Ottobre è il ‘Mese della Consapevolezza del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività‘, conosciuto anche con l’acronimo DDAI in italiano o ADHD in inglese, da Attention Deficit Hyperactivity Disorder.
Sebbene ancora sotto-diagnosticato e non sempre adeguatamente trattato, l’ADHD è uno dei disturbi neuropsichiatrici dell’età evolutiva più diffusi. Secondo studi recenti si stima, infatti, che siano circa 6 milioni i bambini e ragazzi nel mondo (9.8%) ad aver ricevuto una diagnosi di ADHD.
Questo disordine insorge nell’infanzia, con maggior frequenza nei bambini rispetto che nelle bambine (rapporto 2 a 1), ed è caratterizzato principalmente da tre sintomi: disattenzione, impulsività e iperattività motoria. Ne consegue che, pur presentando solitamente un livello intellettivo e cognitivo normale o superiore alla media, i soggetti affetti da ADHD abbiano spesso difficoltà a svolgere attività sedentarie e che richiedono un’attenzione costante e prolungata nel tempo, come partecipare ad una lezione a scuola oppure studiare e svolgere i compiti a casa.
Ottobre: “Mese della Consapevolezza ADHD / DDAI”, disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività
Come aiutare, quindi, i bambini e gli adolescenti con ADHD ad apprendere in modo efficace e senza eccessivi sforzi? Quali strategie pedagogico-didattiche possono contribuire a coinvolgerli e motivarli?
Carlotta De Chirico, psicologa specializzata in DSA, esperta di tecniche di apprendimento efficace e tutor della piattaforma di e-learning e ripetizioni online GoStudent, ha stilato una lista di consigli pratici e accorgimenti per aiutare gli studenti con disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività a concentrarsi e a far sì che lo studio risulti più piacevole ed efficace.
1) Designare uno spazio specifico e adeguato da dedicare allo studio.
La prima cosa su cui riflettere nell’approcciare il momento dello studio è la predisposizione di uno spazio dedicato. Questa è una buona pratica per qualsiasi studente ma, nel caso di soggetti con ADHD, dare dei punti di riferimento spaziali fissi risulta davvero imprescindibile. Dev’essere un luogo ordinato, ben organizzato e in un’area silenziosa della casa. Un ambiente tranquillo che trasmetta tranquillità e che aiuti la concentrazione. Si consiglia di optare per una stanza luminosa, con luci calde, muri bianchi e pochi elementi che possano causare distrazioni. Sulla scrivania è importante che ci sia solo il materiale necessario per il compito da svolgere.
2) Stabilire una routine e scandire il passare del tempo con un timer.
Bambini e adulti hanno una diversa percezione dello scorrere del tempo. I bambini, infatti, non avendo ancora del tutto sviluppato la capacità di astrazione, faticano a visualizzare come qualcosa di tangibile e concreto un concetto astratto quale è il tempo. Questo si manifesta in modo ancora più accentuato nei soggetti con ADHD, che presentano una percezione fallace del tempo ed una carenza nella capacità di percepire la durata di una mansione o di un’attesa: dieci minuti equivalgono a venti e, quando svolgono un compito, non si rendono conto di quanto tempo occorra per portarlo a termine.
Creare una routine di studio con tempistiche ben definite è, quindi, importantissimo quando si ha a che fare con bambini e ragazzi affetti da ADHD. In questi casi, l’utilizzo di un timer può essere prezioso, infatti, una rappresentazione visiva dello scorrere del tempo può aiutare il bambino ad acquisirne una corretta percezione. Per i ragazzi più grandi o gli adulti il timer può, invece, essere uno strumento molto efficace per combattere la noia e mantenere alti il livello di attenzione e la motivazione.
3) Creare uno schema di lavoro o uno ‘storyboard’.
I bambini con ADHD faticano più degli altri ad organizzarsi autonomamente nella gestione dello studio e dei compiti pomeridiani. Un aiuto concreto è sicuramente quello di andare a creare uno schema di lavoro o uno ‘storyboard’, come nel cinema, in cui delineare punto per punto lo svolgimento e le tempistiche dell’attività di studio: da quale materia iniziamo, con quale continueremo e con quale termineremo. Uno degli aspetti che spesso scoraggiano gli studenti è, infatti, guardare ai compiti da fare come ad una quantità vaga e indefinita di azioni. Utilizzare degli schemi di lavoro permette al bambino di visualizzare i compiti da svolgere, stimarne il tempo richiesto e identificare i passi necessari per procedere e portare a termine ciascuna attività. Inoltre, la rappresentazione grafica degli obiettivi da raggiungere aiuta lo studente a sentirsi più motivato e lo allena ad affrontare i problemi in modo strategico e ordinato.
È, inoltre, fondamentale inserire sempre un’attività piacevole tra un compito e l’altro dello schema di lavoro, così facendo lo studente si sentirà più incentivato a completare ciascuna mansione per poter ricevere la “ricompensa” che gli spetta.
4) Utilizzare la ‘Tecnica del Pomodoro‘.
Quella del ‘Pomodoro’ è una tecnica molto utilizzata sia in ambito professionale che nello studio. Deve il suo nome ai tipici timer da cucina a forma di pomodoro che si trovavano in molte case italiane negli anni ‘80 ed è un sistema che fissa brevi tempi di lavoro, seguiti da piccole pause.
Questa tecnica prevede generalmente 25 minuti di lavoro intervallati da pause di 5 minuti. Con i bambini che presentano ADHD è consigliato, almeno all’inizio, di ridurre il tempo dedicato allo studio ad un massimo di 15-20 minuti e, in alcuni casi, anche di aumentare le pause fino ad una durata di 10 minuti.
Dopo aver preparato uno schema di lavoro o un elenco dettagliato di tutte le attività e aver stabilito le tempistiche precise con cui andranno ad alternarsi lavoro e momenti di svago, si imposta il timer. Durante questo lasso di tempo è importante che il bambino non sia soggetto a distrazioni e che l’attenzione sia rivolta esclusivamente ai compiti. Questa tecnica permette al bambino di concettualizzare e quantificare il tempo e di sapere che non sarà vincolato allo studio in modo indefinito. Inoltre, l’alternanza studio-svago, fa sì che i momenti dedicati allo studio, seppur brevi, risultino più efficaci e che le pause vengano percepite dal bambino non solo come attimi in cui riposarsi e ricaricare le batterie, ma anche come gratificazioni per essersi applicato e aver dimostrato concentrazione e impegno.