Lo scrittore piemontese Alan Magnetti ha pubblicato da poco il suo sesto romanzo intitolato “TU”, a cura di Capponi Editore. La particolarità di questa nuova opera è la narrazione destrutturata lungo una dimensione comunicativa del tutto singolare, perché scritta alla seconda persona. Il lettore ha la possibilità di immergersi nelle vite di cinque persone, comprendendo ineluttabilmente di essere il vero protagonista del romanzo, soltanto dopo aver risolto gli enigmi dei personaggi. “TU”, la prima pubblicazione di quella che diventerà una trilogia, è un romanzo dalla matrice trasposta in bilico tra utopia e realtà, identità e difformità, soggetto e oggetto, identificazione e disconoscimento. Ne abbiamo discusso con l’autore, cercando di esplorare insieme il suo variegato e strepitoso orizzonte creativo.
Come si descriverebbe Alan Magnetti se dovesse presentarsi e raccontarsi a un extra-terrestre appena sbarcato sulla Terra?
Gli direi che io sono un alieno anche qui, mentre loro, sul pianeta da cui provengono, sono dei conformisti con la pelle grigia.
“TU” è il suo sesto romanzo: come nasce questo nuovo lavoro e da dove scaturisce e dove vuole condurre l’intuizione di destrutturare la narrazione per restituire una dimensione comunicativa del tutto particolare?
Questo romanzo nasce dal nulla, l’unica certezza che avevo era scriverlo alla seconda persona, volevo che il lettore non avesse scuse per “distrarsi”, per dire che quello che leggeva “non era vero”. Direi che è successo, chi lo legge adesso è messo in gioco completamente. Chi lo legge è parte della storia narrata, anche quando entra dentro cinque persone. Sei sempre TU che ti muovi e parli attraverso loro.
A “tu per tu” con lo scrittore piemontese Alan Magnetti per l’uscita del suo sesto romanzo, “TU”
“TU” rappresenta il primo tassello di un progetto letterario più ampio: può anticiparci il disegno che andrà a comporsi a mano a mano nel prosieguo di questa felice ispirazione?
Gli altri due romanzi sono già pronti (ho un totale di 34 romanzi inediti nei miei cassetti!!), nei prossimi due libri della trilogia il lettore continuerà a essere protagonista, la trilogia si concluderà solo quando ogni mistero che riguarda i cinque personaggi dentro cui entra il lettore (un guardiano del faro, un neonato, una vecchia pittrice, una ragazza immagine e un detective) verrà svelato e, solo quando ogni personaggio avrà scoperto la sua verità, chi legge scoprirà perché è protagonista di questa storia.
La nota di copertina del romanzo è stata curata da Elio di Elio e Le Storie Tese: come è iniziata e come si è sviluppata la vostra collaborazione?
La mia amicizia con Elio risale al 2004, quando, con la mia canzone manifesto “Il Volo della Fenice”, aprivo i loro concerti cantando quel brano. In seguito ha suonato il flauto nel mio disco, (un progetto ha cui hanno partecipato: Claudio Bisio, Piero Chiambretti, Alessandro Haber, Paola Turci, Francesco Baccini, Max Gazzé, Beppe Carletti, Fausto Mesolella, Manlio Sgalambro e Mariano Deidda), un disco purtroppo rimasto inedito, a parte il singolo “Verso di Te” con la partecipazione di Manlio Sgalambro, che è stato pubblicato nel 2014 dopo la sua scomparsa. Poi in seguito Elio è stato uno degli artisti (insieme a Enrico Ruggeri, Andrea G. Pinketts, Mariella Nava, Giorgio Panariello, solo per citarne alcuni), che ha fatto dei video (disponibili su YouTube) dedicati ai miei precedenti romanzi. Questa trilogia è un progetto visionario e quindi Elio (che mi conosce bene) era la persona giusta per scrivere le note di copertina. Lui è una delle poche persone da cui mi sono sempre sentito capito.
Essendo un artista poliedrico e attivo su molteplici canali con diversi codici comunicativi, qual è la sua posizione rispetto al dibattito circa l’invasione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale a discapito della creatività pura?
L’intelligenza artificiale è per i pigri. L’arte è fatica, abnegazione e la soddisfazione quando completi un’opera deriva anche da questo sacrificio. Se sei debole e non hai idee usi l’AI, se invece le idee non ti mancano non ne hai bisogno. Un conto è l’evoluzione tecnologica, come può essere stato il Pro Tools o il digitale per registrare un disco, o utilizzare dei suoni campionati, ma che suoni tu per fare un arrangiamento musicale, o ad esempio scolpire con dei programmi digitali come Zbrush. Un conto invece e far fare tutto all’AI, che poi la qualità è spesso scadente. Si vede che è finto. Certo, se pensiamo alla musica che viene prodotta in Italia, non è che cambierebbe molto. Si tratterebbe comunque di prodotti finti e senz’anima.
Elisabetta Pasca