Il mercato della pubblicità su internet è in piena lievitazione e guarda oltre la Manica, al ricchissimo mercato inglese. In Italia la pubblicità “tradizionale” cresce del 1,1% e quella digitale dedicata a internet del 45% mese dopo mese.
Ironico e anche un po’ feroce l’intervento di un guru del web come David Weinberger (Harvard Berkman Center for Internet Society) allo Iab Forum 2007
. Davanti a 4 mila persone mostra la pubblicità di una marca di lavatrici e attacca: "Le parole che molte aziende usano per parlare ai consumatori sono vecchie e vuote. Di questa washing machine ho saputo molto di più da un certo Jim – frequentando un forum specializzato mi ha spiegato pregi e difetti di questo prodotto – che dalla home page dell’azienda e dalle sue banali e costosissime campagne".
Il mercato della pubblicità su internet è in piena lievitazione e guarda oltre la Manica, al ricchissimo mercato inglese, dove la "fetta" di messaggi commerciali che finiscono sul web ha superato il 10% dell’intera torta. "E’ solo questione di tempo" dice Layla Pavone presidente Iab Italia "poiché la pubblicità tradizionale in Italia cresce del 1,1% e quella digitale dedicata a internet del 45% mese su mese. Inoltre, le aziende che investono sul web sono diventate 1.800 e mentre nel 2006 spendevano, in media, 75 mila euro per un’operazione di marketing, adesso la media si attesta sui 95 mila".
Il web permette comunque anche alle piccole e medie imprese, presenti nel nostro panorama industriale e con poche risorse da poter investire nella comunicazione, di sponsorizzare i propri prodotti con costi più contenuti rispetto a quelli richiesti dai media tradizionali e di comunicare con più efficacia i propri messaggi difficilmente raccontabili, per le imprese che lavorano su prodotti sofisticati, attraverso i media tradizionali.
Le connessioni a banda larga rappresentano il 75% di tutti i collegamenti attivi, gli utenti italiani del web sono 24 milioni, di cui 18 da casa e circa 8,6 dall’ufficio secondo Nielsen/NetRating.
Un bacino di utenti da non sottovalutare, specie per tutte quelle imprese e aziende che intendono contare più sulla creatività e l’intelligenza nella comunicazione, per fare della pubblicità un evento che coinvolga il potenziale acquirente, che sulla disponibilità di budget elevati. La validità di questa direzione sembra confermata dalle esigenze del pubblico. Da Los Angeles arriva la voce di un utente, Rob, 27 anni, che dice "Non voglio subire la pubblicità dalle marche, ma voglio che loro divengano mie amiche".
"Questo obiettivo", sottolinea Jaap Favier di Forrester Research "è stato pienamente raggiunto dalla squadra del Liverpool, che ha usato il web in maniera decisiva per la sua community di tifosi. Lo stadio vero contiene appena 45 mila tifosi ma sul sito sono stati inviati 3,5 milioni di commenti alla fine di ogni big match, totalizzando 70 milioni di contatti all’anno. Saper usare il web significa ottenere una vera e propria moltiplicazione dell’audience ed entrare in un rapporto confidenziale con milioni di potenziali consumatori".
Nota dolente, secondo il vice presidente di Forrester Research, l’attività online delle banche che conta 13 milioni di uffici e appena 28 milioni di contatti online. "Il mercato italiano con le capacità creative che ha dimostrato in altri settori riuscirà ad elaborare grandi case-histories anche sul web", afferma Lamberto Dolci, responsabile Immagine e Pubblicità dell’Eni che sta scoprendo inedite possibilità sulla comunicazione digitale". E Gianluca Stazio direttore commerciale Rainet, ha annunciato un recentissimo accordo con Nokia, grazie al quale gli ultimi modelli dotati di Video Center (N95, N81 e futuri) mostreranno gratuitamente l’ampia selezione.