Domenica scorsa è arrivata l’ufficialità: Maurizio Sarri, ex allenatore del Napoli, fresco vincitore dell’Europa League con il Chelsea, è il nuovo coach della Juventus. Poteva essere semplicemente una questione di avvicendamenti in panchina, una gustosa chicca di calcio mercato per rinfrescare questi primi caldi giorni d’estate e niente di più, se non fosse che i protagonisti della storia, Sarri, Napoli e Juve, sono diventati i personaggi chiave di una dialettica sportiva che oppone due modi di pensare non solo il calcio ma anche la vita: da una parte, la scelta della bellezza del gioco, incarnata dal Napoli sarrista e, dall’altra, il sistematico perseguimento della vittoria, di cui la Juve è simbolo.
Sarri alla Juventus non può essere ordinaria amministrazione: il Comandante rivoluzionario che cede alla fascinazione del potere del Palazzo rappresenta la fine di una narrazione ben precisa, portata avanti dalla pagina Facebook Sarrismo – Gioia e Rivoluzione. Nata nel 2016 su Facebook e animata da uno spirito goliardico e scherzoso, la pagina si è trasformata in breve da intrattenimento di nicchia a fenomeno di massa, superando i 95 mila fan.
“La Juventus ha dimostrato di poter comprare quasi tutto ciò che ha un prezzo in questo mondo, ma la poesia no. – si legge nell’ultimo lungo post pubblicato – La Juventus può comprare Sarri, ma non può comprare il Sarrismo. Il loro potrà essere un matrimonio di successo, ma né la Juventus né Sarri vivranno mai qualcosa di paragonabile al triennio del Napoli sarrista. Non è questione di risultati, è molto di più: questione d’emozioni”.
Una scia di poesia, dunque, resta. Ne abbiamo parlato con Gianmarco Volpe, co-fondatore della pagina insieme a Fabio Piscopo e Claudio Starita.
Sarrismo – Gioia e Rivoluzione: com’è iniziata questa avventura e come vi sentite, oggi, al termine del percorso?
Il progetto Sarrismo – Gioia e Rivoluzione nasce nel 2016, precisamente nel periodo in cui Maurizio Sarri stava completando il suo primo anno in qualità di allenatore del Napoli. Io e gli altri due fondatori, Fabio Piscopo e Claudio Starita, ci siamo conosciuti attraverso un forum online di tifosi del Napoli: sin dall’arrivo di Sarri al timone della nostra squadra del cuore abbiamo utilizzato questa piattaforma, e successivamente un gruppo WhatsApp, per scherzare su alcuni temi che poi sarebbero diventati quelli cardine della pagina Facebook. Tutti quanti eravamo affascinati dal personaggio Maurizio Sarri: così diverso, così “anti-sistema”, così genuinamente operaio, rispetto ai professionisti del calcio a cui eravamo abituati. A maggio 2016, abbiamo preso la decisione definitiva, portando il nostro modo di scherzare sul social network per eccellenza. È iniziato tutto per gioco, per scherzo: volevamo cazzeggiare e lo abbiamo fatto fino all’ultimo. Dopo la conferma dell’approdo di Maurizio Sarri alla Juventus, pensavo che sarei stato molto triste per il destino della nostra pagina e del nostro ideale, invece in fin dei conti mi ritrovo ad essere felice come non mai. Si è scatenata una reazione di affetto generale che ci ha travolto: non pensavamo assolutamente di meritarlo, ci ha sorpreso e spiazzato, aiutandoci a vivere questo momento di cambiamento in una maniera del tutto diversa, meno dolorosa.
In effetti, nonostante tutto, la pagina Facebook ha aggregato un numero notevole di persone, sotto il vessillo della rivoluzione sarrista, nel segno della bellezza.
