Si svolgerà a Milano il 16 marzo la nona tappa del roadshow di convegni di Etica delle Professioni. Questa nuova tavola rotonda, il cui tema sarà “La responsabilità civile del professionista fra etica professionale e diritto positivo”, coinvolgerà importanti ospiti e relatori. Tra questi vi sarà anche l’Avv. Maurizio De Tilla, Presidente dell’Associazione Nazionale Avvocati Italiani (ANAI) e Presidente CUP – Napoli, già animatore dell’ultimo convegno di Etica delle Professioni, svoltosi a giugno nel capoluogo campano e incentrato sulle pari opportunità all’interno del mondo del lavoro. Abbiamo intervistato l’Avv. De Tilla in merito alla dimensione deontologica ed etica della sua professione e all’importanza di tali momenti di incontro.
Lei ha già partecipato a una precedente tappa del roadshow di Etica delle Professioni. Ritiene importante sensibilizzare i professionisti su un tale tema?
Nel convegno che si è svolto a Napoli ci siamo concentrati sul ruolo importantissimo che svolgono le colleghe professioniste. L’incremento delle donne che si iscrivono agli ordini merita un’attenzione in più, una nuova collocazione delle donne anche nelle rappresentanze professionali. Credo che sia fondamentale sensibilizzare sul tema dell’etica delle professioni: il declino morale complessivo della società si sta riflettendo anche nel mondo delle professioni, delle imprese. Una ripresa di coscienza sul fatto che l’etica deve essere un elemento distintivo dei professionisti è una necessità tanto più attuale proprio per il contesto nel quale viviamo.
All’interno della Sua categoria, com’è vissuta e percepita la questione della deontologia professionale?
La mia categoria ha un’etica particolare perché essendo l’avvocato un soggetto costituzionale, essendo per gli articoli costituzionali 24 e 111 protagonista nel processo della difesa dei diritti dei cittadini, deve avere particolare cura alla deontologia e all’etica.
Quali sono le principali difficoltà e problematiche che un avvocato si trova ad affrontare dovendo operare tra ordinamento giuridico e norme deontologiche?
Anzitutto posso dire che abbiamo un’inflazione dei professionisti e questo comporta, come prima cosa, il bisogno di curare la tenuta di tutti gli avvocati perché una parte è precaria e non conosce la base dell’etica professionale. Il professionista, inoltre, ha tante responsabilità: l’avvocato deve difendere con legalità il cittadino, ha dei doveri nei confronti del cliente, della controparte, del giudice, della società, dei propri enti istituzionali… una molteplicità di doveri che comportano delle attenzioni particolari. Credo però che un professionista serio, che abbraccia la professione con serietà, gran parte di questi doveri li ha già nel proprio DNA. Se non sono elementi intrinsechi alla persona, se non c’è una predisposizione fortemente etica della professione, è meglio allora non fare l’avvocato.
In che modo, secondo Lei, l’etica delle professioni giuridiche può essere integrata alla formazione e alla pratica dei professionisti?
La formazione è fondamentale. Il professionista dev’essere preparato, non solo scrupoloso e diligente. Se è impreparato già di per sé questo elemento deflette dal principio etico e deontologico della professione. Inoltre, in questo Paese c’è un abuso della parola “etica”, così come dei codici etici, che in taluni casi si rivelano solo dei pezzi di carta.
Cosa si aspetta da questo convegno in programma a marzo a Milano? Cosa spera possa emergere da questo incontro?
Un confronto, un dibattito, all’interno e all’esterno delle professioni. Auspico anche una presa di coscienza sul fatto che questo argomento rappresenta un dato fondamentale che in molti hanno dimenticato, specie nel mondo degli affari. Non possiamo accettare che il professionista sia in società con un terzo esterno alla professione (socio di capitale) il quale ha solo l’esigenza di far fruttare il proprio capitale che impegna talvolta anche per interessi distorti (di qualsiasi tipo) e che quindi va a confondere l’attività del professionista con il fine meramente lucrativo. È anche molto importante che la competizione sia fatta in termini di correttezza: io non credo nella credibilità di un professionista che applica tariffe troppo basse, perché avrà sicuramente un altro fine. Anche la pubblicità indiscriminata a mio avviso è un elemento negativo. Mi auguro dunque che a Milano, centro imprenditoriale di primissimo piano in Europa, si possa inculcare più diffusamente questo tipo di sensibilità, illustrare l’importanza dell’appartenenza a una professione basata sull’etica e informare sul fatto che certe determinate storture che ci sono o che si vogliono introdurre nell’ambito di tutte le professioni debbano essere combattute.