Sono più di 100 le narrazioni false sulla guerra tra Russia e Ucraina individuate dagli analisti di NewsGuard dall’inizio del conflitto, e almeno 358 i siti che le hanno diffuse. Quasi un terzo di questi siti continua a guadagnare dalla pubblicità programmatica, in molti casi posizionata per conto di marchi importanti, spesso a loro insaputa. Questo quanto emerge dall’evento “Un anno di guerra tra informazione e disinformazione”, organizzato da NewsGuard e Competence, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Milano, che si è tenuto nel capoluogo lombardo.
“La tempestività e un approccio sensazionalista alle notizie stanno mettendo in secondo piano la verifica delle fonti e gli approfondimenti sul campo – ha dichiarato Lorenzo Brufani (nella foto), Founder e CEO di Competence – Oggi conta purtroppo sempre di più il traffico generato on line da un pubblico che non legge più ma che si limita a ‘vedere’ le notizie, soffermandosi sul titolo ad effetto o su una foto o un video impattante. Così facendo la propaganda ha campo fertile e clamorosamente la over connessione sui social finisce per creare delle bolle di sconnessione soprattutto sulle nuove generazioni. Sono le notizie a trovare noi e si sta perdendo la capacità di analisi e di confrontare e rispettare posizioni diverse. Ormai siamo in una fase di comunicare ‘contro’, dove chi non la pensa come noi è un nemico da annientare perché ha sempre e comunque torto. La stagione del dialogo ha ormai lasciato il campo al monologo. Ecco perché mai come in questo momento abbiamo bisogno di giornalisti e comunicatori responsabili che difendono e rispettano le regole fondamentali della nostra democrazia. Questo vale dalla politica alla salute, dalla cronaca alla tecnologia”.
È boom di bufale sul conflitto in Ucraina: la disinformazione sulla guerra non rallenta e grandi aziende occidentali, anche se spesso inavvertitamente, la finanziano
41 dei siti identificati dagli analisti di NewsGuard per aver diffuso disinformazione sulla guerra contengono pubblicità programmatica inserita dal software fornito da Google, che gestisce la più grande demand-side platform che pubblica annunci pubblicitari per i principali brand al mondo.
“A un anno dall’invasione russa in Ucraina continuiamo a scovare disinformazione sul conflitto. Il problema non è soltanto che i lettori vengono fuorviati e confusi. Gli inserzionisti spesso non sanno che i loro annunci pubblicitari compaiono su siti che supportano la disinformazione del Cremlino mettendo in pericolo la sicurezza del loro brand e sovvenzionando inconsapevolmente la propaganda russa”, ha affermato Virginia Padovese, Managing Editor per l’Europa di NewsGuard.
Mentre gran parte delle narrazioni false che circolano online mira a negare le atrocità e gli abusi che sarebbero stati compiuti dalla Russia in Ucraina, a colpevolizzare gli ucraini stessi o a ingigantire i successi militari della Russia, sono i numeri in forte crescita ad allarmare gli esperti: soltanto negli ultimi quattro mesi, NewsGuard ha verificato e smentito 36 bufale e identificato 94 nuovi siti che diffondono informazioni false sulla guerra.
Per far fronte all’ondata di disinformazione generata dalla guerra, nel marzo 2022 piattaforme come Facebook, Twitter, YouTube e TikTok avevano bloccato i canali e i profili dei media statali russi, primi tra tutti Sputnik e RT. La stessa Unione europea ne ha sospeso le attività di radiodiffusione in Europa. Eppure, nonostante le restrizioni, la disinformazione ha continuato a proliferare.
Nel marzo 2022, a poche settimane dall’inizio del conflitto, gli analisti di NewsGuard avevano rilevato come TikTok presentasse ai suoi utenti informazioni false e fuorvianti sulla guerra entro 40 minuti dalla loro registrazione sull’app, senza bisogno di eseguire alcuna ricerca attiva sull’argomento.
A un anno dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, NewsGuard ha scoperto che i documentari propagandistici di RT hanno continuato a circolare indisturbati su YouTube, nonostante le restrizioni della piattaforma nei confronti dei media finanziati dallo Stato russo. Gli analisti hanno rintracciato più di 250 caricamenti di documentari sulla guerra prodotti da RT e diffusi da più di 100 canali YouTube. Tra le affermazioni false e fuorvianti diffuse da questi film vi sono la teoria secondo cui le autorità ucraine avrebbero commesso un “genocidio” dei russofoni nel Donbass e l’affermazione secondo cui il “nazismo” sarebbe prevalente nella politica e nella società ucraine.