Era il 22 giugno 1989 quando Annalisa Fattori e Paola Nobile hanno deciso di unire le loro forze e la loro esperienza nel mondo della comunicazione per dare vita a Delos, l’ufficio stampa specializzato nel settore della cultura. Sono passati 30 anni da allora, e questa realtà, con base a Milano, è riuscita a crescere nel tempo e a dare un contributo sempre più fondamentale per il successo di istituzioni, enti ed eventi operanti nei diversi campi del sapere: il Festival della Comunicazione di Camogli, BergamoScienza, il Festival della Mente di Sarzana, Pistoia – Dialoghi sull’uomo, e realtà come Fondazione Golinelli e Fondazione Carla Fendi, solo per citarne qualcuno. Dopo tre decenni molte cose sono cambiate, soprattutto nel panorama lavorativo entro cui Delos si è sempre mosso, ossia quello della comunicazione. Ma se c’è una cosa che non è mai mutata è la passione con cui Annalisa e Paola portano avanti questa professione, fatta di rapporti interpersonali, competenze comunicative e sensibilità nell’approcciarsi alla materia oggetto della loro attività, la cultura appunto. La stessa passione che mettono nel trasmettere la loro esperienza alle giovani professioniste del loro team, creando così una squadra tutta al femminile di prim’ordine. In occasione di questo importante anniversario, abbiamo parlato con Annalisa e Paola di questi loro primi 30 anni di successi.
Gli esordi di Delos nel mondo della comunicazione
Com’è nata una realtà come Delos? Cosa vi ha portato 30 anni fa a unire le vostre forze?
Annalisa: Con Paola ci siamo conosciute a Milano al Teatro di Porta Romana, dove io mi occupavo dell’ufficio stampa e lei dell’organizzazione di una compagnia. Avevamo entrambe alle spalle un’esperienza di rilievo, in ambito di comunicazione e dello spettacolo.
Paola: Avevo quasi 30 anni e volevo lasciare la cooperativa nella quale lavoravo, quindi mi sono licenziata per cercare di camminare da sola sulle mie gambe. Avevo dunque mandato il mio biglietto da visita con i miei nuovi contatti a tutte le persone che conoscevo, Annalisa compresa.
Annalisa: Ed è lì che l’ho chiamata e l’ho invitata a prendere un caffè in piazza San Babila. Abbiamo capito che c’erano i presupposti per lavorare insieme, e quindi abbiamo deciso di metterci in proprio, di aprire un’agenzia che si occupasse di autori televisivi, letterari ecc. Abbiamo aperto un piccolo ufficio in piazza Santo Stefano, e da lì ci siamo poi sviluppate come ufficio stampa culturale. Quando si lavora in maniera appassionata e professionale, dopo i primi clienti iniziano mano a mano ad arrivarne altri. Tra le prime realtà di cui ci siamo occupate ci sono il festival Milano Poesia, poi diverse gallerie d’arte, poi eventi musicali come quelli con protagonista Sting, Michael Jackson e altri ancora. Ovviamente abbiamo collaborato anche con la televisione, con Rai e Mediaset.
Paola: Le cose cominciavano a girare grazie al nostro lavoro e soprattutto grazie alla nostra reputazione, che abbiamo costruito intessendo degli importantissimi rapporti di fiducia.
Avete iniziato da subito a scegliere gli eventi culturali a cui lavorare, ma era anche come se fossero gli eventi stessi a scegliervi. Cos’è per voi la cultura?
Paola: Credo che la cultura sia ciò che distingue l’uomo, una serie di competenze che fanno da collante di coesione sociale. Possiamo parlare di musica, arte o letteratura, ma sono comunque tutte occasioni in cui gli uomini possono stare insieme in modo positivo. Per me c’è un forte valore etico nella parola “cultura”. Il nostro compito è quello di rendere evidenti quei plus insiti in ciò che la cultura esprime, anche con un grande rispetto per il mondo della produzione culturale e per il pensiero degli artisti. Usiamo molto la parola “rigore” quando ci approcciamo al loro lavoro, elemento fondamentale per comunicare al meglio eventi di tal genere.
Annalisa: Nel nostro piccolo, proprio in virtù di questo rigore, cerchiamo di fare meno errori possibili quando parliamo di cultura, anche in un periodo come questo di crisi della carta stampata. Vogliamo coniugare il sapere con il saper fare.
Comunicare la cultura in un panorama in continua evoluzione
In questi ultimi 30 anni il panorama comunicativo è mutato notevolmente. Quali sono i cambiamenti principali che voi come ufficio stampa avete percepito e come vi siete adattate a essi?
Annalisa: Tra i cambiamenti che abbiamo notato, soprattutto quando ci confrontiamo con dei giovani giornalisti, è che c’è un po’ di approssimazione da parte loro, ma sappiamo benissimo che non ne hanno tutta la colpa: se a un ragazzo vengono dati 15 euro (se va bene) per fare un pezzo, è ovvio che il risultato non sarà il massimo. Proprio per questo non ce la prendiamo mai con i giovani giornalisti.
Paola: L’evoluzione digitale, poi, ha modificato totalmente l’esposizione mediatica, ma questo è un concetto di cui ancora alcuni nostri clienti non sono così consapevoli. Molti hanno capito che i social sono un canale imprescindibile, ma si ha ancora poca fiducia nelle testate online: si crede solo nella carta stampata, come se fosse l’unico mezzo con cui farsi conoscere.
Annalisa: Da parte nostra, noi diamo invece da anni molta importanza all’online, e cerchiamo di far capire questo ai nostri clienti.
Cosa immaginate per il futuro di Delos?
Paola: I nostri obiettivi sono quelli di far crescere all’interno del nostro studio persone che possano raccogliere il testimone, che siano da modello per altri uffici stampa e per le altre giovani leve che verranno. Sono stata molto fortunata nella mia vita: ho avuto a che fare con degli ottimi maestri, e ora è arrivato il nostro turno di restituire alle nuove generazioni tutto ciò che abbiamo imparato. Poi è meraviglioso quando il tuo lavoro contribuisce al successo di eventi che magari sono al loro esordio. Parlo ad esempio del Festival della Comunicazione di Camogli o del Festival della Mente di Sarzana: sono iniziative che seguiamo dalla prima edizione, e li sentiamo un po’ come figli nostri. E lo stesso accade quando ci occupiamo di giovani autori: se ci accorgiamo che si tratta di persone di valore, ci buttiamo a capofitto nel progetto. Purtroppo, non sempre i giornalisti hanno lo stesso coraggio nel parlare di chi è alle prime armi, preferendo nomi più noti al pubblico.
Annalisa: Ovviamente continueremo a fare il nostro lavoro, che ci piace ancora tantissimo. Certo, anche a noi capitano momenti di sconforto, ma se dopo 30 anni abbiamo ancora la voglia e l’entusiasmo di fare quello che facciamo, si vede che è questa la strada giusta per noi. La passione che avevamo all’inizio non si è mai spenta.
Lucia Mancini