In principio c’erano Simone, Daniele, Alessio e Andrea. Poi sono arrivati Paolo, Luca, Stefano, Bruno, Riccardo, Beppe, Giampiero, Laura, Fernanda, Tommaso. Tutti insieme si sono ritrovati in un appartamento nel centro di Napoli, Casa Surace, che è diventata nel 2015 una vera e propria casa di produzione video. Ad unire questo gruppo di ragazzi trentenni, per la maggior parte “terroni fuori sede“, il desiderio appassionato di comunicare ed esprimersi, con leggerezza ed ironia, per raccontare in maniera originale e frizzante quel pezzetto di mondo in grado di rappresentarli appieno. E in tantissimi si sono riconosciuti nei loro clip, considerando i numeri sempre crescenti di visualizzazioni dei loro video sul canale YouTube e di condivisioni sui social network. Partendo dal fertile humus socio-culturale del Meridione, Casa Surace dialoga con tutto il Belpaese, rintracciando, nel solco tracciato dal linguaggio umoristico, la possibilità di azzerare le barriere. Per conoscerli meglio, abbiamo provato a citofonare. Scoprite cosa ci hanno raccontato, prima di offrirci amaro e caffè.
Qual è il mondo a cui possiamo avere accesso “citofonando Casa Surace”: come avete iniziato, come si sono sviluppati i vostri progetti – a partire da Il Terrone Fuori Sede – come intendete proseguire nel vostro percorso?
Casa Surace è nata dalla determinazione di 4 amici trentenni, metà di Napoli e metà di Sala Consilina (Simone, Daniele, Alessio e Andrea) che da un momento all’altro hanno deciso di darsi appuntamento tutte le mattine alle dieci precise a casa Surace per iniziare a fare seriamente quello che gli riusciva di più nella vita: video. Abbiamo iniziato con il raccontare i terroni fuori sede perché noi siamo fuori sede. Al sud basta allontanarsi un metro da casa che per i tuoi genitori sei fuorisede e hai bisogno mensilmente del pacco da giù. Durante questo percorso abbiamo incontrato Bruno (PASQUI) e Ricky e per proseguire abbiamo comprato un ape (motocarro/trerruote). Ora invece per proseguire il nostro percorso ci serve il pullman.
Oltre 100 mila iscritti su YouTube e video che raggiungono più di 2 milioni di visualizzazioni, superati i 700mila seguaci su Facebook e quasi 40 mila followers su Instagram: qual è la storia che raccontano i vostri numeri?
La cosa che ci rende felici è che in quello che raccontiamo si ci rivedono in tanti. Abbiamo sdoganato il concetto di terrone in senso positivo. Purtroppo la gente ancora non ha capito che dieci milioni di visualizzazioni non corrispondono a dieci milioni di euro, ma soltanto a dieci milioni di soddisfazioni.
Come descrivereste il processo creativo che c’è dietro alla nascita dei contenuti: come scegliete i nuovi format e cosa ne determina la viralità?
Noi cerchiamo di raccontare quello che siamo. I temi che trattiamo di più sono le differenze tra nord e sud, i trentenni, le difficoltà della vita di coppia, le ricette e la vita nei paesi. La viralità forse è dettata dal fatto che siamo talmente immedesimati in quello che raccontiamo che i video sono molto credibili. Diciamo che la nostra spontaneità è la viralità.
Il tema “food” è gettonatissimo in questo momento su tutti i canali di comunicazione, sia tradizionali che digitali: la serie delle vostre ricette “Made in Italy”, in risposta ai tutorial culinari di pagine come Tasty, riscuote infatti un successo enorme. Qual è il vostro ingrediente segreto?
L’ingrediente segreto di casa surace è la nonna. In cucina non esiste americano o marziano che la batte.
Coniugare l’estro creativo con esigenze commerciali in caso di partnership con un brand rappresenta una difficoltà o una sfida stimolante e ricca di ispirazione?
Per noi è molto stimolante lavorare con i brand sia perché ci tocca pensare all’idea che funzioni e che valorizzi il prodotto da pubblicizzare e sia perché ci arriva roba a casa e si mangia gratis.
Come descrivereste il vostro rapporto con chi vi segue: Casa Surace riesce ad unire davvero l’Italia, facendosi apprezzare e colmando il gap tra Nord e Sud?
Il nostro obiettivo è unire l’Italia in un unico pacco da giù. Ci accorgeremo di aver raggiunto questo obiettivo nel momento in cui quelli del nord non metteranno più il parmigiano sulla pasta e vongole.
Se ripassiamo a “citofonarvi” tra qualche anno, come vi troviamo? Cosa ci offrirete?
Troverete dei quarantenni che probabilmente continueranno a fare video su argomenti tipo il matrimonio o gli acciacchi fisici dovuti all’età ma che non si saranno tolti il vizio di offrire un caffè e un amaro a chi va a trovarli.
Elisabetta Pasca