Rubrica a cura di Paolo Del Panta*
Se fino ad ora la strada del made in Italy è stata tracciata da esperienze singole, oggi è tempo di abbandonare lo spirito campanilista e creare sinergie: ne è convinto Ercole Botto Poala, Presidente di Milano Unica, il quale sottolinea con forza la necessità di osare e di non sprecare occasioni.
Parlare di Made in Italy è parlare di eccellenza. Crede che da un punto di vista degli investimenti si sia fatto abbastanza per supportare e valorizzare l’etichetta?
Fino ad ora siamo riusciti a valorizzare il Made In Italy nonostante lo abbiamo fatto singolarmente e quasi mai in sinergia tra i vari protagonisti. Ora con una globalizzazione sempre più determinate per il nostro futuro è necessario mettere da parte i nostri tipici atteggiamenti campanilistici e incominciare a fare squadra. Abbiamo per la prima volta un governo che ha capito l’importanza del nostro settore e ha messo a disposizione risorse importanti che non vanno assolutamente sprecate e lo si può fare se finalmente tutti quanti iniziamo a capire che il vero, unico, vantaggio competitivo che ci unisce è un etichetta che il consumatore ricerca : Made in Italy
L’industria italiana della tessitura è stata negli anni protagonista di un andamento altalenante sia dal punto di vista del fatturato che della produzione. Ad oggi qual è lo stato di salute del comparto?
Non credo che sia una questione che riguarda il nostro comparto, ma questo andamento altalenante è frutto di quello che dicevamo prima: sono gli effetti della globalizzazione per cui se in Europa le cose vanno bene negli Usa no, poi magari tocca alla Cina ma nello stesso tempo il nord America si riprende. Questo porta ad un continuo bombardamento giornaliero di cattive notizie o di buone notizie che portano a vivere in un mondo più sensibile ai fatti che capitano da altre parti del mondo e che ci portano a vivere su una specie di ottovolante. Tutto ciò noi non lo possiamo certamente controllare, ma dobbiamo imparare a gestirlo perché chi lo ha subito oggi non c’è più. Questa è una mia opinione personale, di fronte a periodi come questi conta più l’incoscienza di chi è giovane rispetto all’esperienza di chi ha un grosso bagaglio di conoscenze ma di un passato diverso da quello che sarà il futuro. Tutto ciò per dire che se il nostro comparto vuole cavalcare il cambiamento e non subirlo è ora che lasci spazio ai giovani.
Rafforzare la comunicazione a livello internazionale è una strada da percorrere necessariamente per potenziare il Made in Italy. Come intendete lavorare su questo fronte e quali sono i vostri stakeholders principali?
La comunicazione è fondamentale. E’ necessario parlare, anche tramite immagini, ma soprattutto con la coerenza delle scelte strategiche, con il nostro target. E’ importante conoscerlo, capirne le esigenze, essere al passo coi tempi rispetto ai repentini e costanti cambiamenti del mercato di riferimento, predisporre un servizio adeguato e saperlo comunicare. Intendo lavorare ascoltando il mercato, offrendo una fiera completamente rinnovata, continuando a parlare con il trade come fatto fin’ora ma potenziando gli investimenti e coinvolgendo anche la stampa fashion così da raggiungere il cliente finale ed “educarlo”all’importanza del tessuto e degli accessori: senza questi semilavorati non esisterebbe la moda perché il design non avrebbe sostanza.
Comunicare è anche far leva su emozioni e sensazioni e il tessile si presta bene ad essere protagonista di storie da narrare. Cosa raccontare di questa pagina del Made in Italy?
Dobbiamo raccontare la nostra industria, la nostra capacità di emozionare, con un atteggiamento da Giano bifronte, la divinità romana che, con i due volti, può guardare il futuro e il passato ma anche che, essendo il dio della porta, può guardare sia all’interno sia all’esterno. Dobbiamo guardare al passato e raccontare la nostra tradizione secolare, il know how che essa ci ha dato e grazie al quale creiamo siamo capaci di creare ricerca e innovazione per guardare al futuro. Un futuro da raccontare e che ogni sei mesi noi anticipiamo grazie alla presentazione delle tendenze, un lavoro che inizia due anni prima del sell out in vetrina. E dobbiamo raccontare guardando dentro di noi, dentro i nostri distretti, dentro la cultura condivisa per guardare al mondo e attivare una rete virtuosa di reciproche influenze con il mondo. E da raccontare c’è tanto, tanto da riempire una fiera e da trasformarla, a partire dal prossimo settembre, in uno showroom dell’eccellenza.
*Paolo Del Panta è editore di All about Italy, magazine dedicato alle eccellenze italiane. Nato nel 1997 per sostenere la competitività delle imprese del nostro Paese sui mercati internazionali, All about Italy si è da sempre impegnato a promuovere la filiera italiana, diventando una vera e propria piattaforma specializzata che riunisce al suo interno importanti ambasciatori dell’italianità, rappresentando un esclusivo trait d’union tra la qualità del Bel Paese e il mercato straniero. Oggi la prestigiosa pubblicazione – che è stata anche testimone di importanti riconoscimenti, tra cui anche una medaglia celebrativa da parte della Presidenza della Repubblica Italiana consegnata in occasione del Gala Italia tenutosi a Monaco di Baviera – è distribuita in USA e in Germania, con due edizioni in lingua originale, pensate appositamente per i mercati di riferimento.