Grazie alle parole poetiche di un grande narratore della musica italiana, il mai abbastanza compianto Lucio Dalla, abbiamo imparato che il 04 marzo è un giorno foriero di eventi speciali. Oltre alla nascita del cantautore bolognese, infatti, questa data segna l’ingresso nel mondo di una ragazza veneta di appena vent’anni, che con la sua forza di volontà ha conquistato in pochissimo tempo tutti, dalla gente comune a personaggi come Jovanotti e l’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Stiamo parlando di Beatrice “Bebe” Vio, attuale campionessa mondiale e medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Rio 2016 nel fioretto individuale. Nel 2008, a soli 11 anni, viene colpita da meningite fulminante che le causa l’amputazione degli arti. La disabilità non ferma per niente l’energia di Bebe, che, dalla rinascita al centro protesi in poi, si conferma, anno dopo anno, successo dopo successo, il simbolo positivo di quanto il carattere e la determinazione possano essere fondamentali per plasmare il proprio destino indipendentemente dalle avversità. Un’atleta ma soprattutto una donna impegnata concretamente a lasciare il suo segno distintivo nel mondo, a lavorare duro per renderlo un posto più accogliente e pieno di luce. Tutti vogliono Bebe Vio, dai grandi marchi come Dior alle associazioni che portano avanti battaglie di sensibilizzazione, senza contare l’affetto del variegato popolo del web, che la segue su tutti i canali social. E che i leoni da tastiera ruggiscano pure: al fin della licenza, Bebe tocca e non ce n’è per nessuno.
Bebe Vio, 20 anni, una vita straordinaria: quali sono le istantanee che sceglieresti per raccontare il tuo incredibile percorso di atleta e di giovane donna?
Penso che se dovessi scegliere tre momenti, questi riguarderebbero sicuramente la mia vita sportiva. Primo fra tutti il colpo di fulmine con la scherma, quando avevo 5 anni, in una palestra qui a Mogliano Veneto. Poi, due esperienze legate alle Paralimpiadi: Londra 2012 in cui sono stata scelta come tedofora in rappresentanza dei futuri atleti paralimpici e Rio 2016 a cui ho partecipato proprio in qualità di atleta.

Rio de Janeiro, 14 settembre 2016
Paralimpiadi RIO2016
III giornata
nella foto: Beatrice “Bebe” Vio
Foto Augusto Bizzi
Recentemente sei stata vittima della violenza in Rete, tramite una pagina per fortuna rimossa prontamente da Facebook: la comunicazione virtuale si sta facendo sempre più aggressiva, in che modo secondo te è possibile intervenire per aiutare chi è in difficoltà e per arginare il fenomeno?
Innanzitutto chi è in difficoltà deve trovare il coraggio di parlarne e di denunciare le offese e le aggressioni, solo così è possibile dare il proprio aiuto. Purtroppo sono sempre più le persone che si sentono imbattibili dietro ad uno schermo di un pc o di uno smartphone ed è molto difficile arginare il fenomeno…
Con Alessandro Cattelan avete usato la chiave dell’ironia contro l’odio: come è nata l’idea della clip “Dona un neurone ad un hater”?
È nata un po’ per sdrammatizzare la vicenda ma anche per dare un segnale forte. Il concetto di “hater” si utilizza da poco, fino a qualche tempo fa non esisteva, ma nei social network purtroppo è un fenomeno dilagante e troppe persone tendono a criticare ed offendere gli altri…
Qual è il tuo rapporto con i social network, quali piattaforme preferisci utilizzare per esprimerti?
Sono una persona che utilizza i social network per comunicare, secondo me sono degli strumenti molto utili ma che bisogna usare molto sapientemente. Quelli che preferisco sono i più dinamici come Facebook ed Instagram.

Rio de Janeiro, 14 settembre 2016
Paralimpiadi RIO2016
III giornata
nella foto: Beatrice “Bebe” Vio
Foto Augusto Bizzi
Sei impegnata come madrina di diverse manifestazioni e testimonial di brand importanti: in che modo vivi questo ruolo?
Se posso dare il mio contributo per far passare un messaggio importante, sono ben felice di fare da testimonial. Ultimamente lo sono stata per molte campagne ed iniziative ma quella che ho più a cuore è sicuramente la campagna di sensibilizzazione nei confronti del vaccino contro la meningite. Sono anche la prima testimonial di art4sport, l’Associazione ONLUS fondata nel 2009 insieme ai miei genitori dopo la mia malattia. art4sport sostiene bambini e ragazzi portatori di protesi per aiutarli a realizzare i loro sogni sportivi.
Hai deciso di prenderti un anno sabbatico dallo studio ma intanto collabori con Fabrica, la fucina creativa del Gruppo Benetton, con un tirocinio nell’area Social Campaign: nel futuro ti vedi proiettata nel rutilante universo della comunicazione e del marketing?
Sì, mi piacerebbe molto. Vorrei continuare gli studi nell’ambito della comunicazione e del marketing e poi chissà, si vedrà…
Fabrica sta inoltre lavorando a “Beatrice”, un documentario che sarà presentato nel corso del 2017. Puoi anticiparci qualcosa?
Eh no, nessuna anticipazione! Anche perché hanno iniziato a lavorarci ancora prima che iniziassi il mio stage lì…
Se Bebe Vio fosse un hashtag?
Ahahah ne sono già stati inventati alcuni… tipo per le Paralimpiadi di Rio era nato l’hashtag #BebeRio!
Allora ne approfittiamo anche noi per coniare un hashtag che possa essere di buon augurio per questa ventenne eccezionale: buon compleanno campionessa, continua sempre #ATuttaBebe!
Foto di Augusto Bizzi
Elisabetta Pasca