Dal 2018 al 2022 è stato il deus ex machina del successo mainstream di un artista dalla personalità poliedrica e provocatoria come Achille Lauro e oggi Angelo Calculli ha deciso di mettere nero su bianco il perimetro di un’esperienza professionale imponente, in grado di costituire un exemplum significativo per tutti coloro che vogliono approcciarsi al delicato ruolo di manager musicale. Calculli con il suo libro “Da 100 a 10. Un viaggio nella musica in Rolls-Royce”, edito da Readaction Editrice e disponibile in tutte le librerie e digital store, offre ai lettori una prospettiva intrigante sul mondo della musica, spostando il sipario e liberando l’accesso al “dietro alle quinte” di un meccanismo affascinante e insidioso al tempo stesso. Attraverso lo straordinario caso di Achille Lauro, che costituisce una delle case history più impattanti nella storia della musica pop in Italia, Angelo Calculli disegna un appassionante itinerario nel cuore di un mestiere che necessità di visionarietà, coraggio, preparazione, creatività e fiuto. Tra musica, idee fulminanti, successi e cadute, la sua voce restituisce un approccio sincero e originale all’universo della creatività, sospeso tra luci e ombre, trasmettendo una storia che sa andare dal particolare all’universale, cristallizzando così un frame importante della contemporaneità.
“Da 100 a 10. Un Viaggio nella Musica in Rolls-Royce” è il tuo primo libro: perché hai scelto proprio questo titolo?
Il titolo ha un significato preciso. Esprime il valore economico in migliaia, il primo, e in milioni di euro, il secondo. Riassume anche la decrescita del rapporto personale con l’artista utilizzato come case history nel libro.
Quale molla è scattata tanto da spingere un manager musicale di successo a cimentarsi con il “demone” della scrittura e come vedi te stesso nel ruolo inedito di scrittore?
Non sono uno scrittore. In vita mia ho scritto atti di natura giuridica, storie e sceneggiature di film. Ho quasi dovuto scrivere questo libro per diversi ordini di ragione. Sicuramente il primo è quello “curativo”. L’ultimo anno di lavoro con Lauro De Marinis diciamo che non mi ha fatto stare molto bene a livello psicologico, la scrittura in parte mi è servita a tirare fuori quello che non riuscivo a raccontare ai medici che mi hanno aiutato nel percorso di recupero dalla depressione. Ma l’ho scritto anche per spiegare a chi vuol fare questo lavoro a cosa va incontro, nel bene e nel male, e quali sono a mio vedere le giuste metodologie da utilizzare e gli sbagli da evitare. Infine, anche per spiegare una volta per tutte perché questa storia, questo viaggio, è finito, mettendo a tacere alcune illazioni, menzogne o stupidaggini raccontate “a” e “da” una parte dei fan.
Angelo Calculli, fautore del successo mainstream di Achille Lauro, accompagna il lettore in un viaggio travolgente nei meandri di un mestiere complesso e difficile quanto entusiasmante, quello del manager musicale
Il libro è sospeso tra l’autobiografismo e la necessità di trasmettere ai più giovani le skills necessarie per immergersi con i giusti strumenti nella delicata professione manageriale: cosa vorresti che restasse con maggiore forza di questo tuo lavoro e quali sono le peculiarità imprescindibili necessarie per sostenere questa tipologia di responsabilità professionale?
Le skills sono importanti ma anche gli errori lo sono. Per svolgere bene questa come anche altre professioni manageriali, è fondamentale una scolarizzazione adeguata e una conoscenza giuridica ed economica molto approfondita. Non ci si improvvisa. La musica è piena di manager improvvisati che magari fanno presa su giovani artisti perché, pur indebitandosi, acquistano e girano con auto di lusso, sfoggiano orologi di marca al polso, si vestono con brand di alta moda e spesso fanno uso di sostanze stupefacenti, utilizzando uno slang ricco di “brò”, “frate”, “sister”, eccetera. Non credo che il libro possa definirsi autobiografico. Piuttosto direi narrativo. Se fosse stato autobiografico credo sarebbe stato più corposo oltre che interessante. Ho svolto lavori molto più importanti di quello svolto nei 4 anni e mezzo che racconto. Certo, sono stati 4 anni e mezzo in cui ho dovuto svolgere più ruoli: a partire da quello di psicologo, consigliere familiare, avvocato, fiscalista, agente immobiliare e poi molti altri e poi ancora il visionario e creativo.
