C’è voluto più di mezzo secolo, ma alla fine anche in Italia potremo godere dell’autorevolezza di una realtà editoriale come quella di Billboard: è nata infatti a novembre l’edizione italiana di una delle riviste musicali più famose di sempre, edita da Parcle Group. Una novità che farà certamente felici i tantissimi appassionati di musica ma che non lascerà indifferenti anche i meno avvezzi all’intrattenimento musicale. Con sede a Milano, Billboard Italia uscirà con cadenza mensile e, oltre alle celebri classifiche musicali che coprono tutti i principali generi, ci saranno approfondimenti e contenuti speciali su carta e digital (sito, app e canali social), ma non solo. Una nascita che, alla luce del periodo non proprio felice che sta attraversando l’editoria nel nostro Paese, per molti può sembrare un rischio, ma, per chi ha bene in mente quale direzione intraprendere, può essere invece una scommessa che merita di essere fatta. Così come per Filippo Madella, recentemente nominato Managing Director di Billboard Italia. Abbiamo parlato con lui per capire cosa possiamo aspettarci da questa novità editoriale e quali sono gli elementi su cui puntare per renderla davvero vincente.
Filippo Madella, cosa ha portato oggi a far nascere in Italia una realtà come Billboard?
Quando ci sono questi grandi brand che si affacciano sul mercato, si verificano tanti incroci di destini. Billboard pensava da tempo di approdare nel mercato europeo, e ha scelto l’Italia per iniziare a farlo, perché ora stiamo vivendo un momento fortunato. Nel nostro Paese sottovalutiamo il nostro patrimonio musicale, che invece è molto apprezzato in America. Inoltre questo brand era alla ricerca di un partner che fosse capace di intercettare i suoi valori e poi di “scaricarli a terra”, con un’impronta territoriale che fosse anche innovativa. Questi sono stati i motivi principali per cui è scattato il colpo di fulmine tra Billboard Usa e Parcle Group e per cui è nato interesse per il mercato italiano, che comunque sta vivendo un momento frizzante dopo un periodo non proprio felice.
Quali sono oggi le principali sfide che deve affrontare chi intraprende un’attività editoriale, tenendo conto che deve necessariamente muoversi tra panorama online e offline?
La grande difficoltà del mercato cartaceo è saper interpretare il mondo che lo circonda in quel momento. Tanti editori che conosco cosa hanno fatto? Semplicemente hanno traslato lo stesso contenuto dal cartaceo all’online, ed è una cosa che non può funzionare, perché parliamo di mezzi completamente diversi e di una fruizione totalmente differente. Quando si parla di cartaceo, bisogna riuscire a far capire il valore di quello che si va a portare in edicola e conquistarsi la fiducia del lettore. L’idea è quella di avere due piattaforme dunque, cartacea e digitale, con contenuti pensati, ragionati e raccontati in maniera diversa. Vogliamo prenderci del tempo, ripagare il lettore che può sedersi con calma e approfondire tutti gli argomenti che fanno parte del panorama musicale che in questo momento è molto trascurato. L’editoria musicale è parecchio scoperta ora.
Nell’ottica di voler fare le cose con calma rientra anche la decisione di ideare un prodotto mensile e non settimanale (come invece negli Usa)?
Avere un prodotto settimanale oggi è davvero difficile. Negli Usa, Billboard è un giornale B2B, molto verticale e specifico per l’industria musicale. Noi non vogliamo una rivista del genere, e questa è una differenza di visione rilevante. Ovviamente aspiriamo a diventare un media importante per il settore, ma vogliamo portare la musica al consumatore finale, che va in edicola o sui siti per informarsi e avere stimoli nuovi. Una persona che non ha conoscenze musicali così estese può tranquillamente trovare in Billboard Italia un giornale e un sito che fanno al caso suo, così come chi invece è particolarmente ferrato sull’argomento: entrambi possono restare aggiornati sulle novità del panorama italiano e internazionale e ricevere notizie su ciò che si trova dietro all’industria musicale.