Oggi “Inchiostro di Puglia” è una delle tre community glocal più influenti d’Italia, insieme a “Casa Surace” e a “Il Milanese Imbruttito”: qual è il segreto di tanta popolarità e successo?
Questo è quello che dice il Corriere della Sera. Al momento “Inchiostro di Puglia” conta mezzo milione di fan tra Instagram e Facebook e si tratta di un pubblico completamente organico, non ho mai speso un centesimo per far aumentare i nostri numeri. Gli amici di “Casa Surace” e “Il Milanese Imbruttito” hanno community più grandi che contano milioni di follower, ma se consideriamo i singoli post, “Inchiostro di Puglia” si difende bene con il numero di interazioni. Questo è un dato incredibile e significativo. Io penso che la gente si riconosca nel linguaggio pulito della pagina, mai una volgarità, una parolaccia, mai uno spunto d’odio. La genuinità e la verità pagano, probabilmente la gente vuole disintossicarsi dal clima violento che spesso imperversa sui social giocando sulle divisioni e sulle fake news. “Inchiostro di Puglia” vuole unire e mettere tutti d’accordo: questo si vede e la gente lo apprezza.
Qual è il tuo rapporto con la community di “Inchiostro di Puglia”?
Cerco di fare sempre qualcosa che porti valore e possa piacere alla community. Ad esempio, per gli eventi organizzati a Milano, collaboro con la catena “Il Priscio”, che produce panzerotti e ha tre punti vendita in città (Duomo, Ticinese e Bicocca), e le cose funzionano così: io lancio un messaggio e invito i membri del gruppo a partecipare a un evento “tra di noi”, senza ospiti, per stare insieme e mangiare quelle golose specialità. La risposta è gigantesca: gente che viene addirittura da fuori Lombardia per gustare un panzerotto con altri pugliesi. L’evento non è qualcuno o qualcosa, è esserci. Una community così coesa dà nell’occhio, tanto che molte aziende mi hanno contattato per offrire sconti ai partecipanti ai nostri eventi. Sui bus Marozzi, infatti, è disponibile uno sconto del 12% sul biglietto per i membri di “Inchiostro di Puglia”. Queste partnership sono un po’ il mio regalo alla community e le persone lo hanno apprezzato, non hanno visto malafede nelle iniziative. In questo modo è nata anche una pagina sul nostro sito, “Sparagna e comparisci”, in cui sono raccolte tutte le agevolazioni per i membri della community.
Quali sono le storie di “Inchiostro di Puglia” che ti porti nel cuore?
Conservo ancora la lettera di una ragazza che aveva portato suo papà in metropolitana a Milano per fargli vedere le scritte di “Inchiostro di Puglia” sugli schermi di Telesia TV. Il padre era arrivato nel capoluogo lombardo negli anni in cui non si affittava ai meridionali, tanto da vergognarsi quasi di esserlo, ci si nascondeva addirittura. Per lui e per molti altri, vedere i modi di dire della terra d’origine esposti pubblicamente in tutte le fermate della metro è stato motivo di orgoglio, ha fatto scattare un gioioso senso di appartenenza, è stato il segno che i tempi erano finalmente cambiati e si poteva essere fieri delle proprie radici. Quella ragazza mi ha scritto entusiasta, perché era riuscita a mostrare a suo padre quanto fosse cambiata Milano rispetto alla città che lo aveva accolto brutalmente all’inizio. Un’altra ragazza, invece, ha usato una nostra maglietta per affrontare il suo primo lancio con il paracadute: la scritta recitava “Quanda moss”, ossia “Quante smorfie per così poco”. È davvero bello poter entrare così nella vita delle persone.
Ci sono stati degli episodi, invece, che ti hanno fatto riflettere sulla responsabilità e sui rischi derivanti dalla condivisione di contenuti con il cosiddetto “popolo della Rete”?
Ormai “Inchiostro di Puglia” fa numeri galattici, non lo segue più solo mia madre! Ogni settimana raggiungiamo in media circa 6 milioni di persone. Qualche tempo fa ho postato la lettera di una ragazza di Milano venuta in Puglia per le vacanze estive e innamoratasi perdutamente del territorio. Il giorno dopo averla postata, la lettera aveva raggiunto un milione e mezzo di views ed era stata rilanciata dalle principali testate giornalistiche, televisioni e radio. In seguito, però, mi sono dovuto scontrare con il brutto della rete, perché il messaggio originario della ragazza, veicolato attraverso la pagina, è stato distorto e mistificato. All’improvviso, è passato il concetto che la ragazza odiasse Milano. Un elogio alla Puglia si era trasformato in discredito contro la città di Milano. Molti siti hanno approfittato di questa fake news e hanno cominciato a scrivere titoli click-bait sulla stessa lunghezza d’onda. Cavalcare l’odio per guadagnarci purtroppo è molto facile. Eppure le parole della ragazza erano molto chiare: amo Milano, però la Puglia mi ha rubato il cuore. In questa occasione, mi ha fatto paura la consapevolezza che, da una parte, la rete unisca milioni di persone, ma, dall’altra, altrettanto facilmente, le informazioni possano essere manipolate. Non si distingue più il falso dal vero, diventa terribile. La ragazza, che mi aveva affidato il suo pensiero, è stata attaccata duramente nei commenti sotto le fake news generate. La viralità è un meccanismo delicato e pericoloso, bisogna stare continuamente all’erta, considerando anche gli alti tassi di analfabetismo funzionale, di chi legge e non capisce.
“Inchiostro di Puglia” sta raccontando tramite il suo blog anche le storie di successo del territorio: quanto è importante questo tipo di narrazione?
In un momento di grandissima depressione, in cui la gente va via dalla nostra terra e si è persa la fiducia nel futuro, diventa fondamentale raccontare le vicende di startup tecnologiche locali che invece ce la fanno. Nel Sud Italia, la Puglia è sicuramente la regione più avanti: prendiamo Traipler.com, a Putignano, un’azienda che si occupa di montaggio video. Trenta dipendenti e una rete di 600 videomaker in tutta Italia: questa società sta facendo delle cose incredibili per quanto riguarda l’innovazione nel campo del montaggio video, lavorando anche con l’imprenditore digitale Marco Montemagno. A Bari poi abbiamo Roboze, che produce le stampanti 3D più precise al mondo, in collaborazione addirittura con la Nasa. Per non parlare di Brainpull, a Conversano, l’agenzia di comunicazione e marketing di Pescaria, unica azienda italiana ad essere stata citata in una trimestrale di Facebook. Oppure DeghiShop a Lecce, partiti da un garage per arrivare a uno shop online che fattura milioni di euro ogni anno. A chi mi parla solo di problemi e disoccupazione porto questi esempi, per dimostrare che dandosi per vinti in partenza non si arriva da nessuna parte, mentre credere e impegnarsi in un progetto può portare alla sua realizzazione e al successo, anche nei luoghi più inaspettati e difficili.
Elisabetta Pasca