Sei stato il deus ex machina del successo mainstream di Achille Lauro, che hai seguito dal 2018 al 2022: dietro il suo suggestivo progetto artistico è evidente la presenza di una profonda ricerca di senso e di una immensa sensibilità creativa. Quali sono state le principali fonti di ispirazione e come sintetizzeresti la tua esperienza professionale accanto a un performer in grado di impattare in maniera sempre potente, nel bene e nel male, sull’immaginario collettivo?
Il bilancio della mia esperienza al fianco di Achille Lauro è sicuramente positivo. Altalenante come una montagna russa ma positivo. Meno positivo è quello al fianco della persona e per questo, alla fine, ho deciso di interrompere l’esperienza. Io amo la ricerca da sempre. Ricercare è un continuo acculturarsi e per quanto un ragazzo di poco più di 30 anni tenti di recuperare acculturandosi in modo indiretto con l’ascolto e con letture varie non potrà mai raggiungere il livello culturale e conoscitivo che deriva dagli studi universitari e specialistici e soprattutto da tanta esperienza di vita come uomo, genitore e professionista. Il 30 sta nel 60, è il 60 che lo contiene, e per fortuna anche l’età fa la differenza, specie se si ha un vissuto come il mio.
Quali sono le fasi e le espressioni della vostra collaborazione che più restano indelebili nella tua memoria e, a tuo avviso, risulteranno anche più durature nella storia della musica italiana?
Al primo posto non metto nemmeno il Sanremo 2020, quello di “Me Ne Frego”. Il premio va a “Bam Bam Twist”. Aspetto con ansia l’arrivo di un brano da solista, senza gli aiutini dei feat studiati a tavolino, che superi quella canzone. Un pezzo che pochi giorni prima della sua uscita mi era stato chiesto di eliminare e che sono riuscito, grazie alla mia insistenza e all’aiuto di Marco Alboni, allora Presidente della WMI, a far pubblicare e che oggi è il brano più ascoltato, più trasmesso radiofonicamente, di tutti i brani da solista di Achille Lauro. Magari arriveranno altri brani come “Mille” con Fedez e Orietta Berti, magari, per esempio, con artisti come Tedua o Baby Gang o Icy Subzero (grande), ma aspetto comunque che torni un “Bam Bam Twist”. Restano, inoltre, tutte le idee creative prese da Velvet Goldmine e l’esperimento da me fortemente voluto del progetto con l’Orchestra della Magna Grecia: due anni di apertura del MediTa Festival a Taranto e una tournée con la stessa orchestra in giro per l’Italia. L’opera incompiuta resterà il musical che spero di realizzare con altri, o che magari possa essere un’idea per i Maneskin.
Oltre al libro, sei impegnato anche come sceneggiatore e regista in ambito cinematografico, nonché come direttore artistico della società di management MK3 e dell’Oversound Music Festival di Matera. Inoltre, con Michele Monina, stai sviluppando il videocast “Bestiario Pop”: puoi raccontarci qualcosa di più sulle tue capacità “multitasking”, regalandoci maggiori dettagli sui tuoi molteplici impegni?
