Come ogni anno, verso le festività pasquali, arrivano puntuali sulle testate nazionali i dati relativi al consumo degli italiani della carne d’agnello. Donatella Prampolini, Presidente della Fida-Confcommercio, ha affermato al Corriere della Sera che quest’anno si sta registrando il 20-30% in meno di prenotazioni di agnelli, abbacchi e capretti nei loro negozi. Sui social, come spesso accade, la diatriba tra vegetariani/vegani e carnivori convinti è sempre piuttosto accesa, e tocca picchi di intolleranza proprio negli ultimi giorni precedenti la Pasqua. Come sta affrontando la sfida di sensibilizzare i consumatori su questo argomento una realtà da sempre attiva nella difesa degli animali come la LAV? Lo abbiamo chiesto a Paola Segurini, responsabile nazionale LAV Area Scelta Vegan.
Il periodo pasquale è uno dei momenti più critici per chi difende i diritti degli animali. Quest’anno sembra però che la richiesta di carne di agnello sia scesa quasi del 30%. Merito di una maggiore presa di coscienza secondo lei? Se sì, che ruolo hanno avuto i social media in questo?
Stiamo di certo assistendo ad una maggiore presa di coscienza generale su ciò che era, prima di essere una pietanza, ciò che mettiamo in tavola. I nuovi media hanno contribuito e contribuiscono alla diffusione rapida e incisiva di informazioni sulle condizioni di vita e di morte degli animali. Di conseguenza il livello di attenzione si è alzato e ha portato maggiore consapevolezza nelle scelte alimentari. I social sono stati strumento fondamentale, ‘camera dell’eco’ utilissima a raggiungere pubblici diversi, facendo leva su trigger orientati all’empatia e/o alla denuncia.
Nonostante questo calo, il consumo di carne nel periodo di Pasqua è piuttosto massiccio, in nome della tradizione cristiana ma anche italiana più in generale. In che modo secondo lei è possibile coniugare la tradizione a tavola con il rispetto della vita animale?
La tradizione a tavola può essere rivisitata in chiave rispettosa. L’universo degli alimenti vegetali è vastissimo e permette di muoversi con sicurezza in svariate direzioni gastronomiche e nutrizionali.
La cucina italiana offre ottime basi, considerata la ricchezza di piatti e di ingredienti non di origine animale e l’abbondanza di preparazioni già veg. Non c’è nessun limite ormai: chef, libri di cucina regionale, siti web e grande distribuzione: dappertutto si trovano risposte alla sua domanda. Positive e gustose.
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La LAV, come ogni anno, lancia delle iniziative specifiche per sensibilizzare i consumatori in questo periodo di festa. Quali attività avete organizzato quest’anno per l’occasione?
La nostra campagna pasquale “LET IT BEEE – Lascialo vivere, cambiamenu!” è stato il nostro strumento per sensibilizzare i consumatori. L’agnellino che corre spensierato (quasi danzando) sul prato e il titolo – in cui si fondono il verso dei piccoli ovini e la notissima canzone dei Beatles – veicolano in modo empatico e non colpevolizzante un messaggio chiaro.
Il 1° aprile, i nostri volontari hanno organizzato in alcune piazze italiane i flash mob LET IT BEE. Gruppi di ‘ballerini’ hanno dimostrato la loro solidarietà con passi e musiche diverse, ma indossando la t-shirt con lo slogan, rinforzato dai grandi manifesti sorretti da altri partecipanti. I flyer distribuiti ai presenti spiegavano il contrasto tra l’agnellino pieno di vita e il triste destino di tanti suoi simili, che proprio intorno ai primi di aprile venivano trasportati verso i macelli. L’alternativa al consumo di carne (di agnello o altra) era offerta tramite la distribuzione della versione cartacea delle nostre ‘Ricette Vegan per Pasqua’. In contemporanea abbiamo diffuso la campagna sui Social, con un meme che conduce al nostro sito www.cambiamenu.it, e continueremo fino a domenica.
In che modo secondo lei è possibile sensibilizzare i più giovani a un consumo più etico e consapevole? Come veicolare in maniera efficace questo messaggio?
L’obiettivo è riallacciare, in modo empatico e creativo, le connessioni – che spesso i bambini fanno, ma vengono quasi sempre ‘interrotte’ dai genitori – tra l’animale vivo – quello dei documentari e dei film ‘teneri’ con protagonisti a quattro zampe – e la carne che mettiamo nel piatto. Bisogna inoltre risvegliare la consapevolezza di come un gesto individuale possa entrare a far parte di una massa critica che contribuisce a salvare il Pianeta (non dimentichiamo l’impatto enorme che hanno gli allevamenti sul cambiamento climatico) e tutti i suoi abitanti. L’alternativa offerta deve essere facile da adottare, e oggi – per fortuna – lo è. Il messaggio va veicolato tenendo presente i tre aspetti che ho citato e, ovviamente, scegliendo i codici comunicativi e gli ambienti digitali adatti, seguendone il costante e impegnativo mutamento.
Cosa possiamo trovare di speciale e gustoso sulla tavola pasquale di un vegetariano/vegano? Ci suggerisca qualche piatto.
Il nostro Menu, elaborato quest’anno dalla Chef Simona Malerba è un ottimo esempio in cui la tradizione regionale italiana si sposa con elementi di innovativi e fusion per rendere la Pasqua una festa davvero buona, gioiosa e cruelty-free, come dovrebbe essere.
Il menu 100% veg propone Erbette con briciole croccanti su crema di fave che valorizzano il legume spesso protagonista di piatti tradizionali del Sud e una speciale Salvia in tempura, in cui la profumata foglia si sposa ad un genere di cottura orientale, seguite dalle Crespelle di primavera, con asparagi e piselli, e da un secondo corposo come il Seitan al ginepro con riduzione di vino rosso. A chiudere il pasto, il Cremoso al caffè con biscottini alla vaniglia, dessert al cucchiaio e, per gli amanti della tradizione, una classica Pastiera, riformulata in chiave vegan.
Lucia Mancini