Il sentimento dell’appartenenza è un concetto difficile a dirsi e a scriversi: spesso nell’enunciarlo se ne perde la soavità e si rischia di arroccarsi in chiusure violente o in difese aggressive. Eppure, nel variegato universo del web, tra i marosi delle fake news e i venti brutali soffiati dagli hater, emergono ancora linguaggi condivisi in grado di unire e di raccontare delle belle storie. Senz’altro questo è accaduto per la community creatasi intorno al blog “Inchiostro di Puglia”, nato dall’ispirazione brillante di Michele Galgano, pugliese appassionato trapiantato a Milano. Dall’idea originaria di promozione della lettura in Puglia, si è arrivati oggi a costruire un grande affresco di narrazioni popolari, in grado di restituire l’anima di una terra, la Puglia, sempre più proiettata verso il futuro. Tra modi di dire, amore per il territorio, casi di successo e innovazione, questo inchiostro di Puglia non accenna a consumare la sua forza e il suo potenziale. “Statti tu”, verrebbe da dire.
Come nasce l’avventura di “Inchiostro di Puglia”?
“Inchiostro di Puglia” nasce nel 2014 quasi per gioco: all’inizio volevo creare un blog di nicchia, perché avevo deciso di parlare di lettura e di promozione della lettura proprio nella regione italiana con la situazione più catastrofica. All’epoca, infatti, erano appena stati pubblicati i dati Istat relativi alla lettura in Italia e la Puglia purtroppo risultava tra le ultime regioni classificate. Allo stesso tempo, però, in quel momento la mia regione stava esportando moltissimi scrittori, dal Premio Strega Nicola Lagioia a Mario Desiati, da Gianrico Carofiglio a Donato Carrisi. Quindi, da lettore accanito, fui praticamente folgorato da un’idea: tra il vanto dell’olio, del pane e di altri prodotti della regione, perché non parlare dell’eccellenza dell’inchiostro di Puglia?
Volevi parlare a una nicchia, hai raggiunto un pubblico enorme: com’è avvenuta la svolta?
Nella mia testa doveva essere una cosa semplice, piccola, non pensavo di fare grandi numeri. Per un anno ho pubblicato ogni settimana il racconto di un autore pugliese, costruito intorno a vicende locali, e in questo modo, leggendo, si poteva fare il giro della Puglia su una sorta di “treruote” virtuale, che invece di portare bombole del gas portava storie. Da lì sono nate tante iniziative: nel 2017 abbiamo raggiunto la soglia dei 10.000 fan e ci siamo attestati come progetto culturale molto forte e riconosciuto. Tutto bene, insomma. Finché un giorno non mi è venuta l’idea di dare una svolta pop al progetto. Perché ciò che è di nicchia non può diventare di tutti? Ho cominciato cambiando punto di vista: non più la Puglia raccontata dagli scrittori ma la Puglia raccontata dalla gente comune, che magari non conosce i trucchi della scrittura ma ha comunque qualcosa di importante da dire e lo dice in maniera semplice e diretta, scatenando un’immedesimazione ancora più totale e dirompente. In seguito ho cominciato a postare le frasi in dialetto, i modi di dire, le foto, i racconti delle persone e in due anni mi è esploso tutto in mano: siamo arrivati a mezzo milione di seguaci senza che mi rendessi bene conto di quello che stava succedendo e di come gestirlo.
La community di “Inchiostro di Puglia” ha contribuito a creare un grande affresco di narrazioni popolari, in grado di restituire l’anima di una terra, la Puglia, sempre più proiettata verso il futuro
Quando hai capito che il tuo progetto era ormai decollato ben oltre le tue aspettative iniziali?
L’esplosione di notorietà l’ho avvertita davvero quando sono stato contattato da Telesia TV, il broadcaster che si occupa di gestire le tv nelle metropolitane italiane. Per un mese intero, le card di “Inchiostro di Puglia” hanno girato in rotazione sugli schermi delle metro di Milano, Roma, Torino e anche sugli schermi degli aeroporti nazionali. Guarda caso, i responsabili di Telesia TV erano originari della Puglia. Spesso mi chiedono come riesco a chiudere tanti accordi con grandi realtà, la verità è che il più delle volte nei board di quelle aziende ci sono dei conterranei che seguono la pagina ne conoscono il potenziale e decidono di contattarmi. È la fama del progetto che mi precede.
“Inchiostro di Puglia” è ormai un brand pienamente consolidato, da cui sono scaturite iniziative di business molto interessanti, dalle magliette alle agendine: come si sono sviluppate tutte queste opportunità?
Io sono un outsider, non sono un professionista della comunicazione, nella vita facevo altro: posso dire che si è trattato di una serie di fortunati eventi. Prendiamo il successo delle nostre magliette. Tutto inizia grazie a Moteefe, un’azienda inglese che si occupa di creare merchandising personalizzato: il loro referente commerciale per l’Italia è proprio un pugliese e per più di un anno mi ha corteggiato per convincermi a realizzare con loro i gadget di “Inchiostro di Puglia”. In un primo momento ho detto di no, perché non immaginavo che qualcuno avrebbe voluto comprare le nostre t-shirt. Alla fine, però, mi sono convinto, anche perché tutte le stampe sarebbero state fatte in Puglia, a Mottola, presso Stampa Sud. Ho scelto una strategia di branding, applicando alle magliette un prezzo minimo, per far girare quanta più gente possibile con il marchio addosso. Operazione sostenibile e super economica. La maglietta in breve è diventata un simbolo di appartenenza, con decine di migliaia di acquisti da ogni parte del mondo.

Antonio Stornaiolo, Michele Galgano, Emilio Solfrizzi
E non finisce qui, vero?
All’ultima Fiera del Levante abbiamo aperto un temporary shop e per nove giorni c’è stata la fila per accaparrarsi le magliette di “Inchiostro di Puglia”. Migliaia di foto sotto la scritta “La Puglia è uno stato d’animo”, code lunghissime per raggiungere il pop-up store. Abbiamo contribuito al successo della manifestazione, che ha visto in questa edizione la più riuscita e partecipata degli ultimi 10 anni. E questa vittoria si ripete ad ogni evento in Puglia a cui prendiamo parte con il pop-up store. Come se non bastasse, insieme agli attori Antonio Stornaiolo ed Emilio Solfrizzi e a Gennaro Nunziante, autore dei film di Checco Zalone, ho progettato la linea di merchandising legata alla loro parodia degli Oasis, gli “Oesais” in salsa barese, riscuotendo anche qui un enorme successo. Recentemente abbiamo prodotto l’agendina di “Inchiostro di Puglia”, che ha venduto centinaia di copie già solo in prevendita. C’è un amore nei confronti di questo brand che mi fa quasi paura, perché il rischio è quello di deludere queste altissime aspettative.