La crisi che il nostro Paese si trova ad affrontare è di certo senza precedenti: l’emergenza riguarda primariamente la nostra salute e il costo, troppo alto, che stiamo pagando in termini di vite umane. Tra chi guarda avanti, però, il pensiero è anche un altro: come cambierà il nostro mondo una volta che tutto questo sarà passato? In che modo il lavoro può ripartire, soprattutto in quei settori più duramente colpiti da questo stop forzato? Per capire come può reagire il comparto della comunicazione abbiamo parlato con Dario De Lisi, Chief Strategy Officer di SG Company – principale player nella comunicazione integrata Live & Digital e società quotata in Borsa Italiana nel segmento AIM Italia.
La situazione che stiamo vivendo è senza precedenti nella storia recente. In che modo una realtà come SG Company sta operando per continuare il proprio lavoro al servizio dei suoi clienti?
Proprio perché la situazione non ha precedenti era necessario prima di tutto analizzare dati, sentiment del mercato e stato dei clienti cosi da sintetizzare una strategia chiara, risposte certe e rimodulare alcuni processi operativi. Per fare questo abbiamo da subito istituito un tavolo di lavoro dedicato che potesse mettere a sistema e rielaborare in breve ciò che stava e sta accadendo.
Un forte trust con i nostri clienti e i nostri partner ci ha permesso in prima istanza di aver scambi e condivisioni reciproche utili ad aver chiaro, per quello che è possibile, lo scenario in cui ci stiamo muovendo. Guidare i clienti alla comprensione della situazione dando una visione a breve, ma anche stimolandoli a guardare oltre è l’elemento cardine dell’approccio che stiamo attuando.
Risposte fattive e chiare fin da subito, accompagnate da analisi di scenari possibili: affrontare sì la sfida contingente a breve termine, ma quella più grande forse sarà farsi trovare pronti alla ripresa.
Twico, unit digital e tecnologica del Gruppo SG Company sta avendo un ruolo fondamentale in quanto detentrice più di altri del linguaggio e delle competenze utili a guardare al futuro e cogliere l’accelerazione che il Covid-19 sta imponendo a certi problemi/opportunità di digital trasformation che coinvolgono inevitabilmente anche il nostro settore.
Il digital e le tecnologie non sostituiranno la socialità live, ma saranno di certo strumento per renderla più efficace e coerente con i cambiamenti che tutto questo porterà. Abbiamo definito una serie di prodotti/approcci alternativi che sono in grado di dare risposta nell’immediato all’impossibilità di realizzare eventi, ma che sono sicuro saranno anche utile strumento e up grade per il futuro.
L’intero ambito della comunicazione, insieme agli altri settori, ha subito una battuta d’arresto. Come può reagire il comparto a questa emergenza e come le aziende possono uscirne fuori?
Semplicemente – si fa per dire – cambiando.
I mutamenti che porterà questa emergenza probabilmente obbligheranno tutto il comparto a fare importanti riflessioni sulla fragilità del sistema e sulla sua interdipendenza dagli altri settori. Varrà la pena ripensare anche ai modelli di business rinnovandoli dove necessario e rendendoli più elastici e scalabili.
Le competenze sempre di più saranno elemento portante della ripresa, e come tali dovranno essere alimentate, supportate e inserite in contesti funzionali al loro sviluppo. Per noi parte di questo processo di cambiamento sarà dato dai Format proprietari che in quanto “luoghi fisici e digitali” hanno la possibilità di accogliere il cambiamento e farlo proprio più di altri asset. Sono convinto avranno la capacità di essere elementi di costruzione di un nuovo TRUST tra aziende e tra aziende e consumatori. Non si esce da questa crisi da soli, bisognerà imparare a fare sistema e affrontare sfide e opportunità in un sistema valoriale condiviso.
In molti dicono che la crisi provocata dal coronavirus cambierà il nostro mondo per sempre. Quali pensa che siano, in ambito lavorativo, le principali sfide che bisognerà affrontare nel post Covid-19?
Il cambiamento che ci troveremo ad affrontare sarà forse profondo, è vero, ma penso anche che fosse per buona parte un cambiamento già in atto, solo in questo caso iper accelerato al limite dello shock.
La tecnologia non più come fine ultimo ma piuttosto come strumento con enormi potenzialità di cui dotarsi con forte senso critico cambierà i prodotti da erogare, cambierà i modelli di lavoro, e tanto altro.
La socialità sarà inevitabilmente soggetta a nuovi paradigmi e in linea di massima la “qualità riprenderà importanza rispetto alla “quantità” e questo i brand e tutto il nostro settore dovrà comprenderlo per poter riadattare il proprio modello. Il concetto di sistema e di partnership sono convinto possa raggiungere nuovi scenari, oggi per obbligata contingenza, in futuro per un cambio culturale che è stato sempre uno dei grandi limiti italiani.
Ripensarsi senza rinnegarsi, in poche parole sarà necessario EVOLVERE.
Da ogni periodo negativo, c’è sempre qualcosa da imparare per il futuro. Secondo lei, quali sono gli insegnamenti più importanti che questa crisi ci ha dato e che non vanno dimenticati?
Abbiamo avuto l’opportunità di rallentare, guardarci intorno e capire che un’economia e una socialità troppo individualista non funziona poi così bene e che bastano pochi giorni per farla andare in crisi. Il nostro comparto, come altri, ha dimostrato di essere debole. Forse lo sapevamo, ma oggi siamo obbligati a ripensarlo almeno in parte e questa la ritengo una cosa profondamente positiva.
Lucia Mancini