Un ulteriore argine si innalza contro l’ondata montante di aggressività in Rete: una nuova iniziativa, “Chi Odia Paga”, fornisce supporto e risposte concrete contro il fenomeno degli hater e dell’odio online, attraverso il binomio vincente tra tecnologia e diritto. Chi Odia Paga è infatti una piattaforma legaltech in grado di combattere l’odio online avviando la migliore procedura di tutela legale per ciascun caso. Il primo servizio rilasciato permette all’utente, attraverso la compilazione di un questionario interattivo, di ricevere immediatamente un primo feedback legale basato su un algoritmo di intelligenza artificiale: grazie ad esso l’utente scopre se è stato vittima di un reato, di quale reato eventualmente si tratti e, se del caso, suggerisce di contattare un avvocato.
Il progetto, fondato da Francesco Inguscio, ha trovato interesse anche da parte del Governo italiano che ha deciso di sostenerlo facendolo aderire a Repubblica Digitale, l’iniziativa del Governo per l’inclusione sociale. Paola Pisano, Ministro per l’Innovazione e la digitalizzazione, ha sposato appieno la causa poiché in linea con i principi per un digitale etico e sicuro: “è importante dare il giusto sostegno a iniziative come quelle portate avanti da ‘Chi Odia Paga‘, che hanno il grande merito di usare la tecnologia per dare risposte etiche e concrete a problemi che la stessa tecnologia pone” ha dichiarato il Ministro. Abbiamo intervistato Francesco Inguscio per esplorare tutte le potenzialità e gli aspetti di una piattaforma votata a una missione sociale ormai sempre più indispensabile.
Chi Odia Paga è una piattaforma legaltech in grado di combattere l’odio online avviando la migliore procedura di tutela legale per ciascun caso
Quale leva è stata cruciale per lo sviluppo e il lancio del progetto “Chi Odia Paga”?
Tutto ha avuto inizio a seguito di una vicenda personale: sono stato vittima di alcuni commenti molto aggressivi da parte di un hater e ho deciso di fare qualcosa per affrontare un problema che è sotto gli occhi di tutti: il web è, ad oggi, una giungla, una “zona franca”, il Far West… anzi, il Far Web.
Non è ancora percepito come un luogo “reale” né dagli hater che spesso non hanno consapevolezza delle conseguenze dei propri comportamenti online sulle vite delle persone, né dalle vittime, che nella maggioranza dei casi si sentono impotenti e credono che l’unico modo per difendersi sia cancellarsi dai social network.
Ho capito che per rendere la percezione del web più concreta e riportare l’ordine, era necessario creare uno strumento semplice, immediato ed economico che avvicinasse le persone alle tutele esistenti, aiutando le vittime a riconoscere i diversi reati, accompagnandole a difendersi dalla prepotenza e dall’ignoranza. Ed ecco che è nata l’idea di Chi Odia Paga.
Come funziona la piattaforma e in che modo si avvale dell’apporto dell’innovazione?
La prima versione della piattaforma è stata lanciata in collaborazione con il Dipartimento per la Trasformazione Digitale del Ministero per l’Innovazione e la Digitalizzazione e permette di ricevere gratuitamente un feedback automatizzato per capire se le condotte che si sono subite siano legalmente sanzionabili o meno, perché “non è sempre tutto odio ciò che urtica” e innanzitutto è bene che si possa perimetrare con chiarezza la situazione.
Nella prossima versione invece, sarà possibile accedere ad ulteriori servizi stragiudiziali quali la legalizzazione della prova, che permetterà l’acquisizione forense delle interazioni in un formato che assicuri alla vittima, qualora lo desiderasse, di poter procedere con l’iter legale; il take-down, ovvero la rimozione e la deindicizzazione del contenuto lesivo dal web; l’identificazione, ovvero l’accertamento dell’identità dell’hater al fine di promuovere eventuali azioni legali nei suoi confronti; e infine la diffida, ovvero il formale invito all’hater ad astenersi dal proseguire nella condotta offensiva, avvertendolo delle conseguenze che possono derivare dalla sua inadempienza.
L’accesso a tutti questi servizi è oggi complesso, richiede molto tempo e non è per nulla economico. Tutti fattori che portano le vittime, in molti casi, a desistere dal mettere in atto quelle azioni che possono circoscrivere le conseguenze della condotta lesiva e preparare il terreno per un’eventuale difesa in giudizio, lasciando così impuniti gli haters e contribuendo a rendere l’odio una cosa abituale.
Per colmare questo “spread di giustizia” tra l’offesa e la difesa, abbiamo quindi pensato ad un servizio semplice, veloce ed economico, e questo è stato possibile grazie all’automazione di quasi ogni processo e ad un’interfaccia user friendly e intuitiva. Ed è proprio qui che sta l’innovazione più grande: grazie alla tecnologia, vogliamo riavvicinare le persone alle tutele esistenti e, ci auguriamo, fargli riacquisire fiducia nelle stesse.
