arti, visitavano l’Italia e i suoi tesori. Oltre che nei musei e nelle chiese, molte opere d’arte erano ancora nei palazzi della nobiltà italiana, dai ricchissimi palazzi di Genova ai capolavori rinascimentali delle famiglie fiorentine, dalle grandi collezioni dei principi romani al fasto dei palazzi napoletani. Molte di queste case sono ancora intatte, abitate dalle stesse famiglie. Entrarci è estremamente suggestivo perché permette di intraprendere un esclusivo viaggio temporale. Oggi, come accadeva nei secoli passati, è possibile visitare – organizzando delle aperture speciali – posti come l’Aurora del Reni di casa Pallavicini Rospigliosi o quella del Guercino di casa Boncompagni.
Come ha sviluppato l’iniziativa? Quanto ha influito su questa idea la sua vita personale, l’aver sempre vissuto in un’atmosfera di cultura storico-artistica?
Ho cominciato a pensare di creare una società di turismo culturale dedicato alle dimore storiche italiane dopo una laurea in storia dell’arte e qualche anno passato organizzando delle mostre. Ho riflettuto molto, insieme al mio amico veneto Giordano Emo Capodilista, come poter far sì che le case storiche, quotidianamente vissute e non aperte al pubblico, potessero di tanto in tanto ricevere dei viaggiatori, proprio come si faceva ai tempi del Grand Tour. All’inizio il progetto era legato al Lazio e al Veneto, le nostre regioni, ma presto è stato esteso in tutta Italia e poi in Europa. Giordano, fin dai primi tempi, ha però preferito dedicarsi alla produzione del suo ottimo vino e quindi sono rimasto socio unico. Indubbiamente però la sua Villa Emo Capodilista di Montecchia – che ora tra l’altro può essere una base per chi vuole soggiornare a scoprire il Veneto – fu il punto di partenza per aumentare il desiderio di fare sì che le dimore storiche potessero essere conosciute e vissute da colti viaggiatori. Per il resto, nello sviluppo dell’attività, sicuramente ha molto influito il mio interesse per l’architettura, dovuto soprattutto ad aver passato molto tempo con mio nonno, l’archeologo e architetto Bruno M. Apollonj Ghetti e con suo fratello Fabrizio, collezionista di stampe e di libri antichi la cui casa romana era piena di memorie storiche e artistiche.
I suoi ospiti sono accolti come invitati, a volte dagli stessi padroni di casa, in luoghi straordinari. Che tipo di esperienza hanno il pregio di vivere? Quali sono i servizi che vengono garantiti?
L’idea alla base di tutto è che i viaggiatori accedano alle ville non per abitarle (preferiscono gli alberghi di lusso) ma per vivere durante il giorno la vita normale delle dimore storiche. I tempi e i modi con cui vengono coinvolti sono quelli di un invito, non di una visita guidata: certi luoghi vanno apprezzati con calma, con un concerto di musica da camera, con un ricevimento e, come quando si è ricevuti in una casa, sono i padroni di casa ad accoglierli. Noi organizziamo ogni aspetto del viaggio: gli alberghi, i trasporti, la logistica – sempre coordinata da un membro del mio staff che accompagna gli ospiti – il programma culturale guidato da uno storico dell’arte, l’accesso speciale a dimore private con eventuali ricevimenti organizzati ad hoc per i nostri ospiti.
Cosa si nasconde dietro le porte chiuse di residenze private dell’aristocrazia italiana, progettate da architetti come Raffaello, Paladio e Bernini?
In effetti pochi sanno che a Firenze una famiglia vive ancora nel palazzo progettato per loro da Raffaello, o che a Roma un’altra famiglia vive in un palazzo ampliato dal Bernini o ancora che in Veneto le ville di Palladio sono quotidianamente abitate. Credo che tutti noi, e soprattutto lo Stato, dobbiamo essere contenti che qualcuno preservi questi tesori familiari, arrivati ancora intatti nel XXI secolo grazie al senso di responsabilità dei proprietari.
Tra i suoi clienti anche i personaggi più potenti della terra. Cosa li spinge a scegliere questa esperienza? Qualche aneddoto?
Credo che le numerose personalità che hanno viaggiato con la mia società siano state attratte soprattutto dalla nostra attendibilità e discrezione, dalla capacità ad accedere a luoghi unici e allo stesso tempo dalla validità degli storici dell’arte che sempre guidano i nostri ospiti. Quindi difficile raccontare qualche aneddoto, posso accennare che David Rockefeller in Sicilia, ormai centenario, ha pensato che era inutile fare la fila allo Stretto di Messina per andare a vedere i bronzi di Riace e che un elicottero sarebbe stato molto più semplice… Ma poi alla fine preferì una gita in barca a Taormina. Mica male per un centenario. Aveva un’energia incredibile!
Quanta consapevolezza c’è all’estero dell’inestimabile e vasto patrimonio italiano? E quanto desiderio suscita nel turista di alto profilo?
La più grande soddisfazione che offre questo lavoro è di riuscire a consolidare nel viaggiatore straniero la consapevolezza dell’unicità del nostro paese. Molti dei nostri viaggiatori sono venuti in Italia molte volte e sono già dei grandi estimatori. Ma proprio scoprendo con noi palazzi, ville, giardini, biblioteche e archivi privati, prendono coscienza che nessun altro paese d’Europa è da questo punto di vista paragonabile all’Italia, un paese che non ha quasi avuto rivoluzioni, più dedito alle arti che alla guerra, ma che nonostante i disastri del XX secolo è riuscito ad andare avanti nella conservazione del proprio patrimonio artistico privato. In nessuna città d’Europa ci sono ancora tanti palazzi privati in città, abitati e mirabilmente conservati come a Roma, Firenze, Venezia e Genova, solo per citare alcune delle nostre città, antiche capitali gloriose dell’arte.
Franco Del Panta