Per combattere lo spreco alimentare approda finalmente anche in Italia Too Good To Go, l’app nata nel 2015 in Danimarca, già presente in altri 9 Paesi d’Europa: conta ad oggi oltre 8 milioni di utenti ed è tra le prime posizioni negli App Store e Google Play di tutta Europa. Il successo riscosso è frutto di un meccanismo virtuoso molto semplice: tramite l’app, infatti, è possibile evitare gli sprechi alimentari acquistando a prezzi ridotti le Magic Box che contengono deliziosi prodotti e piatti freschi invenduti di bar, ristoranti, supermercati e hotel. Per conoscere meglio questa promettente realtà, abbiamo intervistato Michele Martinotti, Head of Marketing di Too Good To Go Italia.
Qual è la storia di Too Good To Go e come arriva in Italia?
Too Good To Go è nato in Danimarca nel 2015: allarmato dal dilagante tema degli sprechi alimentari e dopo aver visto l’ennesimo buffet finire nella spazzatura un gruppo di giovani ha deciso di mettersi in gioco per invertire la rotta e fermare questo spreco: il cibo era ancora “troppo buono per essere buttato”, da qui “too good to go”. Lo sviluppo dell’app è stato fulminante, con una rapida e costante espansione in Europa e il susseguente arrivo in Italia – il decimo Paese a entrare nella rete – nel 2019.
Quali valori e che genere di obiettivi muovono l’iniziativa?
Il nostro primo obiettivo è creare la più grande rete antispreco d’Italia – sulla scia di Too Good To Go che come realtà europea ha già aiutato a “salvare” oltre 12 Milioni di pasti. Too Good To Go non è solo un’app che opera nel settore alimentare, è un vero e proprio movimento di Waste Warriors che ha l’obiettivo di cambiare la prospettiva di consumatori, negozianti e istituzioni in merito agli sprechi alimentari – domestici e non.
Come funziona l’app e che riscontro vi attendete dal pubblico italiano?
I ristoratori e i commercianti di prodotti freschi iscritti all’applicazione possono mettere in vendita le Magic Box, delle “bag” con una selezione a sorpresa di deliziosi prodotti e piatti freschi, rimasti invenduti a fine giornata e che non possono essere rimessi in vendita il giorno successivo. D’altra parte, i consumatori possono acquistare con un semplice tap sull’applicazione ottimi pasti a prezzi minimi, tra i 2 e i 6 euro, impegnandosi allo stesso tempo nella lotta agli sprechi e nella tutela dell’ambiente, considerando che ogni Magic Box acquistata permette di evitare l’emissione di 2 kg di Co2: basta geolocalizzarsi e cercare i locali aderenti, ordinare la propria Magic Box, pagarla tramite l’app e andarla a ritirare nella fascia oraria specificata per scoprire cosa c’è dentro. Inoltre, per limitare l’uso di imballaggi, i negozi aderenti a Too Good To Go incoraggeranno i clienti stessi a portare da casa contenitori e sacchetti propri.
Quali realtà italiane hanno aderito al progetto di Too Good To Go?
L’obiettivo di Too Good To Go è collaborare con realtà di tutti i tipi – dai grandi gruppi alle piccole attività locali: i ristoranti biologici EXKi e i negozi Carrefour Italia sono tra i primi punti vendita aderenti al progetto di Too Good To Go nel nostro Paese; anche Eataly, da sempre impegnata nelle politiche contro lo spreco, ha preso parte al progetto con un pilota dedicato al punto vendita di Milano Smeraldo. Ci sono poi tante altre realtà che rappresentano l’essenza della scena gastronomica locale, come il micropanificio Le Polveri, Mascherpa, la Macelleria Faravelli, Tramè e tante altre.
Qual è la situazione italiana rispetto al tema dello spreco alimentare?
Nel nostro Paese si sprecano ogni anno oltre 10 milioni di tonnellate di cibo, pari a un valore di circa €15 miliardi l’anno. Nonostante l’impegno di molti privati, aziende e associazioni nella lotta agli sprechi alimentari, siamo convinti che sia necessario un ulteriore sforzo per sensibilizzare chi ancora non si adopera per ridurre al minimo lo spreco – anche nelle piccole azioni quotidiane.
In che modo si costruisce una corretta cultura dei consumi per uno sviluppo sostenibile?
Il nostro raggio d’azione mira ad arrivare a tutti gli stakeholder coinvolti nella lotta agli sprechi: privati cittadini, aziende e istituzioni. In Danimarca siamo riusciti, collaborando direttamente con i produttori (tra cui Unilever e Carlsberg), ad andare oltre il concetto di TMC (Termine Minimo di Conservazione, vale a dire il classico “da consumarsi preferibilmente entro…”) facendo aggiungere la dicitura “spesso buono anche dopo…” sulle etichette dei prodotti. Anche in Francia stiamo lavorando a un accordo nazionale di natura simile tra produttori e governo francese. Crediamo che azioni del genere siano possibili anche in Italia, con la collaborazione dei giusti partner e delle istituzioni. L’obiettivo è fornire una prospettiva diversa sul consumo di beni alimentari – e siamo convinti di avere i giusti strumenti e la giusta motivazione per spianare la strada a una solida e radicata cultura dell’antispreco.
Elisabetta Pasca