Ovviamente non ci aspettavamo un successo così notevole. La pagina è nata come un progetto di nicchia: soprattutto all’inizio si reggeva completamente sulla goliardia e sul sarcasmo, pur poggiandosi su un concetto solido di fondo, ossia che l’idea di gioco dell’allenatore valesse di più dei giocatori in campo. Su questa base, abbiamo montato un apparato evidentemente satirico, utilizzando la retorica sovietica, creando fotomontaggi di Sarri nei panni di Lenin, coniando per lui il soprannome “Comandante”. Tutto era pensato per un pubblico abbastanza specifico e ristretto, fino a che, inaspettatamente, il gioco si è trasformato in un vero e proprio fenomeno di massa. Non è stato un risultato cercato o previsto: il processo è andato al di là della nostra immaginazione.
Qual è stato il segreto di un coinvolgimento così forte e sentito?
Probabilmente siamo stati capaci di toccare determinate corde, soprattutto a Napoli. Tutta la città ha amato profondamente la squadra allenata da Sarri, perché il substrato emozionale del tessuto sociale cittadino si incastrava perfettamente con gli ideali incarnati da quel team. C’è stato un legame inscindibile di amore puro tra il Napoli di Maurizio Sarri e la città di Napoli, una vera e propria corrispondenza di amorosi sensi. Con la nostra pagina, ad un certo punto, siamo diventati l’espressione tangibile di quel legame. Quello che stavamo facendo contribuiva a rendere coeso il pubblico calcistico napoletano, di solito associato a un ambiente molto litigioso e difficile. Con Sarrismo – Gioia e Rivoluzione, tutti gli appassionati si sono compattati in un “esercito” che, insieme al suo “Comandante”, avrebbe dovuto portare la squadra fino al “Palazzo”, ossia alla conquista dello scudetto, sotto il vessillo della bellezza.
Sarrismo – Gioia e Rivoluzione: catalizzatore di un sentimento che ha unito le persone
La pagina, dunque, ha assunto quasi un ruolo “sociale”?
Questi temi hanno unificato la città: tutti erano finalmente d’accordo ed è stato un momento di condivisione eccezionale. Ovviamente, nel frattempo la pagina è cambiata. Certo, ha sempre mantenuto i toni goliardici e scherzosi degli esordi, ma in più ha assunto un carico emozionale molto forte. La lotta scudetto tra Napoli e Juventus è stata una questione di grandissima partecipazione, espressione di un dualismo carico di significati e implicazioni. A mio avviso, si è trattato di una delle storie più belle del campionato italiano degli ultimi anni. Abbiamo la Juve e il suo simbolismo, estrinsecazione del potere nelle sue accezioni più materialistiche. La Juventus rappresenta il predominio della componente economica: è la squadra ricca e influente che può comprarsi i giocatori degli avversari, come è accaduto proprio con l’ex azzurro Higuain. Il racconto dello scontro, soprattutto ideologico, con il Napoli poteva assumere un tono epico: la narrazione della pagina si è adeguata a questa esigenza ed è venuta fuori una sorta di filosofia, quella della bellezza che trionfa sul “risultatismo”, di cui Massimiliano Allegri era espressione. Per la Juventus vincere è l’unica cosa che conta, invece con la nostra pagina e con quel Napoli volevamo gridare al mondo che sì, ci interessava vincere, ma ciò che contava era il modo di raggiungere la vittoria, senza mai abdicare alla poesia del gioco. Di questo siamo ancora profondamente convinti e, a ben guardare, considerato il seguito della pagina, non siamo di certo i soli.
Sarrismo – Gioia e Rivoluzione si è fatta portavoce di un’istanza poetica molto efficace.
