Arrivare al successo partendo da zero. Sul podio di General Motors ecco avverarsi il “sogno americano” di una intraprendente 51enne, Mary Barra, nominata amministratrice delegata del colosso automobilistico made in Usa. La prima donna ai massimi vertici del settore delle autovetture, prettamente gestito da uomini – meglio ancora se con esperienze pregresse nel campo della finanza – prenderà il posto di Dan Akerson a partire dal 15 gennaio 2014, diventando così la manager rosa più potente al mondo.
A segnare la svolta di Detroit, la decisione presa dal 65enne Akerson di lasciare entrambe le cariche – quella di Presidente e Amministratore Delegato di GM – nonché anticipare il pensionamento per assistere la moglie affetta da tumore. Tra gli aspiranti successori di Akerson, il più favorito sembrava essere Steve Girsky, 51 anni, vicepresidente del gruppo e numero uno delle attività europee. Pare invece che verrà relegato al ruolo di consulente e dall’aprile 2014 lascerà l’azienda. Nulla da fare anche per gli altri due candidati, Mark Reuss, 50 anni, direttore generale di GM North America e Dan Amman, 41 anni, direttore finanziario: la femminilità ha letteralmente sbaragliato la concorrenza.
Mary Barra conosce molto bene la General Motors. Entrata come stagista nello stabilimento della fabbrica di Pontiac (marchio cancellato dalla crisi) a soli 18 anni, decide di pagare col suo lavoro la laurea in ingegneria, specializzandosi, in seguito, alla Business School di Stanford. Ha poi ricoperto le posizioni di executive vice president, global product development, purchasing and supply chain, seguendo da vicino le dinamiche dello sviluppo e della vendita del prodotto che, grazie al suo importante contributo, sono migliorate sia dal punto di vista qualitativo dei modelli degli 11 brand internazionali facenti capo a GM, sia per quanto riguarda la soddisfazione della clientela.
La notizia del cambio ai vertici di GM arriva in seguito all’annuncio, da parte del Tesoro Usa, della cessione della quota residua nell’azienda. In pratica, dei quasi 50 miliardi stanziati nel 2009 dal Tesoro a favore di GM – anche per il salvataggio della Chrysler – l’Amministrazione Obama ne ha recuperati solo 39. Va detto, tuttavia, che a fronte del rischio di fallimento della casa automobilistica internazionale, quest’operazione finanziaria ha permesso il salvataggio di circa 1,2 milioni di posti di lavoro, con un risparmio di quasi 40 miliardi per le casse dello Stato. Attualmente le quotazioni in borsa di General Motors si attestano a 40,40 dollari (+1,22%).
Martina Ottaviani