Quello che faccio oggi è la sintesi di tutte le attività che ho svolto nell’arte sia per passione che per lavoro. Ho deciso di lavorare con uno spettro più ampio di talenti non solo musicali ma anche della “penna” e dell’intrattenimento. Il mercato del Live è complicato e come in tutti i mestieri a volte devi interagire anche con persone che esercitano e fanno pesare il potere che hanno: ci vuole metodo e capacità anche politica per districarsi in quei meandri sconosciuti ai più. Ma ci proviamo con onestà e dignità, a volte anche subendo sterili offese e modi oltraggiosi e calunniosi. Come al solito, quando accade questo ci si trova sempre di fronte a persone magari molto potenti e ricche, ma spesso con scarsa cultura e insufficiente scolarizzazione e senso etico. L’etica dovrebbero insegnarla nelle scuole, ma così a frequentarle sarebbero in pochissimi.
A bruciapelo: cos’è per te la creatività?
La creatività per me è proporzionale alla capacità di sognare e di pensare che quei sogni possano trasformarsi in realtà. È sicuramente anche frutto di una profonda conoscenza e ricchezza culturale: è la realizzazione materiale della curiosità.
Qual è lo stato di salute della musica italiana in questo momento? Dobbiamo preoccuparci?
Si, bisognerebbe (il condizionale è d’obbligo) preoccuparsi. Ma a chi interessa lo stato di salute della musica? A qualche nostalgico 60enne come me? Nemmeno poi a tutti quelli della mia età, perché anche ai 60enni che sono a qualsiasi titolo coinvolti nell’ industria musicale dalla discografia ai live non gliene frega un benemerito nulla! È solo sfruttamento economico a scartamento ridotto; ridotto perché la musica stessa oggi è rappresentata da brani che se va bene durano 3 minuti. Di cosa parliamo: strofa, bridge, ritornello e, a volte, uno special! Finito! Assoli strumentali? Zero. Struttura? Zero. E poi di cosa parliamo, di artisti? Ma va! Ce ne saranno 20/30, contando la vecchia generazione, che sono bravi e durevoli; il resto è fissa a consumo triennale se va bene. Tutto marketing e tutto costruito a tavolino. La musica oggi non è un bene durevole, tranne in pochi casi. Un esempio? Mio padre, classe ’33, ascoltava Battisti e Barry White, mio zio, il più giovane degli zii, classe ’44, ascoltava Battisti e Barry White, io, classe ’62, ascoltavo Battisti e Barry White! Oggi mio figlio, classe ’89, ascolta Calcutta, Fulminacci, Margherita Vicario e il rock anni ‘60, mio nipote, classe ’96, ascolta i Maneskin e il rap alta scuola di Marra, Guè e Salmo e mio figlio del 2002 ascolta la trap di Icy Subzero, Lazza and company. Mondi divisi e separati, voluti da un mercato di consumo che ha all’improvviso imposto divisioni in classi generazionali: Zeta, Millennials, Boomer e chi più ne ha più ne metta. Io non ero una classe diversa da mio padre e mio zio: eravamo tutti ugualmente e semplicemente esseri umani. Inoltre, quanta offerta musicale e live c’è oggi? Il mercato è saturo per via della iperproduzione. Se i principi economici non sbagliano, la saturazione del mercato creerà implosione. La continua offerta di prodotto cessa di arrecare ai consumatori un incremento, ancorché in misura via via decrescente, di benessere, quando si raggiunge un punto di saturazione del bisogno soddisfatto da quel bene. È matematicamente certo che accadrà e sta già accadendo con l’accorciarsi del cosiddetto Hype dell’artista, ridottosi oramai a 3 anni, se va bene. Non serve tornare a fare cose che in passato avevano dato risultati. Mentre tu guardi al passato e mentre stai addirittura pensando al presente, dietro di te c’è già chi è proiettato al futuro.
Il viaggio nella Musica non è finito: cosa ti aspetti oltre la prossima curva?
Mi aspetto di guarire dai molti mali che queste curve mi hanno arrecato, mi aspetto di incontrare gente per bene e seria e mi aspetto che ai giovani talenti, quelli veri, sia data una opportunità musicalmente meritocratica e non perché solo strumentalmente e funzionalmente servita da strategie di puro marketing. Forse, proprio per questa ragione, mi aspetto di uscire fuori strada e prendere la strada della campagna pugliese.
Elisabetta Pasca