Proviene dall’ambito aziendale il nuovo direttore della Fondazione Ermanno Casoli: è Deborah Carè, Brand Marketing Manager del Gruppo Elica, azienda leader mondiale nella produzione di cappe da cucina.
La scelta del nuovo direttore è in linea con gli obiettivi perseguiti dalla Fondazione, che da sempre sostiene il valore del dialogo tra il mondo dell’impresa e quello dell’arte contemporanea e che ha ricevuto recentemente, per la qualità dei progetti messi in atto, il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Le novità riguardano anche il Comitato Scientifico, presieduto da Gianna Pieralisi Casoli, Presidente a vita della Fondazione. I nuovi membri nominati sono Deborah Carè, Pippo Ciorra (Architetto, Critico e Docente), Cesare Pietroiusti (Artista) e Pier Luigi Sacco (Professore di Economia della Cultura), mentre restano in carica Giorgio Di Tullio (Designer e Regista) e Riccardo Diotallevi (Communication Manager di Elica). La direzione artistica viene riconfermata a Marcello Smarrelli, che con il precedente Direttore, Riccardo Diotallevi, ha gettato le basi per le tante iniziative che hanno permesso alla Fondazione di diventare un punto di riferimento importante nel rapporto arte-impresa, utilizzando Elica come laboratorio privilegiato di sperimentazione.
Nei suoi tre anni di vita, la Fondazione si è distinta per un’attività in particolare: utilizzare l’arte contemporanea come strumento di formazione del personale in azienda. Attraverso un programma di incontri e workshop, gli artisti si relazionano con i dipendenti e insieme a loro realizzano un’opera. Questa modalità caratterizza anche il Premio d’Arte Contemporanea Ermanno Casoli, che ogni anno viene attribuito a un artista capace di confrontarsi con l’ambito dell’industria e con le persone che ci lavorano. Nella definizione di queste iniziative, Deborah Carè, che ha gestito per anni la formazione in Elica, ha avuto un ruolo centrale come intermediaria fra il mondo dell’impresa, a cui appartiene, e il mondo dell’arte, nei confronti del quale si è sempre posta con interesse riconoscendone da subito la valenza formativa. L’arte offre infatti un salutare cambio di punto di vista, tanto prezioso per le organizzazioni aziendali chiamate ad essere lungimiranti e a proporre prospettive inedite.
Spesso le persone si abituano a compiere azioni meccanicamente, senza chiedersi che senso abbiano e senza porsi domande. Questo comportamento può portare a una paralisi del pensiero e a un impoverimento delle idee, ecco perché è importante dare a tutti la possibilità di vivere situazioni in cui si è invitati a esprimersi e a mettersi in gioco. Organizzare workshop con gli artisti significa attivare quei processi che generano nuove riflessioni, atteggiamenti più costruttivi nell’affrontare le fasi critiche, modi migliori di comunicare e, dunque, processi di crescita.
Dopo il successo sperimentato in Elica, la Fondazione Ermanno Casoli intende affermarsi sempre più come punto di riferimento per tutte le aziende interessate a utilizzare l’arte contemporanea nelle attività di formazione. In questa operazione, la Fondazione non solo funge da mediatore fra l’artista e l’impresa, ma si fa anche garante della qualità artistica e formativa del progetto.
Deborah Carè, avendo maturato esperienze che vanno dalla responsabilità sociale d’impresa alla formazione e sviluppo delle persone, dimostra di avere le conoscenze e le abilità necessarie per svolgere questo incarico. “L’arte – afferma Deborah Carè – rappresenta una palestra di ‘pre-innovazione’, contribuisce a creare un contesto esperienziale nel quale le persone prendono confidenza con uno stato mentale ed emotivo che porta al manifestarsi di possibilità inattese. L’arte contemporanea spinge a porsi dei dubbi e aiuta le persone a lavorare secondo un approccio non convenzionale nella soluzione dei problemi.”
Queste parole trovano conferma nell’attività della Fondazione, basata sulla convinzione che lo scambio di saperi, la contaminazione di codici differenti, la riflessione sulla propria storia e la propria identità possano rafforzare la coesione sociale, la competitività e la creatività. Aspetti che si riscontrano anche nella scelta dei membri del Comitato Scientifico, composto da esponenti che rappresentano discipline eterogenee tra loro, così da salvaguardare quella molteplicità di punti di vista indispensabile per la Fondazione.
“Oggi – dice ancora Deborah Carè – contaminare mondi e persone che solo agli occhi di osservatori poco attenti sembrano distanti, costituisce già un modo nuovo di fare, che rompe i paradigmi tradizionali del pensiero comune e aiuta a fare innovazione”.