Sono ben 3.126 le parole contenute nel vocabolario Zanichelli 2020 e contrassegnate da un fiore nero ♣, per identificarle quali parole da salvare. Si tratta di termini molto spesso accantonati per dei sinonimi più popolari e identificativi, ma anche più semplici e con meno stratificazioni espressive: in tutta risposta, la casa editrice Zanichelli si è impegnata in favore della ricchezza lessicale, presentando nelle principali città italiane, da settembre a novembre 2019, il progetto #paroledasalvare. Milano, Torino, Firenze, Bologna, Bari, queste le tappe del tour, che si è concluso recentemente a Palermo: ne abbiamo parlato con Gianluca Orazi, Direttore Comunicazione Zanichelli, per tirare le fila di un’iniziativa culturale e sociale che ha riscosso grande successo anche tra i più giovani e sui social network.
Zanichelli dalla parte della ricchezza lessicale con l’iniziativa #paroledasalvare
Come nasce il progetto #paroledasalvare che Zanichelli ha presentato da settembre a novembre nelle principali città italiane?
All’interno del nostro vocabolario italiano è contenuto un patrimonio vastissimo, nel quale è possibile individuare un certo numero di parole che rischiano di cadere in disuso, ma meritano assolutamente di essere salvate, per la loro profondità lessicale. L’idea delle parole da salvare nasce dalla volontà di mostrare la ricchezza della nostra lingua, attraverso tutte le sue sfumature. Abbiamo utilizzato un piccolo fiore nero per contrassegnare le parole da salvare nel dizionario, in modo da metterle in evidenza: siamo partiti da questo per poi approdare alla realizzazione di una vera e propria installazione fisica. Abbiamo creato un enorme vocabolario e lo abbiamo portato in giro nelle principali città italiane, in tour, come se fosse una rock star. L’obiettivo del progetto era quello di attirare le persone e farle interagire con uno schermo, su cui comparivano le famose parole in pericolo, in modo da dare a tutti l’opportunità di scegliere di “adottarne” una. Il software proponeva un ventaglio di cinque parole da salvare tra cui scegliere per diventarne un vero e proprio ambasciatore.
Anche i social network sono stati coinvolti in questa grande iniziativa di salvaguardia del patrimonio linguistico italiano?
Nell’ambito dell’operazione, abbiamo caldeggiato fortemente l’utilizzo dei social media in maniera virtuosa, con uno scopo educativo, in linea con i nostri obiettivi. Il nostro impulso primario è stato proprio quello di utilizzare i social network per veicolare un messaggio di cultura, mantenendo allo stesso tempo un linguaggio vario e sfaccettato. Abbiamo chiesto alle persone coinvolte di scattare una fotografia alla parola prescelta, per poi postarla sui profili personali utilizzando l’hashtag ufficiale #paroledasalvare. Oltre al lato digitale, in ogni caso, abbiamo deciso di coltivare anche quello analogico, offrendo delle cartoline cartacee, con 21 parole da salvare, da spedire o conservare come segnalibro. Gli stimoli proposti hanno ottenuto una risposta di massa e molto positiva.
Il tour #paroledasalvare si è concluso in Sicilia, a Palermo: quale bilancio possiamo trarre da questa iniziativa?
In termini di comunicazione, abbiamo avuto più di 200 menzioni da parte della stampa, sia online che offline, coinvolgendo tutte le principali testate nazionali come Repubblica e Il Corriere della Sera. C’è stata una grandissima risposta anche sul versante social, ma soprattutto da parte del pubblico in carne e ossa, grazie alla presenza massiccia di persone alle tappe del tour per salvare la propria parola. In particolare, è stata importante e apprezzata la partecipazione da parte delle scuole. A molti insegnanti è piaciuto il nostro progetto e questo ci rende particolarmente fieri, in virtù del nostro naturale legame con l’universo scolastico. Speriamo per i prossimi anni di mettere in campo sempre più iniziative che possano coinvolgere direttamente e in maniera massiccia gli istituti scolastici.
Il brand di moda sperimentale e contemporaneo MSGM ha adottato cinque parole, rendendole protagoniste della nuova collezione: quali sono i dettagli di questa inusuale collaborazione?
Abbiamo raccontato il nostro progetto a Massimo Giorgetti di MSGM e lui si è subito innamorato dell’idea, realizzando così una collezione moda targata MSGM, costruita intorno a cinque parole da salvare, ossia “vivido”, “radioso”, “impetuoso”, “impavido” e “illogico”. È nata così una capsule collection con cinque t-shirt davvero imperdibili. La diffusione della cultura in ambiti apparentemente lontani come la moda non può fare che bene alla nostra causa, al fine di sensibilizzare più persone in maniera più efficace.
Qual è la reazione della Gen Z rispetto a un lessico più ricco e a termini più compositi, con sfumature di significato più variegate?
I ragazzi della Gen Z hanno avuto una reazione molto positiva, basti pensare alla mole di post pubblicati sui social, soprattutto su Instagram. Di fronte alla nostra richiesta di postare le foto delle parole da salvare, ci sono state frotte di giovanissimi pronti a diffondere il senso della nostra missione attraverso i loro profili. C’è stato davvero tanto entusiasmo: in alcuni post, oltre alle parole adottate, i ragazzi hanno addirittura suggerito nuove parole da salvare. Credo sia importante sottolineare l’impatto inaspettato che un’iniziativa del genere ha avuto sui cosiddetti nativi digitali, coinvolti non solo da un punto di vista prettamente culturale ma anche da un punto di vista sociale.
Come si coniuga l’evoluzione naturale di una lingua con la necessità di salvaguardarne la complessità e la varietà?
Noi facciamo entrambe le cose: il dizionario deve ovviamente prendere in considerazione e comprendere i neologismi, sia i termini italiani che gli inglesismi. Ad esempio, oggi, mi parrebbe strano non trovare in un vocabolario italiano la parola “selfie”. Contemporaneamente, non dimentichiamo il nostro patrimonio lessicale, vasto e importante, e ci impegniamo a salvaguardarlo. Si tratta di due strade che corrono in parallelo, da una parte censire e dall’altra salvaguardare, senza contraddizioni o conflitti tra l’una e l’altra.
Per concludere, può segnalarci un piccolo “bouquet” di #paroledasalvare?
L’impresa è ardua, ma mi colpiscono molto “abbacinare”, “impetuoso”, “salamelecco” e “alchimia”. Sono parole bellissime, che forse vengono usate meno frequentemente, ma meritano di certo di essere recuperate.
Elisabetta Pasca