I temi dello sviluppo sostenibile e della salvaguardia ambientale dovrebbero restare sempre in cima alle agende di istituzioni, organi di informazione e opinione pubblica, invece, troppo spesso, finiscono per scivolare silenziosamente nelle ultime pagine della coscienza di molti. Le sorti del pianeta dipendono da un impegno costante e condiviso: ognuno deve sentirsi chiamato in causa e mettere in atto pratiche virtuose volte a ridurre consumi e sprechi, proteggere la biodiversità, arginare l’inquinamento, promuovere una comunicazione efficace per mantenere viva l’attenzione sui temi sensibili legati all’impatto della presenza dell’uomo sulla Terra. La missione di un’associazione importante e consolidata come WWF è da sempre quella di intervenire in questo senso, per produrre un cambiamento visibile e significativo nelle abitudini delle persone e contribuire a salvare il patrimonio naturale, in modo da lasciarlo quanto più possibile intatto per le generazioni che verranno. Ne abbiamo parlato con Isabella Pratesi, International Conservation Director WWF Italia.
Quali sono le principali sfide del presente e in che modo WWF interviene per incidere positivamente sul futuro?
Le sfide all’ambiente stanno aumentando di pari passo con l’incremento dei consumi e della popolazione umana. Oggi, soltanto il 25% degli ecosistemi può considerarsi esente da una significativa pressione umana, mentre il restante 75% ne risente in maniera intensa. Il quadro generale è abbastanza critico e drammatico. In questa realtà, dobbiamo trovare dei sistemi di utilizzo delle risorse naturali molto più sostenibili, che preservino cioè il capitale naturale in modo da consentirne il mantenimento anche per le generazioni che verranno. Finora si è fatto un uso della natura assolutamente devastante: l’abbiamo sfruttata e consumata come se si trattasse di un’entità in grado di sostenere il nostro consumo all’infinito, ma così non è. Finiscono le foreste tropicali, finiscono le specie animali. Dobbiamo fare i conti tutti i giorni con questo, dobbiamo prendercene la responsabilità. Noi, come WWF, vogliamo impegnarci per preservare quella biosfera che ci permette di continuare a stare e bene e a produrre, ma se si continua ad agire in maniera dissennata, cosa ci resta in mano? La missione del WWF è concreta e immediata: proteggere quello che ci è rimasto, lavorando a braccetto con la società civile, e, allo stesso tempo, lavorare su politica e istituzioni per fare entrare nell’opinione pubblica una nuova visione culturale in grado di dare il giusto valore alla natura.
La cronaca attuale ci riporta una situazione globale preoccupante: la recente scomparsa dell’ultimo esemplare di rinoceronte settentrionale bianco maschio è il segno di una gravissima crisi della biodiversità. Cosa si può fare, nel quotidiano, per contribuire a proteggere ciò che l’intervento dell’uomo non ha ancora distrutto?
Nel quotidiano tutti possiamo fare qualcosa di buono, ognuno di noi ha nelle sue mani un potere enorme, quello di condurre la propria esistenza sul pianeta in modo intelligente, non distruggendo l’ambiente circostante e non consumando indiscriminatamente le risorse naturali. Il concetto di spreco è fondamentale, perché esistono moltissime possibilità di utilizzo oculato delle risorse volte ad azzerarlo: iniziando dal nostro consumo quotidiano, possiamo guardare all’acquisto di oggetti e di risorse evitando di consumare più di quanto necessario, oppure possiamo non scegliere prodotti non riciclabili, i quali hanno un impatto durissimo sugli ecosistemi. Ogni elemento è connesso, ogni azione causa conseguenze da considerare. I gamberetti allevati lungo le coste asiatiche concorrono a causare la distruzione delle foreste di mangrovie, habitat naturale delle tigri: per cui se invece di acquistare quei gamberetti scegliamo risorse ittiche reperibili vicino al nostro territorio di appartenenza, l’impatto sulla natura diviene sicuramente più sostenibile. Possiamo fare milioni di scelte, tutte significative: ad esempio, possiamo decidere di ridurre o azzerare l’impiego di combustibili fossili, utilizzando la bicicletta per gli spostamenti, creando un beneficio fisico anche per noi stessi, non solo per l’ambiente. Lo stesso vale per lo spreco di risorse idriche, occorre partire da una scelta individuale, da una presa di posizione: la situazione non cambierà mai per la discesa in campo di un’entità magica che salverà il pianeta. La Terra si salverà se ciascuno di noi farà, a modo suo, con impegno, un pezzettino del proprio dovere.
Il governo e le istituzioni nazionali e internazionali offrono un supporto adeguato alle iniziative portate avanti da organizzazioni come il WWF?