Si tratta di qualcosa che possiamo ritrovare tra le pagine di un libro di Raffaele La Capria, “L’armonia perduta”, in cui si spiega che Napoli è una metropoli decadente ed è come se i cittadini napoletani avessero iniziato una recita collettiva per riproporre l’armonia perduta della città, un tempo grande metropoli europea poi immiserita. Il napoletano continua a vivere come se potesse riaccendere quella bellezza perduta. Il Napoli allenato da Sarri è stato uno dei modi di rinverdire quei fasti, nel pieno rispetto del modo di vivere e sentire dei napoletani stessi. Questo è il segreto della filosofia che sta dietro al Sarrismo, soprattutto a Napoli, anche se alla fine abbiamo attratto un pubblico più ampio, al di là della fede calcistica e dell’appartenenza territoriale. Dopo la conferma dell’arrivo di Sarri alla Juventus, che ha interrotto il fil rouge della poesia del nostro racconto, abbiamo ricevuto la solidarietà di personaggi come Valerio Mastandrea, tifoso romanista, e tra i nostri fan possiamo annoverare Maurizio Pistocchi, Lele Adani e tantissimi addetti ai lavori del settore. Lo stesso Sarri, anti-social per eccellenza, ci seguiva indirettamente tramite un suo nipote.
Con Maurizio Sarri alla Juventus si interrompe la narrazione della pagina
Dopo l’ufficializzazione del passaggio di Sarri, la pagina è stata “cristallizzata”: non potevate immaginare un destino diverso?
La pagina non verrà cancellata, perché, nonostante tutto, in questi tre anni ha raccolto una narrazione importante. Nell’ultimo comunicato pubblicato, abbiamo esplicitamente dichiarato che noi rivendichiamo fino all’ultima parola. Anche quando abbiamo scritto che Maurizio Sarri non sarebbe mai andato alla Juve: lo dicevamo un po’ perché non ci credevamo, un po’ perché volevamo lanciare un messaggio a lui e infine perché dovevamo essere gli ultimi ad abbandonare la nave. Dovevamo essere fedeli alla linea fino alla fine. Avevamo deciso fin da subito che se si fosse confermato il passaggio alla Juventus, avremmo chiuso la pagina. Semplicemente perché per noi la pagina non è un lavoro, resta una passione, siamo innanzitutto dei tifosi del Napoli e di conseguenza sarebbe stato innaturale tessere le lodi della squadra che per antonomasia è la nostra diretta concorrente e antagonista. Ipoteticamente, in termini numerici, la pagina avrebbe potuto beneficiare di questa svolta, dal momento che i tifosi della Juve sono più numerosi, ma sarebbe stato inaccettabile. Non ci abbiamo pensato nemmeno un secondo: con il protagonista del nostro racconto che si piega alle dinamiche contro le quali ha sempre combattuto finisce la storia. Certo, poteva aprirsi uno scenario interessante, ossia narrare la rivoluzione culturale che ora la Juve è comunque chiamata ad affrontare, passando da difensivista e risultatista a sarrista, però avremmo perso i riferimenti che a noi interessava portare avanti. Oggi non abbiamo più molto da dire su questo sviluppo, quindi è giusto fare un passo indietro.
Intanto il termine “sarrismo” ha fatto in tempo ad essere inserito nell’Enciclopedia Treccani: vittoria in calcio d’angolo?
Questa è stata una delle più grandi gioie personali derivate dalla pagina. Tutto è partito da tre ragazzi, uno di stanza a Napoli, uno a Roma e uno a Milano, che, nonostante vissuti ed esperienze diverse – io, ad esempio, sono un giornalista e mi occupo di Medio Oriente – hanno formato un team efficace, riuscendo a essere complementari. Ad un certo punto, ridendo e scherzando, siamo riusciti a coniare un termine degno di essere inserito nell’Enciclopedia Italiana: è una cosa che dà i brividi. La Treccani ci ha taggato su Facebook e Twitter, specificando che il termine “sarrismo” era a tutti gli effetti entrato rapidamente nel linguaggio comune: è stata la consacrazione definitiva di un progetto di nicchia divenuto fenomeno di massa. Un altro segnale importante dell’impatto della nostra pagina sulla vita quotidiana lo abbiamo avuto quando ci ha chiamato il procuratore di Sarri, chiedendoci cosa avessimo combinato, visto che tutti ormai chiamavano Maurizio il “Comandante”.
Se foste presenti alla conferenza stampa di presentazione di Maurizio Sarri alla Juventus, cosa gli direste?
Bella domanda. Non saremo lì. Ecco la risposta: noi non ci saremo, Maurizio.
Elisabetta Pasca