Che tipo di supporto, competenze e attività mette in campo il progetto e a quali esigenze specifiche intende fornire una risposta?
Si tratta di un supporto “stragiudiziale”, poiché la fase giudiziale è ovviamente riservata ai professionisti del diritto. Quest’ultima ha però bisogno dei suoi tempi tecnici per essere attivata. Spesso invece, il primo interesse della vittima è quello di eliminare le conseguenze della condotta nell’immediato (pensiamo alla rimozione del contenuto intimo nei casi di revenge porn o di un commento diffamatorio), o ancora assicurarsi le prove del reato prima che vengano fatte sparire e identificare l’hater, lasciando la scelta se procedere o meno contro di lui ad un secondo momento. Ed è qui che entriamo in gioco noi.
Per fare tutto questo, Chi Odia Paga ha alle sue spalle l’advisory di grandi professionisti di cyber crimini come la squadra di LT42. Dunque le competenze sono estremamente tecniche, elemento imprescindibile per poter assicurare l’alta qualità e affidabilità del servizio.
Le esigenze a cui vogliamo far fronte sono diverse: dal mero supporto per comprendere la propria situazione, alla necessità di assicurarsi le prove del reato o la rimozione dei contenuti lesivi; dall’identificazione dell’hater alla volontà di intimare a quest’ultimo di cessare la condotta.
L’odio online assomiglia sempre di più a una colata lavica inarrestabile: in che modo i singoli individui e le istituzioni possono intervenire per ridurre il fenomeno a monte?
Chi Odia Paga si inserisce nelle fasi che vanno dal momento in cui si verifica la condotta lesiva, a quello in cui il vero e proprio procedimento giudiziario ha inizio. Infatti, è proprio in questa fase che il rischio che la vittima demorda dal procedere nella propria difesa è più elevato.
Siamo però assolutamente consci che altrettanto importante è il lavoro di educazione e prevenzione fatto a monte. Molti sono gli attori che operano in questo senso: per noi sono partner fondamentali con cui già lavoriamo a quattro mani e con cui vogliamo continuare a collaborare.
Le istituzioni, ad esempio, ci stanno supportando fin dal primo momento. Oltre a loro, gioca un ruolo fondamentale l‘operato delle Associazioni attive sul fronte educazione e sensibilizzazione su queste tematiche. Molte hanno già sposato il progetto e siamo sempre aperti a nuove “collaborazioni” per fare fronte comune.
Siamo dell’idea poi che anche i privati debbano fare la loro parte: per questo in futuro prevediamo la possibilità di permettere a tutti di effettuare segnalazioni qualora siano testimoni di un reato.
Infine, ma non meno importante, il ruolo che pensiamo abbiano molte grandi Corporate in questo senso: la loro responsabilità sociale le porta ad essere in prima linea nel combattere l’odio che dilaga sul web.
COP ha aderito a “Repubblica Digitale”, il programma del Ministro dell’Innovazione e la digitalizzazione: che cosa comporta questa novità per l’evoluzione e l’efficacia del progetto?
Abbiamo avuto l’onore di essere scelti tra i primi progetti aderenti a Repubblica Digitale, l’iniziativa promossa dal Governo Italiano rivolta all’inclusione digitale. Siamo onorati di vedere il nostro progetto in prima pagina sul loro sito, segno che si tratta di tematiche calde e che il problema è molto sentito. E’ stato proprio in virtù di questa collaborazione che abbiamo ideato il feedback legale digitale, affinché una parte del servizio fosse a disposizione di tutti gratuitamente, svolgendo un vero e proprio servizio pubblico che rimarrà sempre tale.
Qual è lo stato di salute delle relazioni digitali in Italia?
Secondo i dati dell’Osservatorio Italiano sui Diritti l’odio online continua a crescere: l’ultima rivelazione della Mappa dell’Intolleranza mostra numeri sempre maggiori di odiatori che contaminano il web. Ecco perché, ad oggi, lo stato di salute delle relazioni digitali è piuttosto negativo ma stiamo lavorando con Chi Odia Paga per dare un cambio di direzione a questo trend. Proprio in questi giorni vediamo un dilagare di insulti rivolti alle comunità asiatiche che da generazioni vivono in Italia ed è un’altra spiacevole evidenza di quanto ancora si deve fare per migliorare il modo di relazionarsi online.
In che modo si possono promuovere e favorire comportamenti virtuosi che contrastino finalmente la crescente aggressività sociale espressa sul web?
Su questo argomento ci teniamo a lanciare un appello: se vi piace quello che facciamo e sposate il nostro obiettivo, entriamo in contatto! Insieme possiamo fare la differenza, perché l’odio riguarda tutti e crediamo fortemente che, per favorire comportamenti virtuosi che contrastino in modo efficace la crescente aggressività sociale espressa sul web, sia necessario fare squadra.
E nessuno può restare indifferente a questa richiesta perché, usando le parole dell’on. Segre, “l’indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. L’indifferente è complice. Complice dei misfatti peggiori”.
A voi la scelta!
Elisabetta Pasca