Mi piacerebbe tanto poter dire di sì, ma non posso. I governi e le istituzioni, non hanno capito il valore della natura, basta guardare le recenti elezioni politiche in Italia: nessun partito ha messo nella sua agenda il tema dell’ambiente come nodo cruciale. Nessun politico si è esposto per dimostrare di voler fare qualcosa di giusto per la natura e quindi per noi stessi. Eppure la nostra vita dipende da essa: noi possiamo produrre, possiamo consumare solo perché esistono processi ecologici che funzionano, creando acqua, cibo e così via. Se distruggiamo questi equilibri non collassano solo i sistemi naturali, ma anche quelli sociali ed economici. Lo possiamo vedere in quelle zone particolarmente colpite dal cambiamento climatico, in cui si genera un collasso generale a cui conseguono conflitti, guerre, migrazioni alla ricerca di un benessere che la propria terra non può più assicurare. La ripercussione sociale dei danni all’ambiente è immediata, non si può ignorare. Il pianeta è un grande ecosistema che ha bisogno, per essere in armonia, del rispetto delle varie dimensioni: oggi l’impostazione economica e produttiva dominante non considera la natura, il capitale naturale è trasparente all’economia. Gli oceani e le foreste hanno bisogno di tempo per rigenerarsi, ma questo non viene concesso, lo sfruttamento è ininterrotto. La natura è vista come un ostacolo al progresso. Bisogna assolutamente cambiare questa prospettiva e contribuire a dare una svolta.
Come si comunicano e come si diffondono una consapevolezza green e il valore del rispetto per la natura e le specie in pericolo in mondo sempre più industrializzato?
Il punto è decisivo, perché se noi non parliamo alla gente, non possiamo mettere in atto il cambiamento, non possiamo convincere le persone a compiere quei gesti che possono salvare la vita del pianeta. Gli strumenti educativi a disposizione della nostra società, purtroppo, dedicano uno spazio residuale all’educazione ambientale, all’importanza di comprendere di essere parte integrante della biosfera e dei suoi processi. Questo è un grave errore, in quanto se non creiamo nei giovani il substrato di attenzione e di comprensione adeguato sui temi ambientali diventa difficile che poi esercitino protezione e manifestino sensibilità verso natura, sostenibilità e biodiversità. Il WWF sta lavorando, anche nelle scuole, per far capire il valore della conservazione della natura e trovare una modalità per coinvolgere maggiormente nel dibattito tutta la società civile, aprendo più focus e occasioni di approfondimento. Le organizzazioni ambientaliste, da parte loro, devono comunque fare un mea culpa, non sempre riescono a parlare in maniera comprensibile e a farsi capire: occorre continuare a migliorarsi reinventando strumenti e meccanismi per interagire efficacemente con le persone.
In questi ultimi tempi, nei quali il confronto avviene per lo più in rete, specialmente sui social network, si è rilevato un inasprimento delle posizioni e dei toni sui temi legati all’ambiente: cosa è necessario non perdere mai di vista per mantenere il dibattito su un piano costruttivo, evitando derive violente e inutili?
L’aggressività non aiuta nessuno, siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo condividere il cambiamento. Non è tramite l’attacco verbale verso chi è distante da noi che si risolvono i problemi, bisogna imparare a fare un cammino insieme. I meccanismi deviati dei social trasformano una normale dialettica in guerra senza quartiere. Bisogna riscoprirsi più umani e ripartire, per costruire insieme. Il WWF porta avanti meccanismi fatti di incontri, di condivisione di esperienze, guidando la gente a contatto diretto con la natura, non limitandosi al virtuale. No alla rabbia, sì al lavoro che coinvolge tutti, dalle istituzioni, alle aziende, ai singoli cittadini. Riceviamo la Terra in custodia e dobbiamo trasmetterla in eredità a chi verrà dopo di noi, questo è il messaggio fondamentale. La nostra generazione è quella che ha distrutto più di tutte, ma c’è anche maggiore consapevolezza e informazione circa le cose da fare e da evitare, si tratta di elementi che costituiscono un valore. Nella sua enciclica dedicata all’ambiente, Papa Francesco sostiene che gli altri animali e tutti gli organismi che ci circondano sono come dei fratelli minori e dunque noi ce ne dovremmo occupare e dovremmo esserne accurati custodi. Il Santo Padre parla di “antropocentrismo deviato”, da accantonare in virtù della consapevolezza di essere parte del Creato insieme a piante, animali e a ogni tassello di natura cruciale per la sopravvivenza dell’ecosistema. Amiamo e proteggiamo la natura, è più facile di quanto si possa immaginare.
Elisabetta Pasca